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Ecco come il Sinodo ha condannato l’ideologia gender

I grandi media fanno capire che il Sinodo sulla famiglia si sia concluso con la vittoria dei “progressisti”. Ma allora come la mettiamo con il voto “bulgaro” dei padri sul numero 8 della Relazione finale consegnata il 24 ottobre al S. Padre, di condanna “senza se e senza ma” dell’ideologia gender?

GENDER, “CONTRADDIZIONE CULTURALE” CONDANNATA DAL SINODO

E’ vero che i 94 punti della “Relatio” del Sinodo dei vescovi sono stati votati quasi tutti all’unanimità ma, il punto n. 8, totalmente dedicato all’ideologia del “gender”, ha visto ben 245 padri favorevoli e soli 9 contrari.

Il citato paragrafo è ricompreso nella “Prima Parte” del documento finale dei padri sinodali, intitolato “La Chiesa in ascolto della famiglia”. Il primo capitolo, “La famiglia e il contesto antropologico-culturale”, vede appunto un intero punto sulle “contraddizioni culturali” dell’epoca presente.

«Le condizioni culturali che agiscono sulla famiglia – hanno scritto i vescovi – mostrano in grandi aree del mondo un quadro contrastante, anche sotto l’influenza massiccia dei media. Da un lato, il matrimonio e la famiglia godono di grande stima ed è tuttora dominante l’idea che la famiglia rappresenti il porto sicuro dei sentimenti più profondi e più gratificanti. Dall’altro lato, tale immagine ha talvolta i tratti di aspettative eccessive e di conseguenza di pretese reciproche esagerate» (n. 8).

E’ a questo punto che iniziano le condanne dei padri che appaiono ben poco “progressiste”. Innanzitutto quella ad «una certa visione del femminismo, che denuncia la maternità come un pretesto per lo sfruttamento della donna e un ostacolo alla sua piena realizzazione». Poi quella al tanto sbandierato, dal mondo LGBT, “diritto al figlio”, definito dai vescovi quella «crescente tendenza a concepire la generazione di un figlio come mero strumento per l’affermazione di sé, da ottenere con qualsiasi mezzo».

E infine l’affondo contro «quell’ideologia del “gender” che nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna. Essa prospetta una società senza differenze di sesso, e svuota la base antropologica della famiglia».

Niente riferimenti quindi a “teorie” o a “studi” di genere nel documento del Sinodo, ma solo stigmatizzazione per una ideologia responsabile di «progetti educativi e orientamenti legislativi che promuovono un’identità personale e un’intimità affettiva radicalmente svincolate dalla diversità biologica fra maschio e femmina. L’identità umana viene consegnata ad un’opzione individualistica, anche mutevole nel tempo» (n. 8).

LA BIBBIA E IL GENDER

Nella Relazione finale i padri sinodali ribadiscono la concezione biblica della famiglia e della generatività. «Nella visione della fede – leggiamo infatti nel documento -, la differenza sessuale umana porta in sé l’immagine e la somiglianza di Dio (cf. Gn 1,26-27). “Questo ci dice che non solo l’uomo preso a sé è immagine di Dio, non solo la donna presa a sé è immagine di Dio, ma anche l’uomo e la donna, come coppia, sono immagine di Dio. […] Possiamo dire che senza l’arricchimento reciproco in questa relazione — nel pensiero e nell’azione, negli affetti e nel lavoro, anche nella fede — i due non possono nemmeno capire fino in fondo che cosa significa essere uomo e donna. La cultura moderna e contemporanea ha aperto nuovi spazi, nuove libertà e nuove profondità per l’arricchimento della comprensione di questa differenza. Ma ha introdotto anche molti dubbi e molto scetticismo. […] La rimozione della differenza […] è il problema, non la soluzione” (Francesco, Udienza generale, 15 aprile 2015)».

GENDER, LA VERSIONE DI PADRE CARBONE, IL DOMENICANO “CENSURATO” AL MEETING

Si tratta, in pratica, della visione negativa sul gender che, espressa ad esempio questa estate da padre Giorgio Carbone, ha visto il domenicano “censurato” dal Meeting di Comunione e liberazione con l’annullamento del suo intervento.

Gli incontri sul tema del gender originariamente previsti al Meeting di Rimini, sono stati infatti “sospesi” dagli organizzatori dopo che due giornalisti di “Repubblica Tv” avevano accusato padre Carbone, in diversi video, di diffondere «strane teorie» sulle unioni omosessuali.

Il domenicano, in realtà, è affermato teologo che, quest’anno, ha dedicato al tema dell’identità maschile/femminile secondo la prospettiva filosofica e biblica, il libro Gender – L’anello mancante? (EDB, Bologna 2015), nel quale ha spiegato cosa si intende precisamente per “teoria” e “ideologia” del gender, bel lungi dal non esistere, come affermano alcuni. Chi ha ragione?

ADINOLFI: “UN DOCUMENTO IMPORTANTE, CHE VA LETTO E MEDITATO”

Il quotidiano “La Croce” ha dedicato martedì un numero speciale del giornale ripubblicando integralmente il testo della relazione finale, definita «un documento importante, che va letto e meditato».

L’impressione che ne ricava il direttore Mario Adinolfi nel suo editoriale è che a fronte del lavoro colossale compiuto dalla Chiesa, «durato anni e capace di una densità di approfondimento che nessun’altra istituzione (Nazioni unite, Parlamenti, ambiti accademici, contesti culturali, partiti politici, luoghi della comunicazione massmediale) è stata anche solo capace di abbozzare», ci sia oggi «quasi una volontà di ignorare o sminuire la complessità del risultato finale, a favore di letture banalizzanti e semplicistiche» (Mario Adinolfi, Dal Sinodo parole chiare, non collaboriamo con chi vuole distruggere la Chiesa, La Croce quotidiano, 27 ottobre 2015).

Dopo aver sottolineato come al paragrafo 76 della Relazione finale si sia scritto a chiare lettere a proposito dei progetti di equiparazione al matrimonio delle unioni tra persone omosessuali, che «non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia», Adinolfi si chiede provocatoriamente «come possa lo storico cattolico Alberto Melloni sul Corriere della Sera scrivere che “il sinodo abbandona la polemica sulle teorie del gender”. Il professore non ha forse letto la relazione finale?» (art. cit.).

INTROVIGNE: “GRAZIE AL SINODO PAROLE CHIARE SU FAMIGLIA E GENDER”

«Gratitudine» al Sinodo per il suo «atto di amore per la famiglia» ha espresso anche in una nota il sociologo torinese Massimo Introvigne, vice-responsabile nazionale dell’associazione civico-culturale “Alleanza Cattolica” e presidente dei comitati “Sì alla famiglia”. «Il passaggio, presentato in termini problematici, sui divorziati risposati, che occupa una paginetta a fronte di un’ampia trattazione sulla bellezza del matrimonio, ha catturato gran parte dell’attenzione, mettendo quasi in secondo piano l’inno alla famiglia e la forte riaffermazione che il matrimonio è solo fra un uomo e una donna» (cit. in Introvigne: «Grazie al Sinodo, parole chiare su famiglia e gender», in ACList15/2015, 25 ottobre 2015).

Introvigne sottolinea quindi tre affermazioni del Sinodo sui temi controversi del gender e delle unioni gay. La prima è che la Chiesa, così si esprimono i padri sinodali, non accetta «analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia». «Rifiuto dunque, commenta il sociologo, non solo del “matrimonio” omosessuale ma anche di istituti analoghi, perfino dove l’analogia è solo “remota”».

Secondo: «lungi dal cedere a chi cerca d’intimidire la Chiesa sostenendo con tracotante ignoranza che la teoria del gender non esiste», Introvigne fa notare che il documento afferma al n. 8 che «una sfida culturale odierna di grande rilievo emerge da quell’ideologia del “gender” che nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna», una teoria che secondo il Sinodo «svuota la base antropologica della famiglia» e si esprime in «progetti educativi e orientamenti legislativi» inaccettabili.

Terzo, il sociologo attira l’attenzione sul paragrafo 58 del documento uscito dal Sinodo, dove si afferma che nelle scuole «spesso vengono presentati modelli in contrasto con la visione cristiana della famiglia. La sessualità è spesso svincolata da un progetto di amore autentico. In alcuni Paesi vengono perfino imposti dall’autorità pubblica progetti formativi che presentano contenuti in contrasto con la visione umana e cristiana». Rispetto ad essi, scrive il Sinodo, «vanno affermati con decisione la libertà della Chiesa di insegnare la propria dottrina e il diritto all’obiezione di coscienza da parte degli educatori».

La relazione stigmatizza pure le organizzazioni internazionali che vogliono imporre la teoria del gender ai Paesi in via di sviluppo.

«Riassumendo – conclude Introvigne – nel contesto di un grande affresco sulla famiglia come salvezza delle nostre società, no al riconoscimento di unioni omosessuali che anche solo remotamente ricordino il matrimonio; no alla teoria del gender, che esiste e rischia addirittura di togliere alla famiglia la sua base antropologica; e no a chi cerca di introdurre questa ideologia nelle scuole, con invito agli insegnati perché esercitino l’obiezione di coscienza».

LE REAZIONI POSITIVE SULLA CONDANNA DEL GENDER DA PARTE DEL SINODO E LA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO

Le due menzionate e le tante altre reazioni positive che si potrebbero citare rispetto ai contenuti del documento del Sinodo per la famiglia e del suo approccio sulla problematica del gender, sono andate a sovrapporsi alla clamorosa sentenza, resa nota il 27 ottobre dal Consiglio di Stato, sulla nullità della trascrizione, da parte dei Comuni, dei “matrimoni” gay celebrati all’estero. Tanto più che un magistrato del collegio dei cinque che ha firmato la decisione della suprema autorità giurisdizionale amministrativa è cattolico. Parliamo di Carlo Deodato che, giurista cattolico e padre di famiglia regolarmente sposato (con due figli), ha il “difetto” di simpatizzare come cittadino privato per il movimento pro-famiglia della “Manif Pour Tous”. E questo, è bastato a montare un caso e delegittimare la visione naturale e cristiana della famiglia, del matrimonio e della filiazione, contenuta nella tanto contestata (dai media e non certo dalla gente) sentenza. Ma cosa si afferma in tale decisione che, fino a prova contraria, chiude finalmente questa discussa vicenda? L’ovvio, cioè che in Italia le “nozze” gay sono al momento illegali, il che spiega peraltro perché qualcuno si batta per introdurle nel nostro ordinamento (vedi ad es. i DDL Cirinnà “1” e “2”). E questo senza “Celebration Day” che tenga…



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