Default ai minimi assoluti in Europa. Così S&P in un report in cui si rallegra del livello dei fallimenti dei corporate bond del Vecchio Continente, titoli di debito emessi da aziende invece che dallo Stato.
DEFAULT AI LIVELLI PRE-CRISI
“Le nostre stime di default sono molto basse in Europa – scrivono gli analisti dell’agenzia di rating – questo riflette un ulteriore miglioramento dell’economia europea, qualche rafforzamento delle condizioni del credito nell’area, così come segni appena visibili di stress aziendale nei settori che copriamo in Europa”.
Alla fine del secondo trimestre il tasso di default europeo si è attestato al 2%, rispetto al 2,6% registrato in marzo, riportandosi sostanzialmente ai livelli medi prima della crisi finanziaria. Di fatto una sola società è fallita nel periodo portando il numero totale di default dell’ultimo anno a 14. “In valore il tasso di default è sceso a solo l’1,1% rispetto all’1,9% di marzo”, scrivono gli analisti di S&P.
Nel primo trimestre i default erano stati 4, ma non c’è stata nessuna società fallita da inizio anno tra quelle a cui “S&P fornisce stime sul credito”.
PROSPETTIVE ROSEE PER L’ECONOMIA EUROPEA
“Crediamo ci siano poche ragioni per aspettarsi che questo basso tasso di default cambi molto il prossimo anno – scrive l’analista Paul Watters – l’economia europea dovrebbe conservare il momentum e, da una prospettiva di rischio finanziario, le condizioni del credito appaiono piuttosto favorevoli”. Il che non esclude, ovviamente, che ci siano casi di bancarotta, “data l’intrinseca debolezza del credito in alcuni settori, particolarmente in alcuni segmenti come servizi e retail”. E uno scenario più pessimistico potrebbe materializzarsi se il rallentamento cinese dovesse farsi più feroce.
PERICOLO CINA
“L’effetto domino su mercati emergenti, valute, commodity e commercio mondiale – si legge nel report – potrebbe deprimere la crescita nei mercati emergenti, con il rischio che si ripresentino i timori di deflazione e sostenibilità del debito. Le società che operano nei settori di metalli e miniere e le industrie petrolifere e del gas oltre che gli esportatori, sarebbero esposte direttamente, mentre il rallentamento nel commercio mondiale potrebbe essere un problema per i fornitori di logistica e di altri servizi di trasporto”.