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Spagna, tutte le baruffe dopo le elezioni in Catalogna

A meno di una settimana dalle elezioni catalane, il responso delle urne continua ad alimentare polemiche tra i vari partiti spagnoli in sede nazionale e in sede europea. Dal momento che il governo spagnolo non ha permesso un referendum sull’indipendenza, le elezioni regionali sono diventate una specie di confronto tra indipendentisti e non.

I partiti pro indipendenza (la coalizione “Junts pel Sí”) accusano il governo spagnolo di aver terrorizzato i catalani nei giorni precedenti alle elezioni, esagerando i possibili risvolti negativi del voto a favore dell’indipendenza, come l’automatica espulsione dall’Europa e dall’euro e una “stretta” sui crediti bancari e possibile chiusura delle filiali delle banche in Catalogna. Inoltre, l’eurodeputato Ramon Tremosa (Cdc – Convergencia democratica de Cataluna – Gruppo Alde al Parlamento europeo), sostiene la tesi (difficile da dimostrare secondo molti addetti ai lavori) che siccome i catalani che vivono all’estero sono favorevoli all’autonomia, il governo avrebbe ostacolato in tutti i modi il voto degli spagnoli all’estero.

Inoltre, gli indipendentisti ribadiscono di aver ottenuto 72 seggi su 135 (62 della coalizione “Junts pel Sí” composta dai partiti Cdc ed Erc – Esquerra repubblicana de Cataluna, più dieci della sinistra radicale Cup, Candidatura d’unitat popular). Ma dopo le elezioni, gli eletti del Cup hanno fatto sapere che non avrebbero supportato la politica del Cdc e del suo leader Artur Mas.
Non si è fatta attendere la risposta dei socialisti europei che parlano di “manipolazione delle informazioni”, chiarendo che il risultato elettorale è stato per il 47,78% per l’indipendenza e il 51,69% composto da contrari. In aggiunta, un membro dello stesso partito europeo di Tremosa, il deputato Calvet Chambon (partito España Independiente – Gruppo Alde al Parlamento europeo) si è dichiarato “scioccato dalla manipolazione” fatta dal collega di partito e con altri tre colleghi del Gruppo Alde (gli eurodeputati Nart, Girauta, Maura) è passato all’attacco ricordando che mentre i separatisti sbandieravano ai quattro venti che nella “loro” Catalogna la corruzione sarebbe sparita, dall’altra dopo una indagine per frode il figlio del fondatore (Jordi Pujol) del partito pro indipendenza veniva arrestato.

Ma la polemica continua, perché a quanto pare, nelle ultime ore, forze come Both Unio e Podemos hanno dichiarato che non vogliono essere conteggiati nel “no”, perché alcuni eletti di questi partiti hanno dichiarato di essere favorevoli all’indipendenza. Questa situazione e i risultati elettorali in generale non favoriscono un clima di tranquillità nel Paese in vista delle elezioni nazionali previste per dicembre prossimo. I due principali partiti spagnoli, popolari e socialisti, che si sono alternati storicamente alla guida del Paese, sono in crisi di consensi elettorali. La strada per un secondo mandato dell’attuale premier, il popolare Mariano Rajoy, si preannuncia in salita.


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