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Le Regioni, i buchi di bilancio. Le terme di Acqui.

Se per aggiustare la Sicilia bisogna abolire l’autonomia, per aggiustare l’Italia bisogna abolire le Regioni. Anche se lo storytelling è tutto in positivo, non serve neanche un pessimo commercialista per capire che i debiti accumulati dalle Regioni sono baratri luciferini. Se la Sicilia è per definizione il prototipo della mala gestione tra debiti, clientelismo e nullafacismo, il Piemonte quanto a debito è la regina della regioni.
Quello che mi colpisce è l’analogia che, come il metano di Mattei, unisce il Piemonte alla Sicilia. Come la Sicilia in Piemonte, e penso in tutta Italia, vi sono delle zone termali. Zone attorno alle quali sono state costruite delle strutture ricettive per la cura e il benessere. Come in Sicilia in Piemonte però, questo settore turistico che in un paese come il nostro potrebbe essere messo a sistema con tutti gli altri circuiti di interesse culturale, enogastronomico ecc., è utilizzato come un motore Ferrari che viene girare a un cilindro. Non solo non è un settore dove si scatenano i più bravi imprenditori, ma peggio che mai, tutto il meccanismo è assistito. Le fonti di ricavo delle strutture termali sono i ticket del sistema sanitario nazionale. E a svernare alle terme ci vanno anziani e acciaccati che, ovviamente, non portano chissà quali ricadute nel territorio se non le loro.
Certo, non è l’unico male, e non è il peggior male. Ma è un dettaglio che in parte spiega come mai la sanità, che è appunto in mano alle regioni, è l’idrovora che produce buona parte dei disavanzi colossali.
Chiamparino che non è Crocetta, ma non so perché gli somiglia un poco, si difende dicendo che il disavanzo del Piemonte è così tanto alto perché lui con i suoi assistenti è stato capace di portare allo scoperto tutti i segni meno. Inizierà a tagliare, adesso. Dalle Terme di Acqui.

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