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La riforma del Senato e Francisco Goya

Il seguente pensiero è dedicato a quelli secondo i quali, in virtù del combinato-disposto tra riforma del Senato e Italicum, la “democrazia è morta”, la “Costituzione del 1948 è defunta”, il “fascismo è alle porte” (con annesso olio di ricino), il “Parlamento è agonizzante”, “non ci sono contrappesi” allo strapotere di chi vince le elezioni:

Nel Regno Unito, patria del governo parlamentare, il primo ministro stabilisce l’ordine del giorno della Camera dei Comuni per i tre quarti del tempo e può porre il veto su emendamenti al bilancio che aumentino la spesa o diminuiscano le entrate. Il capo dello Stato, a differenza dell’Italia, ha un ruolo simbolico e la Camera dei Lord presenta poteri molto limitati. Non esiste una Corte costituzionale e i magistrati sono funzionari del governo. Non vi è il referendum di tipo abrogativo” (Conversazione con Augusto Barbera, Formiche.net, 27 aprile 2015).

Ps. Elezioni politiche in Gran Bretagna del 7 maggio 2015: Partito conservatore di David Cameron 36,9 per cento dei voti e 331 seggi (su 650). Elezioni politiche in Grecia (dove non c’è il Senato) del 20 settembre 2015: Partito Syriza di Tsipras: 35,49 per cento dei voti e 145 seggi (su 300).

Conclusione: nella migliore delle ipotesi, abbiamo assistito e stiamo assistendo nel dibattito pubblico italiano a una gigantesca commedia dell’arte (simbolo del nostro atavico istrionismo). Non ci siamo fatti mancare nessuna maschera: Arlecchino, Pulcinella, Meneghino, Stenterello, Balanzone, Brighella, Colombina, Meo Patacca…. Lascio alla fantasia dei lettori indovinare da chi sono stati meglio rappresentati nella discussione sulla riforma del Senato.

Nella peggiore delle ipotesi (verso cui chi scrive propende), invece, abbiamo potuto ammirare una brutta copia dell’acquaforte dipinta dal grande Francisco Goya oltre un secolo e mezzo fa: “El sueño de la razón produce monstruos” (Il sonno della ragione produce mostri).


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