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Popolare di Vicenza e Banca Spoleto, cosa ha fatto Banca d’Italia

Banca d'Italia

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’articolo di Francesco Ninfole apparso su Mf/Milano Finanza, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi

Banca d’Italia respinge le accuse sulla vigilanza di Banca Popolare di Vicenza (Bpvi) e Banca Popolare di Spoleto  (Bps), in seguito alle recenti indagini giudiziarie che hanno sollevato critiche sulla supervisione di Via Nazionale da parte di politici, stampa e associazioni dei consumatori. Quanto a Bpvi, Bankitalia ha chiarito in un documento di cinque pagine l’azione condotta sulla banca vicentina a partire dal 2001, «con l’obiettivo di evitare interpretazioni errate».

Nei giorni scorsi la Procura di Vicenza ha aperto le indagini sui vertici di Bpvi (tra cui il presidente Gianni Zonin e l’ex dg Samuele Sorato) per cui si ipotizza il reato di aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza. Le precisazioni di Bankitalia hanno riguardato due aspetti chiave della vicenda: il prezzo delle azioni e la mancata deduzione dal patrimonio delle azioni acquisite grazie a finanziamenti della stessa Bpvi. Riguardo al primo punto, Bankitalia ha ricordato che il prezzo delle azioni di una banca non quotata è fissato dall’assemblea, su proposta degli amministratori (articolo 2528 del codice civile). Perciò Via Nazionale non aveva e non ha poteri per obbligare la banca a cambiare il prezzo. Ci sono stati tuttavia richiami nei confronti dell’istituto vicentino. I primi risalgono a un’ispezione del 2001, quando Bankitalia ha evidenziato «l’assenza di criteri obiettivi per la determinazione del prezzo» e ha deciso le prime sanzioni amministrative. A conclusioni identiche si è arrivati dopo un’altra ispezione nel 2007-2008. Nel 2009 Bankitalia ha di nuovo evidenziato l’incongruenza dei prezzi rispetto alla redditività dell’istituto. Nonostante ciò, il prezzo dei titoli è cresciuto fino al 2011, quando la banca si è affidata a un consulente esterno: da allora il valore è rimasto stabile (a 62,5 euro) fino a pochi mesi fa, quando è stato tagliato a 48 euro.

Nel frattempo sono cambiate alcune regole Ue: fino al 2013 l’autorizzazione di Bankitalia era richiesta per riacquisto di azioni proprie fino al 5% del capitale; dal 2014 il via libera è sempre necessario. Bpvi ha però operato senza chiedere l’ok. Perciò Bce e Bankitalia hanno programmato al termine del comprehensive assessment una nuova ispezione, da cui è emerso anche «un diverso problema», cioè la contabilizzazione a patrimonio delle azioni comprate da soci finanziati dalla banca: l’acquisto è in sé lecito (se approvato dall’assemblea), ma le azioni non possono essere incluse nel patrimonio di vigilanza. Da qui la richiesta Bce di ripristinare i minimi patrimoniali. Bankitalia però ha implicitamente risposto agli osservatori secondo cui i meriti siano stati solo di Francoforte. Le ispezioni, ha rilevato Via Nazionale, sono state «sette nell’ultimo decennio». Le ultime sono state condotte sotto l’egida Bce «da personale della Banca d’Italia» e «in totale continuità» con l’azione di vigilanza precedente. Per un periodo Bankitalia ha anche adottato «misure restrittive» su patrimonio e struttura del gruppo. Quanto invece alle indagini sulla Popolare di Spoleto , che hanno coinvolto anche il governatore Ignazio Visco, ieri è invece intervenuto Salvatore Rossi, dg di Bankitalia, in una lettera ai dipendenti: la supervisione sulla vicenda è stata «lineare, tempestiva ed esemplare», ha scritto. «L’episodio si iscrive in un clima di accesa polemica politica che occasionalmente trova come bersaglio il mondo bancario e la Banca d’Italia».



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