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Ecco perché Hezbollah è più ricca dell’Isis

L’intervento militare della Russia in Siria ha effetti geopolitici a livello globale. Aiutando il presidente siriano Bashar al-Assad a indebolire le milizie anti regime, Mosca sta di fatto dando una mano ai gruppi terroristici che operano sul territorio. Uno di questi è Hezbollah, l’organizzazione sciita libanese.

ALLEATI IRANIANI

Il governo iraniano si è subito attivato dopo l’inizio delle operazioni russe. La prima mossa: chiedere al segretario generale di Hezbollah, Sheikh Hassan Nasrallah, di inviare in Siria gran parte dei 6mila combattenti del gruppo libanese che negli ultimi tre anni sono stati al fianco di Assad contro l’Esercito siriano libero e lo Stato Islamico.

Le risorse e le capacità di Hezbollah possono giocare un ruolo determinante nella soluzione del conflitto siriano. Secondo il generale israeliano Yaacov Amidror, membro del Centro per gli studi strategici Begin-Sadat dell’Università di Bar Ilan e ricercatore del Jerusalem Center For Public Affairs, Hezbollah sarebbe più ricca dello Stato Islamico.

HEZBOLLAH VS. ISIS

In un’intervista pubblicata dal sito governativo russo Sputnik, Amidror ha smontato il mito che i drappi neri siano i terroristi più ricchi del mondo. “Non credo che l’Isis sia l’organizzazione terroristica più ricca al mondo. Penso che il movimento sciita libanese Hezbollah abbia più risorse dello Stato Islamico. E, ancora più importante, dietro Hezbollah c’è l’Iran, che ora è un Paese molto ricco. Dietro all’Isis non ci sono – formalmente – Stati”. Sul presunto sostegno di Qatar e Arabia saudita al gruppo guidato da Abu Bakr al-Baghdadi, l’analista sostiene che gli estremisti islamici ricevono denaro proveniente dai Paesi del Golfo, ma probabilmente da individui che lo donano in maniera privata e non da finanziamenti statali veri e propri.

IL RUOLO DELLA TURCHIA

Amidror, ex consigliere di sicurezza nazionale del primo ministro israeliano e già capo del Consiglio nazionale di sicurezza, ha spiegato che lo Stato Islamico “ha a disposizione il greggio che si produce nelle zone che controlla e lo distribuisce passando per il territorio turco. La maggior parte dei suoi proventi proviene proprio dalla vendita di petrolio di contrabbando. Altre entrate di denaro arrivano dalle tasse imposte agli abitanti delle zone controllate. La terza deriva da donazioni dall’estero”. “Se si vuole fermare l’Isis – ha aggiunto Amidrod bisogna convincere i turchi a fermare con più determinazione il commercio di petrolio”.

Per ciò che riguarda la vendita di patrimonio archeologico saccheggiato, il generale non crede che questa sia la fonte principale di entrate di denaro dei drappi neri: “La vendita di antichità produce milioni di dollari, ma non centinaia di milioni di dollari”.

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