Qualcosa di nuovo si sta muovendo nella politica italiana “controllata” da un potere fortemente maschile che ancora oggi sceglie e decide chi mettere sugli scranni dell’impero tra le fila delle candidate. Parto dal tonico editoriale di Antonio Polito, audace Vice Direttore dell’”Ammiraglia dell’informazione”, perché denuncia una delega nonché deriva giudizial/procural/rigorista dei partiti nel gestire le questioni dell’amministrar la cosa pubblica in difficoltà oggettive, veramente stupefacente e lucida. In questi giorni di sbornia della funesta vicenda di Marino, i fuochi d’artificio della chiusura di EXPO, la legge finanziaria che accende di nuovo la miccia dell’instabilità, Boeri che vuole fare il Ministro del lavoro e dunque -grato ai mezzi d’informazione che gli danno visibilità impunita -fa proposte di riforma indebita, la Libia che cerca il pretesto per scagliarci qualche missile, succede che le parlamentari e prima di loro gruppetti sparsi e non tanto rassegnati, si danno da fare per cercare (devo dire accanitamente) di creare il partito delle donne.
Così è stato-senza dubbio- dal dicembre 2014 in cui una signora, Isa Maggi, ha convocato in maniera sia pur confusa e populista gli Stati generali delle donne, a Roma in una sede europea presa in prestito, per proporre idee e iniziative, ben poco poi recepite dalle istituzioni ma ripetute in tante sedi regionali con la speranza che potesse fare “massa critica” e dare sviluppo alla voce e al potere femminile. Nell’iniziativa poi è comparsa la Senatrice Fedeli, rossa di capelli e cigiellina, ora assurta all’era dell’obbedienza renziana che si è affrettata a metterci “sopra il cappello” per dirla al maschile.
Così le signore- fuori dal parlamento e dai Ministeri – un po’ nostalgiche, un po’ deluse e sempre incapaci di mettersi d’accordo sulla ripartizione e il rispetto delle regole individuate e concordate (politicamente corrette e opportuniste alla maniera maschile) -,tanto che un silenzio assordante è sceso sull’eliminazione fisica degli organismi di parità- costituiti da donne- unico vero presidio antidiscriminatorio, sono diventate esse stesse preda di appetiti solo assembleari e tacite platee da convocare quando c’è da fare una conferenza stampa per spiegare cosa fa il Governo. Almeno in questi ultimi anni di riforme sociali e del lavoro se si fossero rese conto delle potenzialità di metter in moto politiche attive peraltro rintracciabili trasversalmente in tutti i settori nel processo riformatore in atto (se pur modeste ma presenti), anziché assumere il ruolo di “tricoteuses” quando venivano coinvolte in azioni concrete abituate a far male la politica asservita e magari settaria, oggi, forti della competenza che potevano acquisire sarebbero state utili alla causa.
Invece tacciono felici di un’occasione di gita romana al servizio del sistema. Ma ecco che le onorevoli parlamentari suonano le trombe e capitanate dalla Presidente Boldrini, fanno ciò che di utile sarebbe già potuto essere stato fatto se almeno avessero avuto il coraggio di affermare la loro forza in Parlamento stando appunto dalla parte delle donne italiane, anche creando quella Commissione per le politiche di pari opportunità che sarebbe stata fondamentale in momenti in cui c’era da fare squadra e superare così con la testa alta quella cultura di sudditanza maschile di cui soffre ancora l’emiciclo e in cui soccombe la democrazia paritaria sostanziale. Per la prima volta è stato istituito alla Camera l’Inter gruppo parlamentare per le donne, i diritti e le pari opportunità, e l’obiettivo è nobile: porre le questioni di genere al centro del dibattito politico-legislativo, sulla scia delle diverse esperienze internazionali già esistenti in Europa e negli Stati Uniti.
Composto da 80 deputate, espressione di tutti i gruppi che siedono a Montecitorio, l’intergruppo si è dato anche un comitato direttivo con funzioni di coordinamento e impulso dei lavori, del quale fanno parte una deputata per ciascun gruppo, oltre alle deputate dell’Ufficio di Presidenza.
L’Intergruppo, presieduto da Boldrini, saprà non essere un’arena ma diventare una sede di confronto bipartisan su iniziative legislative già all’esame del Parlamento e proporne di nuove, ma anche di promuovere i temi che riguardano la vita delle donne attraverso incontri, dibattiti ed eventi culturali e non solo un “Caffè letterario” o peggio un salotto? Sarà nostra cura seguire attentamente i lavori. Oltre che a fare un po’ di ordine e “tirare dentro” anziché escludere, l’Intergruppo di Montecitorio forse saprà essere quello che ora non è più la politica per le donne, dopo una stagione in cui comunque, varie Onorevoli Ministre, hanno cercato di essere interlocutrici in sedi internazionali dove è fondamentale esserci unite e compatte e con proposte concrete. Quando si arriva nei contesti globali soprattutto sulle riforme dei sistemi di welfare in cui è coinvolta l’Italia serve competenza e sintesi essenziale, poiché nel regno Unito, in Francia in Spagna, nella Ue, nella Germania una rete tra tutte le donne che appartengono alle istituzioni europee è fondamentale, soprattutto per dialogare e fare squadra in Parlamento, Commissione, Consiglio e personale delle rappresentanze nazionali a Bruxelles.
Un dubbio solo: mi auguro che di politiche per le donne si tratti, donne che ancora subiscono discriminazioni e violenze inaudite, madri che devono “essere custodite e aiutate sul lavoro” come dice Papa Francesco e non sia solo una frenetica iniziativa di truppe cammellate che avanza in direzione di quella stagione trans ed etero che pur esistendo e avendo diritti, con la scelta del Dipartimento delle Pari opportunità della Presidenza del Consiglio, in questi anni ha dedicato risorse e investimenti notevoli strabiscamente dalla parte degli studi di gender, della omosessualità, ecc. Che non sono né la struttura di welfare rimodulato per le nuove povertà tra cui sono in maggioranza le donne, né sviluppo delle politiche occupazionali in ambito sia pubblico che privato di cui con grande fatica e pochi riconoscimenti, si è comunque impegnato il ministero del lavoro e delle politiche sociali di cui orgogliosamente ho fatto parte attiva. Appunto dalla parte delle donne e del lavoro.