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Tutti gli effetti del Draghi pensiero

Un Mario Draghi assai aggressivo e determinato suona la riscossa per le Banche Centrali, dopo un’estate da dimenticare.

In sintesi, gli aspetti che rendono la Conference di ieri assai più accomodante delle attese sono 3:

1) Nello statement, Draghi ha esordito sottolineando i rischi per lo scenario macroeconomico e quello inflattivo derivanti dagli sviluppi sui mercati finanziari e sulle commodities. Per questo motivo il livello di stimolo monetario dovrà essere riesaminato a dicembre, quando si renderanno disponibili le nuove Staff projections. Con questa nota, quasi in apertura di statement, il presidente ECB è sembrato voler preannunciare un azione a Dicembre.

2) Nella sessione di Q&A Draghi ha ammesso che vi è stata un’ampia discussione sulla possibilità portare ulteriormente in negativo il tasso di deposito (attualmente fissato a -0.2%). Qui siamo di fronte ad un significativo cambio di atteggiamento, visto che in passato era stato più volte ribadito che i tassi avevano raggiunto il loro “limite inferiore” (lower bound).

3) Sempre nel Q&A, Draghi ha rafforzato il messaggio di urgenza, dichiarando che l’atteggiamento attuale non è di attesa (wait and see) ma di attività ed esame (work and assess), e che alcuni membri avrebbero voluto muoversi subito, sebbene non fossero la maggioranza. Sembra evidente l’intento di mostrare un governing Council impegnato a decidere non se agire, ma cosa fare.

Per quanto ottimista, il mercato non poteva attendersi tanta determinazione, e la reazione è stata maestosa:

– La divisa unica è piombata giù come un sasso, chiudendo la seduta europea con 2 figure piene di deprezzamento rispetto al $, e 1.2 contro sterlina.

– I bonds europei hanno visto i rendimenti crollare sui minimi di periodo, guidati dalla periferia. Lo spread Bund BTP è tornato prepotentemente sotto i 100 basis points, livello violato solo brevemente a marzo scorso.

– L’azionario europeo è partito al rialzo senza guardarsi più indietro, per chiudere la giornata sui massimi da agosto scorso, trascinandosi dietro gli altri mercati.

– Solo le commodities, conservano le polveri bagnate, principalmente a causa della forza del dollaro. Ma gli emergenti festeggiano a loro volta.

Chiudo con qualche considerazione:

1) Difficile attendersi di più da Draghi oggi. Il Presidente ECB è andato oltre le più rosee aspettative, il che spiega l’entità della reazione. Ciò detto, a mio modo di vedere una parte dell’esuberanza deve essere ascritta anche a un posizionamento ancora scarico e difensivo, che costringe gli investitori a rincorrere gli asset. Un’evidenza di ciò la da’ l’improvvisa forza di Wall Street, opaca i giorni scorsi, a fronte di un dollaro che guadagna quasi il 2% contro € e 1.2% in generale (dollar index). A bocce ferme, Corporate America non ha tanto da rallegrarsi dell’aggressività di Draghi. Ma l’S&P sale dell’1.5%. Interessante vedere se ci saranno ripensamenti nelle prossime ore.

2) La rincorsa agli asset è alimentata dall’incombere, tra 8 giorni, del meeting BOJ. Se Draghi ha sorpreso un consenso già ottimista, cosa potrebbe fare Kuroda, a un consenso che sicuramente era più scettico nei suoi confronti? Improvvisamente ci si rende conto che le banche centrali sono al contrattacco, e l’easing globale nuovamente in aumento.

3) Peraltro, molta di questa forza è “presa a prestito”, se mi si concede il termine. Se nelle prossime settimane il quadro macroeconomico e/o inflattivo dovesse migliorare, la cosa potrebbe non essere troppo evidente sui livelli degli asset, se ciò dovesse ridurre le probabilità di incremento dello stimolo.

4) Ciò detto, grazie alla fiammata odierna, parecchi indici hanno ragione delle resistenze che fin qui li hanno contenuti (sto pensando all’Europa ma non solo). Ciò migliora ulteriormente il quadro tecnico nel breve.


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