Pedofilia, frode finanziaria, droghe, spionaggio e tradimento. Il compito di Gian Piero Milano (nella foto) non è facile. Le vicende che ha dovuto scoperchiare da quando è stato nominato da Papa Francesco “Promotore della Giustizia” vaticana sono varie e disdicevoli. Per ultimo, ha dovuto seguire le indagini che hanno portato all’arresto del monsignore Lucio Ángel Vallejo Balda e Francesca Immacolata Chaouqui, ex membri della Commissione Referente di studio e indirizzo sugli enti economici e amministrativi della Santa Sede. Anche il processo precedente, quello del “maggiordomo” di Benedetto XVI, Paolo Gabriele, era stato condotto da Gian Piero Milano.
VITA ACCADEMICA
Ma chi è Gian Piero Milano? Nato a Voltaggio nel 1947, si è laureato nel 1970 in Diritto canonico alla Pontificia Università Lateranense. Ha vinto una borsa di studi alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Firenze.
Dal curriculum vitae pubblicato dall’Università Tor Vergata di Roma si legge che dal 1997 al 2007 è stato vice direttore della “Scuola di specializzazione per le professioni legali” nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma Tor Vergata; dal 1997 al 2007 Pro-rettore Vicario e dal 1998 al 2005 è stato nominato membro del Consiglio di amministrazione della Fondazione Civitas Lateranensis nella Città del Vaticano. Ha anche svolto diverse attività accademiche e professionali all’estero, soprattutto in Svizzera.
Dagli anni ‘70 si è dedicato all’attività docente. Mentre era professore di Diritto canonico ed ecclesiastico all’Università Tor Vergata di Roma, Milano è stato chiamato da Papa Francesco per diventare Promotore della giustizia. Ha deciso di sospendere la quiete attività accademica per svolgere la missione assegnata dal Santo Padre.
IL RUOLO
Come spiega un articolo di Famiglia Cristiana, il Promotore di giustizia “esercita l’azione penale, è assistito, per le indagini, dalla Gendarmeria vaticana… (il ruolo) corrisponde più o meno al nostro pubblico ministero. Anche qui con una eccezione: per i reati meno gravi, infatti, può decidere autonomamente il rinvio a giudizio”.
GIUSTIZIA VATICANA
Su Famiglia Cristiana si legge che secondo la procedura formale, il Promotore convoca l’imputato per contestare i reati in un colloquio a porte chiuse e nel quale gli avvocati difensori non hanno parola. L’imputato può rifiutarsi di rispondere alle domande.
Dopo questa fase l’istruttoria con l’intervento del giudice nel caso dei reati più gravi. A questo punto possono intervenire gli avvocati. L’unica fase pubblica è il dibattimento. Anche in Vaticano i processi hanno tre gradi di giudizio: giudice unico o Tribunale, a seconda del reato; Corte d’Appello; Corte di Cassazione. In base ai Patti lateranensi, la Segreteria di Stato vaticana può chiedere allo Stato italiano che la pena detentiva venga scontata in un carcere italiano.
ALTRI CASI
Gian Piero Milano ha seguito altri casi. Il Promotore della giustizia consegnò ai funzionari vaticani un report di 50 pagine con “l’inchiesta di due casi, con diversi gradi di gravità, sulla posizione di materiale pornografico infantile da parte di persone che vivevano e lavoravano in Vaticano”. Nelle indagini era coinvolto l’ex arcivescovo Jozef Wesolowski.
L’avvocato ha seguito nel 2014 le inchieste su malversazione di fonti da parte di ex manager della Banca del Vaticano e l’Istituto per le opere della religione e tentativi di traffico di droga attraverso la posta vaticana.