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Il saluto a Valeria Solesin

Oggi si sono tenuti i funerali civili di Valeria Solesin a Venezia. Come Valeria, mia coetanea, ho lasciato la mia casa e la mia famiglia per vivere in un altro Paese e per cercare la mia strada. Come Valeria, ho fatto studi di sociologia e come Valeria e tante altre e tanti altri della mia generazione vivo nella speranza di un mondo migliore.

La morte di Valeria, che non conosco, mi ha colpito profondamente perché ho pensato alle amiche e agli amici che vivono a Parigi e che avrebbero potuto trovarsi nella stessa situazione. A ciascuno di noi poteva accadere e purtroppo potrebbe ancora accadere.

Ho voluto seguire i funerali anche da lontano perché volevo essere partecipe a questo momento di cordoglio. Ho ascoltato l’intervento del padre di Valeria affiancato dalla madre e ho visto due giganti di dignità e un esempio per tutti noi. Parole sagge, composte, dignitose. Il dolore strozzato in gola per la perdita di una figlia. Il suo auspicio rivolto anche a me, a quelle e a quei giovani che “non si arrendono” lo raccolgo con umiltà e con tanto senso di gratitudine.

La presenza dei rappresentanti delle istituzioni così come delle grandi religioni è un simbolo di unità e di fratellanza che è la miglior risposta contro l’odio e la ferocia dei terroristi. Soffro per la morte di Valeria, perché la sento vicina. Sento il dolore dei suoi familiari e non posso che stringermi simbolicamente a loro, in silenzio.

Le parole dei rappresentanti delle comunità dei musulmani in Italia mi ha colpito. La loro presenza è stata importante in questo momento di tensione, di rabbia e di ferocia indiscriminata che rischia di sfociare in nuovo odio di religione. Non possiamo e non dobbiamo permettere che questo accada. La vita di Valeria è stata spezzata con questi intenti, per Valeria, per tutte le persone nel mondo che soffrono dobbiamo stringerci di più, più democrazia, più rispetto e più fratellanza.

Per Valeria.



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