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Niente isterismi sull’Italia che bombarderà Isis in Irak

Si può ovviamente criticare, protestare e blaterare. Si possono inscenare manifestazioni di piazza e scioperi all’insegna di un frusto pacifismo. E’ consentito, naturalmente, nel rispetto delle leggi.

Ma quello che non è ammesso è se qualcuno pensa di scandalizzarsi e cavalcare politicamente lo scandalo.

Si sta parlando della decisione del governo (una ipotesi da valutare con gli alleati, ha detto la Difesa stamattina) di partecipare ai bombardamenti anti Isis in Irak, come svelato oggi in un articolo del Corriere della Sera, che parla di una modifica in corso delle regole d’ingaggio. In altri termini, oltre a fare voli di ricognizione o di addestramento, i Tornado italiani bombarderanno le postazioni del Califfato, non in Siria ma in Irak.

Non si può e non si deve stracciarsi le vesti, anzi.

Basta rispondere a poche domande.

L’Italia fa parte o no della Coalizione internazionale che cerca di debellare l’Isis? Sì.

L’Italia ha un ruolo non secondario nella parte logistica e di supporto all’interno della Coalizione? Sì.

L’Italia ha già rifornito di armi i peshmerga curdi che fanno la guerra al Califfato? Sì.

Dunque, l’Italia è già in guerra contro l’Isis.

E allora perché non potrebbe, e non dovrebbe, partecipare anche ai bombardamenti?

Quest’ultima domanda, da mesi, non la pongono convinti militaristi ma un giornalista di formazione santoriana come Corrado Formigli nella sua Piazza Pulita.

Facciamo piazza pulita di scandalismi ultra pacifisti?

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