L’allarme lanciato da Confesercenti circa l’enorme numero di locali commerciali sfitti ci trova completamente d’accordo. Si tratta di un fenomeno che la Confedilizia denuncia da tempo, osservandolo e vivendolo dal punto di vista dei tanti proprietari locatori. Altrettanto concordi ci trova la proposta di prevedere sgravi fiscali per i proprietari che affittano locali commerciali, e in particolare l’estensione anche a questi immobili del regime della cedolare secca, che sta ben funzionando nel comparto abitativo.
Basti pensare, infatti, che le imposte statali e locali sugli immobili non abitativi locati arrivano a mangiarsi fino all’80 per cento del canone, anche per via della ridicola deduzione Irpef per le spese, pari al 5 per cento. Ciò che non vediamo nell’analisi di Confesercenti è la segnalazione di un’altra causa, decisiva, dell’alto numero di locali vuoti: una legislazione sugli affitti commerciali fuori dal tempo, che impedisce a proprietari e inquilini di concordare liberamente gli elementi essenziali del contratto e che quindi, soprattutto in un periodo di crisi, non consente l’incontro di domanda ed offerta, in particolare in caso di apertura di nuove attività da parte di giovani. Confesercenti compia un passo ulteriore e apra ad un intervento di modernizzazione del settore. Se ne avvantaggerebbe l’intera economia.