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Rischi e opportunità degli investimenti in Iran. Report Sace

DOVE INDIRIZZARE GLI SFORZI DI RECUPERO

Dal 2006 l’Italia ha perso molte posizioni, pur rimanendo il nono Paese esportatore nei confronti dell’Iran. Riguadagnare le quote di mercato perse non sarà facile, considerando che concorrenti quali Cina, India, Russia e Brasile hanno subito molti meno vincoli negli ultimi anni guadagnandosi una posizione importante all’interno del Paese.

La riapertura dei commerci con Teheran produrrebbe senz’altro un vantaggio immediato sul settore petrolifero, il più colpito dalle sanzioni internazionali nonché quello che necessita dei maggiori investimenti. Dal 2011 a oggi il petrolio esportato dall’Iran si è dimezzato (da 2,6 a 1,4 mln b/g).

Dalla sola UE si è avuta una minore domanda per quasi 600 mila b/g. La contrazione dei volumi, dirottati sui mercati orientali per l’embargo dell’Occidente, e la necessità di preservare il consenso sociale con la spesa pubblica, hanno contribuito a mantenere il breakeven ben al di sopra dei 100 $ al barile. La riapertura degli scambi potrebbe pertanto ridare fiato alle finanze del Paese, ma la sovrabbondanza attuale di greggio sul pianeta non consente previsioni particolarmente incoraggianti in termini di offerta aggiuntiva. Per il medio-lungo termine, tuttavia, il Paese non potrà non dotarsi di un’industria e di infrastrutture adeguate: sarà pertanto fondamentale l’apporto di nuova tecnologia come valvole, raccordi e strutture per la lavorazione domestica del petrolio.

Il secondo settore di opportunità, dopo quello petrolifero, è l’automotive. L’Iran era un mercato da 1,5 milioni di immatricolazioni di veicoli all’anno nel periodo pre-inasprimento sanzioni del 2011, ora ci si attende un ritorno sopra i 2 milioni di unità all’anno nel caso le sanzioni siano rimosse. Questo soprattutto per la necessità di rinnovare un parco circolante (14 milioni di unità) molto vecchio. In prima linea per il ritorno nel Paese ci sono le francesi PSA e Renault, già presenti con JV nel Paese.

Anche i trasporti offriranno buone prospettive di domanda. Le sanzioni che vietano al Paese di acquistare aerei occidentali fin dagli anni ’70 hanno contribuito a creare una flotta aerea antiquata e di scarsa qualità. L’Iran ha annunciato che una volta tolte le sanzioni comincerà il rinnovo della flotta con l’acquisto di 400 aerei.

Stesso discorso vale per i treni e le ferrovie. Numerosi costruttori inglesi e francesi sono alla porta per l’ampliamento e il rinnovo della rete ferroviaria iraniana.

La decisa crescita demografica (attualmente si contano in Iran 77 milioni di abitanti, ma si prevede raggiungeranno i 100 milioni entro il 2050) necessiterà di un’offerta abitativa adeguata, sia di alloggi popolari che di lusso, oltre che di strutture commerciali, alberghiere e uffici. I centri in forte sviluppo sono numerosi, alla capitale Teheran si aggiungono città quali Isfahan, Shiraz, Mashad, Tabriz, Yazd e Hamadan. In quest’ottica, ottime performance sono attese anche dal settore dei materiali da costruzione e dei macchinari per la lavorazione di marmo e granito, materie prime di cui il Paese è molto ricco.

Oltre alla richiesta di alloggi vi è anche una crescente sensibilità verso le nuove tendenze di design, soprattutto da parte delle élite iraniane. Si delineano buone opportunità per il settore del mobile, per gli articoli di illuminazione, gli accessori per il bagno e la cucina, i laminati in legno, i rivestimenti in vetro, le scale, gli infissi per porte e finestre, i materiali antisismici e le caldaie.

OPPORTUNITÀ E RISCHI DELL’INVESTIMENTO IN IRAN

Oltre che meta appetibile per le merci italiane, l’Iran rappresenterà un’ottima opportunità per coloro che desidereranno investire nel Paese. I principali vantaggi per gli investitori risiedono:

• Nella forza lavoro competitiva in termini di qualifiche e costo. Il livello medio di istruzione nel Paese è elevato (4 milioni di studenti universitari, 700 mila laureati ogni anno di cui circa la metà in discipline scientifico-ingegneristiche) a fronte di un salario medio di 330 $ al mese e normative di assunzione relativamente agevoli per il datore di lavoro.

• Nelle importanti agevolazioni fiscali per gli investitori esteri. Il Paese ha 14 economic zone e 7 free trade zone, dove gli investitori stranieri godono di esenzioni fiscali per un periodo di 20 anni, della completa libertà di movimento di capitali e profitti e dell’assenza di dazi all’importazione.

• Nelle potenzialità demografiche: il Paese è molto popoloso, con circa la metà della popolazione sotto i 30 anni e un PIL pro capite pari alla metà di quello italiano04. Questo è un elemento importante sia dal punto di vista del mercato del lavoro, sia per le potenzialità commerciali di questa fascia della popolazione.

Occorre tuttavia ricordare l’esistenza di alcuni elementi frenanti, che possono essere comunque opportunamente
gestiti con l’assistenza di attenti conoscitori del contesto locale.

• Il business climate del Paese presenta ancora qualche limite nonostante i miglioramenti, in particolare per l’avvio delle attività produttive, le pratiche di registrazione di proprietà e l’ottenimento dei permessi edilizi.

• L’attività delle aziende che si stabiliscono in Iran possono essere ostacolate dalla diffusa corruzione e dal peso che lo Stato riveste nei diversi comparti produttivi. Le principali banche e le grandi imprese pubbliche e semi-pubbliche dominano interi comparti produttivi e commerciali del Paese, lasciando poco spazio ai nuovi player che si affacciano sul mercato.

• Oltre allo Stato un peso economico importante è quello dei Pasdaran, o guardiani della rivoluzione. La loro presenza spazia dall’energia alla petrolchimica, dalle automobili alle cliniche per la chirurgia al laser, dalle infrastrutture all’industria bellica, oltre agli interessi nel sistema finanziario iraniano.

• In Iran permangono inoltre elevate barriere doganali, in particolare laddove esista una produzione locale da proteggere. Tale situazione si verifica principalmente sui beni di consumo in genere e su quelli durevoli. Sui beni alimentari, ad esempio, i dazi possono arrivare al 65%.

• Infine, ricordiamo che l’impianto sanzionatorio sul Paese resta per il momento congelato in attesa del raggiungimento di una eliminazione definitiva. Massima attenzione ad operare nel pieno rispetto del quadro normativo in essere.

CONCLUSIONI

La rimozione graduale delle sanzioni internazionali ridarà fiato e slancio a un’economia in recessione da due anni. Le opportunità vanno colte in settori come l’oil&gas, i trasporti, l’edilizia residenziale, la costruzione di grandi opere e il turismo.

Il tutto senza dimenticare che a fronte di queste opportunità vanno attentamente valutati i rischi del fare business nel Paese. Tra i principali: l’elevata corruzione, la burocrazia, le elevate barriere doganali e le tempistiche che saranno individuate per l’eliminazione delle sanzioni in essere.

Non da ultimo le imprese dovranno prestare attenzione ai rischi di mancato pagamento anche a causa di ritardi per disponibilità della valuta, almeno fino a quando il Paese non rientrerà a pieno nei circuiti finanziari internazionali.

 

sace

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