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Come si sta trasformando la Nato

Lo scalo militare di Trapani ospita da lunedì la seconda fase del “Trident Juncture 2015” della NATO. Nell’esercitazione – che prevede la partecipazione di trenta paesi – saranno impegnati trentaseimila militari, centoquaranta aerei e sessanta navi. Nello spazio aereo del Tirreno meridionale si alzeranno in volo caccia F16, Eurofighter, Tornado, oltre che all’aereo d’attacco al suolo Amx. In un momento in cui aumentano le minacce per l’intera area del Mediterraneo, la NATO lancia un segnale chiaro: “Vogliamo mandare un avviso a qualsiasi potenziale aggressore. Ogni tentativo di violare la sovranità di una nazione membro della NATO, avrà come conseguenza un coinvolgimento deciso da parte di tutte le altre nazioni dell’Alleanza”. Questa la dichiarazione del generale Philip Breedlove durante la conferenza stampa di ieri.

Un chiaro messaggio anche alla Russia che, in una nota ufficiale del ministero degli Esteri, condanna i piani dell’Estonia di espansione della base aerea di Amari: “Alla luce delle ripetute speculazioni sulla necessità per la NATO e in particolare degli Stati Uniti di dispiegare forze aggiuntive sul suo fianco orientale, noi giudichiamo questi preparativi come apertamente provocatori e mirati a destabilizzare la situazione”.

Al di là delle buone intenzioni dei vertici dell’organizzazione del patto atlantico, la NATO sembrava essere in piena crisi d’identità. Grazie al presidente russo Vladimir Putin però, questa crisi sembra essere finita. Insomma, oggi la NATO ha smesso di dover giustificare la sua esistenza. Certo, il mondo post 1989 è ben diverso. La potenza militare russa appare fortemente ridimensionata. Ecco perché chi parla di una nuova guerra fredda si sbaglia di grosso. E’ indubbio che l’intraprendenza militare del presidente russo rappresenti un’enorme minaccia, ma le minacce per i paesi dell’alleanza non derivano più solo da est, ma anche e soprattutto dalla parte sud e sud est del Mediterraneo. A questo punto quindi sembra opportuno chiedersi: com’è cambiata la NATO nel corso degli ultimi anni? Come sono cambiati i concetti di autodifesa e percezione della minaccia?

Il punto di svolta in questo senso è rappresentato dall’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001. I giorni successivi all’attacco terroristico, molti alleati invocarono – in solidarietà con gli Usa – l’art. 5 del Trattato di Washington. I paesi del patto atlantico ampliarono – più o meno consapevolmente – il concetto di autodifesa, andando ben oltre il suo tradizionale significato di risposta ad una invasione militare. Stabilirono che un protagonista non statuale potesse essere considerato come un “attacco armato”. Inoltre, visto che il richiamo senza precedenti all’art. 5 non aveva alcun riferimento anti-russo, ebbe l’ulteriore effetto di demolire i tradizionali stereotipi che la difesa collettiva fosse collegata alla Russia.

Un altro fattore da tenere in considerazione, è il concetto militare della NATO per la difesa contro il terrorismo. Il concetto è stato in grado di conquistare nuovo spazio per l’uso precoce della forza. Circa un anno dopo l’11 settembre, il vertice di Praga ha approvato lo sviluppo di nuove capacità militari per sostenere le sue missioni contro il terrorismo. In particolare: la Forza di Risposta della NATO, varie iniziative di difesa sulle armi nucleari, biologiche, e chimiche (NBC), oltre che la partecipazione di molti paesi all’operazione navale nel Mediterraneo “Active Endeavour”, volta a fronteggiare le minacce derivanti dal terrorismo.

E’ cambiato quindi anche il concetto di dispiegamento ed uso delle forza militare. Prendendo in considerazione anche il coinvolgimento di molti paesi NATO in Afghanistan, si può affermare che l’organizzazione atlantica è passata da un concetto geografico di sicurezza, ad uno più funzionale. Ciò ha significato la fine de facto del dibattito sul “fuori area” della NATO.

Un altro fondamentale cambiamento riguarda i partenariati. Dato che gli obiettivi generali della missione NATO in Afghanistan erano stati ampiamente condivisi da molti paesi di ogni parte del globo, l’Alleanza è divenuta il collettore di una coalizione internazionale senza precedenti, con membri che vanno dalla regione Asia-Pacifico fino all’America Latina. I partenariati della NATO sono quindi divenuti di portata mondiale, passando anch’essi da un approccio di tipo regionale ad uno di tipo funzionale. Questi cambiamenti, hanno reso i partenariati uno strumento più efficace per affrontare le future sfide, che si tratti di terrorismo, di proliferazione o di attacchi cibernetici.

La comunità transatlantica è stata quindi capace di superare se stessa. Si è in un certo senso aggiornata, diventando sempre di più attore globale di prim’ordine. Invece di essere il declino della NATO, l’11 settembre è divenuto il catalizzatore dei più fondamentali cambiamenti nella sua storia, trasformando così l’Alleanza. Ha inoltre rafforzato il ruolo della NATO quale unica istituzione che unisce competenza militare e appeal politico. A posteriori è chiaro che la NATO ha fatto suo il consiglio di Henry Kissinger: trasformare la tragedia in opportunità.


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