Brutta giornata per Israele. Il bilancio dei due attentati di questa mattina a Gerusalemme, è di una ventina di feriti e di tre morti. Sempre questa mattina altri feriti a nord di Tel Aviv, precisamente a Ra’anana. L’escalation di violenze si registrano nella “Giornata della Rabbia”, organizzata e orchestrata dal partito palestinese Fatah e dai gruppi in Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est.
Nelle ultime due settimane le violenze sono aumentate a dismisura, tanto che parlare di una nuova Intifada non è poi così sbagliato. Una nuova “rivolta”, nata dal rancore della nuova generazione di palestinesi che non tollera più i fallimenti dell’attuale classe politica. Secondo fonti israeliane, gli episodi di queste settimane fanno parte di una strategia più ampia, volta a destabilizzare e infine a distruggere lo Stato di Israele. Lo studente palestinese di 19 anni, Muhanad Halabi, prima di uccidere due israeliani nella città vecchia, aveva pubblicato un post su Facebook in cui parlava di una “terza Intifada”, incitando i suoi fratelli a ribellarsi contro lo Stato ebraico. Anche il premier israeliano Benjamin Netanyahu non ha dubbi: “Quello che ci aspetta è qualcosa di simile ad una nuova intifada”.
Se questa è davvero una nuova Intifada, sarà il tempo a dircelo. Le due precedenti – in particolar modo la seconda – hanno visto coinvolte le forze di sicurezza palestinesi negli scontri, ottenendo anche un ampio sostegno dalle fazioni politiche. Questi due elementi, per il momento, sono ancora assenti negli scontri delle ultime settimane. Bisogna essere prudenti però. Numerose furono infatti le differenze tra la prima Intifada e la seconda. E’ presto quindi per fare paragoni e per cercare di prevedere cosa accadrà.
Sondaggi mostrano come sia crescente l’insoddisfazione all’interno della società palestinese. La maggior parte dei palestinesi sembra non credere più alla soluzione dei “due Stati”, preferendo la lotta armata e il ritorno, appunto, all’Intifada. A differenza delle precedenti però, l’immagine del terrorista risulta essere radicalmente diversa. Quest’ultimo non appartiene più ad un’organizzazione ben strutturata. Il terrorista è un giovane, un così detto “lupo solitario”, convinto che gli ebrei:
1) siano i nemici dell’Islam;
2) stiano operando per distruggere e occupare la Moschea di Al Aqsa.
Tutto questo avviene nella più completa indifferenza da parte dell’occidente, troppo occupato a fare accordi con l’Iran sciita. Un silenzio che, di questi tempi, è più che mai assordante. Israele rappresenta l’unico baluardo dell’occidente democratico in medio oriente. E’ nostro dovere aiutarlo. Israele non ha solo il diritto di esistere. Israele ha il dovere di esistere.