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La Polonia si orbanizza con Beata Szydlo

Di Andrea Affaticati

La Polonia volta pagina. I polacchi chiamati al voto ieri hanno confermato i pronostici. Anzi, una volta tanto i sondaggi si sono mostrati più cauti dei risultati. E così, anziché portare a casa il 36 per cento dei voti, il partito nazionalista Giustizia ed Equità (PiS), guidato da Jaroslaw Kaczynski, ha incassato il 39 per cento. Un risultato che, tradotto in seggi, ne assegna al PiS 242 dei 460, dunque la maggioranza assoluta.

PREVISIONI E RISULTATI

Confermate sono state invece le previsioni per il partito attualmente alla guida della coalizione di governo, Piattaforma Civica (PO). Con il suo candidato, il capo del governo uscente Ewa Kopacz, ha ottenuto il 23,4 per cento. Una sconfitta clamorosa, se si pensa che nelle elezioni di quattro anni fa il PO aveva vinto per la seconda volta con il 39 per cento dei voti. Allora a guidarlo c’era però Donald Tusk, ora capo del Consiglio Europeo.

IL PARADOSSO ECONOMICO

Una débâcle anche alla luce del fatto che economicamente la Polonia non è mai stata così forte, non ha mai avuto una disoccupazione così bassa (8 per cento). Solo che la crescita economica non si è tradotta in maggior benessere anche per le fasce di popolazione più deboli, dicono alcuni osservatori. Il PiS promette invece una redistribuzione più equa della ricchezza. Ma che il benessere da solo non sia un antidoto all’ascesa di forze nazionaliste e populiste, l’ha già dimostrato due settimane fa il voto in Svizzera: anche lì il partito che ha ottenuto più voti è stato l’SVP.

LA QUESTIONE PROFUGHI

L’attuale carta vincente dei movimenti populisti e nazionalisti è il deciso no che oppongono alla politica di accoglienza dei profughi. E una delle accuse mosse al capo del governo Kopacz, anche da chi non ha alcuna simpatia per il PiS, è di non aver avuto alcuna linea, strategia politica riguardo ai profughi: un giorno scandendo slogan del tipo “Non passeranno”, il giorno dopo annunciando l’arrivo di 7mila profughi, assegnati al paese dall’Ue. Un’altra formazione che può essere più che soddisfatta del risultato elettorale è, anch’esso di area nazionalista, Kukiz’15, il movimento fondato del rocker “antisistema” Pawel Kukiz.

CHI SARA’ IL NUOVO PREMIER

Beata Szydlo sarà dunque il nuovo capo del governo polacco. Lo sarà perlomeno fino a quando svolgerà il suo compito come dettatole dal capo. Il fatto che prima o poi Kaczynski potrebbe mandarla a casa, l’ha fatto trasparire lui stesso. Non sarebbe peraltro la prima volta, anche nel 2006 era arrivato così alla guida del paese. E ieri sera è stato lui a prendere la parola, prima ancora della vincitrice Szydlo.

GLI UMORI ANTI BERLINO E ANTI BRUXELLES

Ma la Polonia non volterà pagina solo in politica interna. Come ripetevano ieri i notiziari, da quello di Euronews a quelli tedeschi, con la svolta a destra della Polonia, arriveranno tempi ancora più duri per Bruxelles e Berlino. Merkel sicuramente non ha dimenticato i confronti estenuanti con l’allora premier Kaczynski. Allora si discuteva sul Trattato di Lisbona, ora c’è da gestire la crisi dei profughi.

L’ORBANIZZAZIONE

Ma mentre a Bruxelles e Berlino si registra con preoccupazione l’esito elettorale, a Budapest c’è chi che plaude al risultato. Il premier Viktor Orbán sa di poter contare ora su un alleato convinto e un rafforzamento del gruppo Visegrad (del quale fanno parte oltre all’Ungheria e alla Polonia, anche la Repubblica Ceca e la Slovacchia, tutti strenui oppositori della politica di accoglimento di Merkel). Ancora ieri Orbán, intervenendo al vertice dell’Ue con i paesi Balcani, ha perorato la causa di mandare soldati dell’Ue a pattugliare i confini greci, visto che Atene continua a mostrarsi non all’altezza di farlo. C’è dunque un serio rischio, come scrivevano osservatori politici già negli scorsi giorni, che la Polonia subisca una sorta di orbanizzazione. Kaczynski peraltro non ha mai fatto mistero di come lui affronterebbe la questione profughi: nello stesso modo del premier ungherese.


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