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Come fare davvero la guerra a Isis

Quando gli studiosi esamineranno la politica estera di Silvio Berlusconi si accorgeranno che l’uomo non aveva sbagliato quasi nulla. Aveva mandato in Europa Emma Bonino e Mario Monti (udite! udite!), stabilizzato il Mediterraneo con l’accordo con Muammar Gheddafi, rasserenato il nuovo zar Vladimir Putin con una relazione del tutto speciale e tranquillizzato i conservatori americani con il suo indiscutibile anticomunismo.

Questo lo dico perché non vorrei che le lenti ideologiche ci impedissero di vedere la realtà dei fatti nel Medio Oriente.

1. Putin non accetterà mai, formalmente, un ruolo subalterno agli Stati Uniti. Lo potrà accettare di fatto solo se le aquile imperiali della grande Russia potranno apparire tali;

2. Dopo i bombardamenti russi sull’Isis arrivano quelli francesi e si annunciano con molti distinguo quelli di altri Paesi, compreso il nostro.

È di tutta evidenza, mi pare, che il progetto di terra con i volontari caldeggiato dal Pentagono è clamorosamente fallito, con la sprezzante ferocia di tutti i commentatori dei media americani.

La lotta armata sul territorio contro l’Isis che ha dalla sua soldi, armi e purtroppo weltanschauung, la possono combattere o le truppe scelte americane o i curdi. Tutto il resto è poesia per rasserenare il dormiente Occidente.

Siamo sempre stati critici delle politiche repressive di Bashar al-Assad, ma mentre l’Occidente discute di lui, l’Isis attaccherà l’unico vero suo oppositore: le milizie curde. Le coalizioni dell’occidente sanno cosa fare, quando vogliono.

Abbiamo visto, ad esempio, che alla fine sono stati affondati settecento barconi dei pirati scafisti, ma il dibattito ha impiegato mesi e mesi. Speriamo che nella vicenda dell’Isis i governi occidentali recuperino lucidità politica, rapidità operativa e comune dimensione strategica.


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