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Perché ottobre sarà cruciale per le politiche fiscali e monetarie

L’attenzione dei mercati nel terzo trimestre del 2015 si è focalizzata sul tanto atteso rialzo dei tassi da parte delle Fed, evento che non si è ancora materializzato. Il rinnovato apprezzamento del dollaro ha innescato degli outflows dai paesi emergenti, il calo dei prezzi delle materie prime, l’indebolimento della crescita dei mercati emergenti, e, indirettamente, il rialzo degli spread creditizi dei paesi sviluppati e la correzione del mercato azionario. Il rischio di deflazione è attualmente percepito come una minaccia sempre più importante, come testimoniato dal calo dell’inflazione attesa e dalla contrazione dei rendimenti statunitensi a 10 anni attualmente circa pari al nostro target di fine anno (2%). In un tale contesto di crescente avversione al rischio, i titoli azionari americani hanno sovra-performato le azioni europee, diversamente da quanto stimava il consensus.

OTTOBRE E’ CRUCIALE

Siamo entrati nell’ultimo trimestre del 2015 e ottobre sarà un mese cruciale. Innanzitutto nel corso del mese è prevista una riunione di tutte le banche centrali dei paesi sviluppati. In Cina, si terrà, inoltre, la quinta sessione plenaria, la cui data non è ancora nota, che verterà principalmente su due argomenti: il rallentamento dell’economia cinese ed il prossimo piano quinquennale. Tenuto conto dei recenti timori sulla crescita globale, gli indicatori economici saranno attentamente monitorati durante il mese. Inoltre, nella seconda metà del mese saranno pubblicati i risultati societari che indicheranno il trend per la fine dell’anno.

IL GIAPPONE FA IL DURO

In primo luogo, è probabile che le autorità pubbliche giapponesi siano quelle più aggressive. I nuovi ordini di esportazione delle pmi sono scesi a 48 nel mese di settembre, l’inflazione è circa pari a 0 e l’aggiustamento valutario dei Paesi emergenti ha un impatto deflazionistico sul Giappone. La BoJ (Bank of Japan) ha fissato una riunione per il 30 ottobre durante la quale rivedrà le stime economiche. Circolano già rumours su un atteggiamento più aggressivo da parte del premier Shinzo Abe sul fronte fiscale. Il comitato monetario della Fed si riunirà il 28 ottobre e la Janet Yellen potrebbe approfittare di questa opportunità per fornire ulteriori indicazioni al mercato. Mario Draghi potrebbe, invece, preparare i mercati ad un’ulteriore azione della Bce a dicembre sebbene non possiamo escludere che l’Istituto possa sorprendere i mercati già questo mese. Ci aspettiamo un’estensione minima di 6 mesi del Qe, la cui conclusione slitterebbe da settembre 2016 a marzo 2017, aggiungendo 360 miliardi di euro agli asset acquistati nell’ambito del programma.

IL CALO DEI DEPREZZAMENTI 

In secondo luogo, gli investitori cercheranno dei segnali che indicano una stabilizzazione delle economie emergenti. In particolare saranno monitorati giornalmente i deflussi di capitale. Vale la pena notare che alcune valute asiatiche, come il won coreano, il dollaro di Taiwan e la rupia indiana non hanno registrato ulteriori deprezzamenti durante la scorsa settimana. Sebbene sia troppo presto per aspettarsi la conclusione dell’ondata di deprezzamenti delle valute emergenti, l’indice aggregato su quest’ultime ha registrato un deprezzamento del 10% circa, un calo che corrisponde all’ampiezza delle ultime 3 correzioni avvenute negli emergenti dal 2011. Anche il comportamento del mercato del petrolio sarà fondamentale visti i recenti timori deflazionistici. Tuttavia, dato che il Brent si attesta attualmente sui 45 dollari al barile, i rischi associati al prezzo del petrolio ci sembrano più equilibrati come testimonia il range di fluttuazione dell’oro nero a settembre (tra i 45 e i 50 dollari al barile).

LA CINA NEL TERZO TRIMESTRE

Infine, saranno esaminati attentamente i dati cinesi e la politica economica del paese. I dati macroeconomici sono stati deludenti durante l’estate, soprattutto dal lato della produzione. I fattori negativi eccezionali, come l’esplosione di Tianjin e l’arresto temporaneo degli impianti vicino a Pechino, hanno giocato un ruolo significativo ad agosto e a settembre. Per questo, il Pil del terzo trimestre e la crescita della produzione industriale di settembre, che saranno pubblicati il prossimo il 19 ottobre, dovrebbero essere deboli. Nella migliore delle ipotesi i segnali di stabilizzazione potranno registrarsi a novembre, quando saranno ormai disponibili i dati del mese di ottobre. Dal punto di vista fiscale, la Ndcr (National Development and Reform Commission cinese) rischia di accelerare l’approvazione di nuovi progetti infrastrutturali. Osserveremo attentamente anche la quinta sessione plenaria in programma nel mese di ottobre (le date precise devono essere ancora annunciate). Anche se possiamo escludere uno stimolo fiscale su vasta scala, dovrebbe essere adottato un tono più proattivo a favore della crescita.

L’OTTOBRE DEL FISCO

Per concludere, ottobre darà l’idea del trend delle riforme entro fine anno. Sul lato negativo, i rischi prevalenti sono un peggioramento superiore alle attese degli indicatori di produzione manifatturiera dei mercati sviluppati, un’ulteriore assenza di visibilità sul fronte politico e possibili problemi sui titoli sovrani o corporate. Al contrario i segnali di stabilizzazione sugli inflows dai mercati emergenti e del mercato valutario cosi come una maggiore chiarezza sulle politiche adottate ed indicatori economici migliori delle attese, soprattutto in Cina, potrebbero riaccendere l’appetito per il rischio. Il nostro indicatore del sentiment di mercato (OGRI) è in una zona di eccessivo pessimismo da fine agosto. Da un punto di vista contrario, questo potrebbe significare che un flusso di notizie positive potrebbe innescare un significativo rimbalzo degli asset rischiosi.


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