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Sondaggi: Iowa, Hillary vola, duello Trump-Carson

Regalo di compleanno per Hillary Rodham Clinton, che lunedì 26 ha festeggiato i 68 anni: un sondaggio della Cbs la dà in testa nello Iowa e nel New Hampshire, i due Stati dove, fra meno di cento giorni, si inaugurerà la stagione delle primarie. Il rilevamento è lo stesso che un mese fa dava il suo rivale Bernie Sanders avanti di 10 punti nello Iowa: ora la vede avanti 46 a 43% nello Iowa e addirittura 54 a 39% nel New Hampshire.

Hillary, che ha avuto gli auguri di compleanno dal marito Bill Clinton via twitter, allunga così una stagione felice della sua campagna, iniziata con il successo nel primo dibattito televisivo democratico, proseguita con il no di Biden alla candidatura e culminata infine nella testimonianza davanti alla commissione d’inchiesta sul dramma di Bengasi dell’11 Settembre 2012 .

Un altro sondaggio, fra i repubblicani, mostra invece che gaffes e frasi shock non fermano l’ascesa di Ben Carson, ai danni di Donald Trump, che, adesso, nello Iowa, è scavalcato e distaccato: il terreno di confronto scelto, quello delle provocazioni, porta i suoi frutti. Secondo il rilevamento della Monmouth University, l’ex neurochirurgo nero ha ora il 32% delle preferenze, contro il 18% dello showman miliardario, che accusa il colpo e attacca: “Carson è un candidato moscio, più moscio addirittura di Jeb Bush”.

Che, dal canto suo, raccoglie solo l’8% delle preferenze, dietro Marco Rubio e Ted Cruz, al 10%, e davanti a carly Fiorina al 6%, ma mette nel mirino della sua campagna proprio Iowa e New Hampshire. La speranza è di sfruttare lo scontro in atto tra i suoi avversari e quindi emergere dalle secche dove è finora rimasto impantanato.

Così, dopo i tagli allo staff e agli stipendi al quartier generale di Miami, i suoi finanziatori da decine di milioni di dollari – dai principali donatori individuali al Super Pac chiamato “Right to Rise Usa” – riuniti a Houston, in Texas, hanno deciso di rafforzare la loro presenza nei due Stati il cui voto indirizza spesso l’andamento delle primarie.

Alcuni dipingono lo scontro tra Trump e Carson come “un duello a chi la spara più grossa”: “Due ‘maestri’ della provocazione estrema –scrive sull’ANSA Ugo Caltagirone- che per ora hanno eclissato il moderato Jeb Bush, l’uomo dell’establishment del partito, Jeb, però, spera in un effetto boomerang, cioè che i toni da ‘ultra’ utilizzati dai suoi due antagonisti alla lunga li brucino”.

Ma i sondaggi sembrano premiare solo chi ha deciso di andare sopra le righe, di puntare su un linguaggio diretto quanto politicamente scorretto. Carson è protagonista in ascesa, nonostante che negli ultimi giorni abbia infilato una gaffe dopo l’altra: così, ha paragonato le donne che abortiscono ai proprietari di schiavi, che si sentivano in diritto di fare ciò che volevano di quelle vite umane; e, per giustificare il no alla stretta sulle armi da fuoco, sostiene che non ci sarebbe stato l’Olocausto se Hitler non avesse disarmato gli ebrei.

Non basta; Carson afferma che Hillary dovrebbe finire in galera per le sue responsabilità nell’attacco al consolato Usa di Bengasi. E definisce la riforma sanitaria voluta da Obama “la cosa peggiore in America dall’epoca della schiavitù”. E se la prende con una vittima della strage all’università dell’Oregon: “Invece di stare lì fermo e farsi colpire poteva affrontare il killer ed evitare la strage”.

Il magnate dell’immobiliare avverte la pressione e rilancia, ribadendo che, “se dittatori come Saddam e Gheddafi fossero ancora in vita, il mondo sarebbe migliore”.



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