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Perché dal listone di Renzi al Partito della Nazione il «predellino» è breve

Nella bagarre per il nuovo Senato in cui i voti di Ala, la nuova formazione parlamentare nata dall’iniziativa pro-governativa del senatore Verdini, potrebbero unirsi a quelli della maggioranza e rivelarsi decisivi per l’approvazione delle riforme costituzionali, si inserisce a “gamba tesa” un sondaggio dalla tempistica assai sospetta con l’intuibile intento non di bloccare l’iter delle riforme (per questo l’appuntamento è rinviato al referendum confermativo), quanto piuttosto per ostacolare e, possibilmente, scongiurare la nascita del partito della nazione: il vero cruccio di Arcore.

Arguzie usurate! Anche al tempo della Dc pochi si professavano democristiani ma poi, nelle urne, Piazza del Gesù trionfava regolarmente. E l’italiano, come il lupo, sa perde il pelo ma è affezionato al vizio.

Ciò che si tenta di arginare è, in realtà, già nato ed il Cav. è il primo a saperlo. Il 41% delle europee è stato solo un primo timido segnale. Eppure un ostacolo permane ancora ed è su quello che da San Lorenzo in Lucina si tenta, giocando – come si sul dire – a “partita persa”, di far breccia: la mancata scissione del Pd con la fuoriuscita, a sinistra, degli ex-Pci.

Quindi -ecco il ragionamento di ciò che resta dell’establishment azzurro- il Pd non è altro che il vecchio Pci travestito, un moderato non potrà mai votarlo.

Altre lance spuntate! Ai più, infatti, il PD appare un «partito a termine», dalla data di scadenza certa e forse prossima. Data che la cosiddetta sinistra Pd, quella che si straccia le vesti per e su tutto perché consapevole di essere “all’ultimo giro di giostra”, ha contribuito (altrimenti non avrebbe terminato neppure quest’ultimo valzer dorato) a scrivere con il varo dell’Italicum.

Il ragionamento è presto detto: con il premio alla lista e non alla coalizione, destra e sinistra, eccetto -forse- i grillini, saranno giocoforza costrette ad indirizzarsi verso la strategia del “listone” in cui inserire quanto utile al superamento del fatidico 40% con il conseguente incasso del maxi-premio di maggioranza.

Un « tutti destro » che porterebbe il PD a rinsaldare l’alleanza di Governo, imbarcando tra le proprie fila (e concedendo, fra l’ altro, anche qualche posto di capolista “blindato”) esponenti di Udc, Ncd, Verdiniani e rappresentanti della autonomie.

Un mix comprensibilmente asfittico per i vetero comunisti ed indigesto per le rinnovate ambizioni azzurre, ma destinato a preludere a nuovi utili scenari….

E dal listone di Renzi al Partito della Nazione il «predellino» è breve!


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