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La cultura del “Whistleblowing”

Fare chiarezza su uno strumento innovativo e che da relativamente poco tempo ha fatto il suo ingresso nel nostro ordinamento, sia pure in modo parziale: sto parlando del “Whistleblowing”, uno strumento legale già collaudato negli Stati Uniti e in Gran Bretagna che garantisce tutele a chi denuncia, ma che in Italia, applicato alla Pubblica Amministrazione, stenta a decollare, di cui si è ampiamente discusso in un convegno svoltosi lo scorso 22 ottobre a Roma, presso la sede della RAI, dal titolo decisamente significativo “La Cultura del Whistleblowing: un impegno civile ed etico per un’efficace lotta alla corruzione”.

L’importanza del tema, affrontato nel Convegno promosso dall’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, nell’ambito delle iniziative di lancio del Master Anticorruzione che partirà a fine gennaio 2016 (per informazioni: www.masteranticorruzione.it), è stata sottolineata , sia da Monica Maggioni, Presidente della RAI, che si è rallegrata per aver dato ospitalità a questo dibattito in un’Azienda pubblica, che non è un luogo qualsiasi, ma un luogo dove si fa servizio pubblico, dove giorno dopo giorno si costruiscono valori per la Società e una coscienza del Paese; sia da Giuseppe Novelli, Rettore dell’Università di Tor Vergata, che ne ha posto in risalto il valore educativo e la sua collocazione in un percorso adeguato per i giovani e le classi dirigenti, nell’ambito della “terza missione” dell’università, che, dopo la formazione e la ricerca, è quella di aprirsi al territorio. Il Master Anticorruzione va in direzione della terza missione.

Dopo i due interventi introduttivi, sono cominciati i lavori sotto la direzione di Filippo Cucuccio, Direttore Generale dell’ANSPC – Associazione Nazionale per lo Studio dei Problemi del Credito e giornalista, che ha ricordato alcuni dati significativi sulla presenza della corruzione in Italia e sui suoi effetti devastanti in termini di crescita del PIL e di reputazione del sistema Paese in un’ottica di comparazione internazionale con risultati sconfortanti per l’Italia. L’Italia si classifica, secondo il Word Economic Forum, al 106esimo posto su 144 Nazioni considerate per quanto riguarda l’indice di competitività globale e gli aspetti della legalità. Transparency International ricorda che siamo al terzo posto – dopo Grecia e Bulgaria – nella classifica della corruzione in Europa.  Risulta inoltre, secondo studi della Banca d’Italia, che la percezione del rischio di criminalità economica per le imprese è pari al 30%, e al Sud la percentuale arriva al 40%.

Nel suo intervento Raffaele Cantone, Presidente dell’ANAC, si è soffermato sugli aspetti di base del “Whistleblowing”, riportandolo nella sua collocazione di atto di coraggio doveroso finalizzato a sconfiggere la cultura dell’omertà e della connivenza: la cultura dell’anonimato non è positiva per il Paese. Per Cantone si deve promuovere e coltivare una cultura di un’Amministrazione che ha il coraggio dei propri passi.

Così come è stato finora concepito e applicato in Italia, lo strumento della segnalazione di illeciti, norma utile e necessaria, mostra evidenti limiti operativi, perché applicata solo a chi opera  nel settore pubblico, mentre si conosce il peso della corruzione nel settore privato. Rimangono , inoltre le questioni aperte in tema di tutela della riservatezza e mancanza di incentivi adeguati che richiedono un intervento parlamentare con scelte precise, con una reale tutela di chi segnala, creando un meccanismo che sia veramente efficiente. Il Presidente Cantone ha, poi, richiamato la necessità di un cambio di cultura, di senso di responsabilità nelle scelte da parte di chi riveste certi ruoli e compiti e ha sottolineato le  difficoltà a far accettare il Piano di prevenzione contro la corruzione, “perché – ha spiegato – abbiamo chiesto adempimenti in 15 giorni, allo stesso modo a piccoli e grandi Comuni, senza avere il tempo di spiegare quali fossero i vantaggi della trasparenza, anche per le amministrazioni”. Si tratta invece di portare soluzioni. A cominciare dalla  formazione che e’ indispensabile perché occorre creare professionalità adeguate in grado di supportare con efficienza il contrasto ai fenomeni devianti, contribuendo a diffondere la cultura della trasparenza ed integrità. E, in tal senso, il Presidente Cantone ha ringraziato per l’avvio del Master Anticorruzione.

Si è così aperto il dibattito sotto forma di tavola rotonda, alla quale hanno partecipato esponenti qualificati delle Istituzioni, della Magistratura e delle Forze dell’ordine.

Claudio Clemente, Direttore dell’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia, ha ricordato come il “Whistleblowing” si possa inserire nella strumentazione già sperimentata per le segnalazioni di operazioni sospette. Contrastando il riciclaggio si aiuta a contrastare la corruzione. La Quarta Direttiva Antiriciclaggio introduce, oltre alle segnalazioni di operazioni sospette, anche le segnalazioni da parte di operatori interni, pubblici o privati, di comportamenti che violano le norme di antiriciclaggio.

Anche per Guido Stazi, Segretario Generale della Consob, sono da valutare con attenzione gli esiti di un impatto di questo strumento nel nostro ordinamento, che si ispira ancora oggi ai principi derivanti dal diritto romano, mentre permangono allo stato attuale difficoltà di un’efficace attivazione dell’anonimato.

Dal canto suo, Francesca Palisi, Responsabile Ufficio Ordinamento Finanziario di ABI, nel ricordare gli sviluppi recenti della normativa di vigilanza in tema di lotta alla criminalità economica, ne ha cominciato ad analizzare gli effetti applicativi sulle Banche , cogliendone il lato di implementazione della cultura dell’organizzazione, dei controlli e della legalità che ispirano i loro comportamenti.

Gli aspetti applicativi sono stati al centro della riflessione di Gianfranco Cariola, che ha ricordato la complessità dei flussi informativi che ruotano attorno alle Aziende, con la necessità di ricercare un momento di sintesi a livello istituzionale perché i flussi sono eterogenei e a profondità diverse. Inoltre, Cariola ha portato l’esempio della sua esperienza in RAI sull’utilizzo del “Whistleblowing”, sottolineando come nei fenomeni di Control Governance, è difficile spesso trovare un equilibrio per la proliferazioni di attori coinvolti . L’obiettivo principale deve essere , in definitiva , quello di fornire un servizio ,  il management deve utilizzare lo strumento per poter gestire in maniera corretta le attività e la segnalazione deve essere vissuta come uno strumento repressivo, ma in un’ottica di gestione interna.

Aristide Police, Professore Ordinario di Diritto Amministrativo e Direttore del Master Anticorruzione dell’Università di Tor Vergata, ha evidenziato che diverse sono le discipline collegate allo strumento della segnalazione di illeciti, diversi i parametri e i punti di partenza, diverse le culture e le conseguenze, il che rende l’istituto particolarmente complesso. Police ha, inoltre, sottolineato che, per un collocamento adeguato del “Whistleblowing” nel nostro ordinamento, si deve necessariamente fare chiarezza in tema di illecito penale, erariale, amministrativo, stabilendo a quale Autorità inoltrare le segnalazioni e lasciandosi guidare da una chiave di lettura unitaria ispirata al principio della trasparenza, principio che va rafforzato.

Di esigenza di trasparenza e chiarezza hanno parlato anche i due Magistrati presenti al dibattito, Nello Rossi, Avvocato Generale presso la Corte di Cassazione e Sergio Sottani, Procuratore Capo della Repubblica di Forlì.

Il primo, portando la metafora dell’agronomo e dell’innesto, ha sottolineato come la più ampia introduzione del “Whistleblowing” sia difficile ma non impossibile, e può essere realizzata con efficacia a patto di dissipare equivoci e adottare adeguate cautele, prevedendo un periodo di sperimentazione seguito da possibili correzioni. Inoltre – ha aggiunto Rossi – non dobbiamo ampliare gli obblighi, ma stimolare iniziative di denuncia, offrendo spazio maggiore alle denunce anonime, se adeguatamente documentate, e dando luogo ad adeguati sviluppi, a verifiche per arrivare a valide notitiae criminis, con saldatura tra pubblico e privato, tutelando il regime di riservatezza e la protezione dell’identita’.

Dal canto suo Sergio Sottani, nel sottolineare la diffidenza da parte del giudice penale derivante dal rischio di denunce a pioggia su cui, in quanto anonime, non si riesce ad intervenire per la mole e i tempi di prescrizione, si è dichiarato a favore dell’introduzione dell’obbligo generalizzato di denuncia e ad una normativa che, da un lato, favorisca l’uniformità comportamentale delle diverse Procure, dall’altro tuteli adeguatamente la libera concorrenza e il corretto sviluppo dei mercati. Lo spirito della norma della vedetta civica non è quello di introdurre più notizie di reato, ma di essere un’occasione di trasparenza, di capire qual è il bene tutelato, di concepire la tutela della libera concorrenza e dei mercati come stella di riferimento.

Il Generale Giuseppe Bottillo, Comandante del Nucleo Speciale Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, partendo dall’analisi dell’”equazione di Klitgaard”, si e’ soffermato sulle difficoltà operative che si incentrano quotidianamente nel contrasto al crimine organizzato, soprattutto a causa dell’omertà diffusa, e sulla necessità di dotarsi di armi efficaci per condurre questa lotta.

Le conclusioni dei lavori sono state affidate a Gustavo Piga, Professore Ordinario di Economia Politica, Direttore del Master in Procurement Management presso l’Università di Tor Vergata, che – raccogliendo i suggerimenti e le osservazioni apportate dal Presidente Cantone e dagli intervenuti alla tavola rotonda – ha manifestato la propria soddisfazione per aver compiuto un primo passo significativo nel percorso di formazione e diffusione della cultura della legalità, avvalendosi di uno strumento innovativo, sicuramente da perfezionare, ma che può funzionare da reale stimolo per proseguire con rinnovato slancio per la costruzione di una società civile migliore e più sana. Il nuovo Master Anticorruzione dell’Università di Tor Vergata – secondo Piga – si propone, in tal senso, come un eccellente percorso di formazione interdisciplinare, che coinvolge aziendalisti, giuristi, sociologi, informatici e filosofi, per creare competenze in grado di contribuire con alta professionalità ed efficacia ad azioni e presidi organizzativi di prevenzione e contrasto alla corruzione, stimolando la competitività del Paese. Richiamando la metafora del Procuratore Nello Rossi, questi sono i potenziali innesti giusti che danno speranze, per offrire ai nostri figli non solo tecnologie ma la libertà che è il bene più prezioso.



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