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Vi spiego perché la Cina rottama la politica del figlio unico

“Non è un caso che il Comitato centrale del Partito comunista abbia deciso di abolire la legge sul figlio unico in concomitanza con la presentazione del nuovo Piano Quinquennale sull’economia. La Cina vuole restare una superpotenza politica ed economica, punta addirittura a superare gli Stati Uniti, e per mantenere un tasso di crescita del 7% annuo ha bisogno di una nuova generazione di cinesi”.

Gabriele Menegatti, già ambasciatore d’Italia nella Repubblica Popolare cinese dal 2003 al 2006 e oggi membro del fondo di private equity Mandarin Group in questa conversazione con Formiche.net è sicuro che la misura “storica” annunciata da Pechino arriva soprattutto perché “il gigante asiatico non cresce più come vorrebbe e deve così avviare una nuova fase di sviluppo. L’invecchiamento della società sta procedendo a un ritmo accelerato. In precedenza, secondo le stime dell’Onu, il picco della crescita della popolazione cinese sarebbe stato raggiunto nel 2030: i nuovi studi lo situano già nel 2020. Nel 2013, secondo una valutazione della Banca Mondiale, la popolazione della Cina era di 1,35 miliardi di persone. Di cui la gran parte sono anziani. Oggi la Cina dà l’avvio ad un piano che guarda lontano, che ha un orizzonte almeno ventennale”.

Che effetti potrà avere non solo dal punto di vista demografico ma anche economico?

Nessuna paura. Era relativamente scontato che passando da eccezioni ad eccezioni si superasse una legge voluta addirittura nel 1979 quando leader era Deng Xiaoping e che, se da una parte ha fermato la “bomba demografica”, dall’altra ha provocato un progressivo invecchiamento della popolazione con importanti conseguenze sia per quanto riguarda le dimensioni della forza lavoro che per quanto riguarda le spese sanitarie. È una decisione che viene presa solo per ragioni economiche: come noi sappiamo che saranno gli immigrati, visto che non facciamo più figli, a pagare le nostre pensioni, loro contano adesso sul secondo figlio perché cominciano ad essere vecchi.

Ma così facendo non rischiano di diventare troppi i cinesi?

No, hanno Regioni che sono grandi cinque volte l’Italia e dove abitano meno di 30 milioni di abitanti. Il punto non è questo. Non c’è nessuna bolla esplosiva all’orizzonte. Ripeto: è una misura giusta, equilibrata, arrivata addirittura secondo me con qualche anno di ritardo. La popolazione del Celeste Impero sta invecchiando in maniera estremamente veloce, tanto da non poter garantire adeguatamente un ricambio della forza lavorativa e anche un sostegno non solo più ai consumi interni ma alla stessa produttività nazionale dal momento che, ricordiamoci l’esempio del Giappone, una popolazione anziana è tendenzialmente più conservatrice nei consumi.

Diciamo la verità: la Cina punta anche con misure di questo genere a ottenere lo status di economia di mercato che tenta a più riprese da quando è entrata nel Wto…

Certo, status che potrebbe vedersi riconosciuto già il prossimo anno. Non dobbiamo dimenticare che questo Paese ha fatto comunque dei passi in avanti rispetto alle regole del commercio mondiale, penso ad esempio alla protezione dei brevetti o alle regole ambientali. Se vuole, questa è una misura che potrebbe essere letta per far vedere un Paese più sensibile anche rispetto al tema dei diritti umani.

Si riferisce al problema degli infanticidi e degli aborti clandestini?

Una pratica resa brutale dalla legge del figlio unico e che potrebbe essere finalmente superata. Nelle campagne, hanno denunciato molti attivisti, spesso venivano uccise le figlie femmine per il desiderio di avere un erede maschio, e questo ha anche sfasato il rapporto tra i generi, dove quello maschile supera fino al 20% quello femminile.

Insomma, l’abolizione della legge del figlio unico lei la vede come una benedizione…

Come un passo necessario. Arriva forse troppo tardi. Ma cosa vuole: la Cina alla fine è come una petroliera, granitica nella propria postura, che ci mette tanto a virare di bordo, ma quando lo fa la rotta è già decisa.

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