Era l’ospite d’onore insieme al premio Nobel dell’economia James Kenneth Gailbrath del Sorrento Meeting 2015 ed il suo intervento non ha deluso le aspettative.
Issad Rebrab, fondatore del gruppo Cevital ha stregato il pubblico della Cernobbio del Sud quest’anno dedicata alla logistica con il racconto della sua storia di successo. Un storia nella quale, ha spiegato Rebrab, proprio la logistica ha giocato un ruolo chiave per il successo delle sue imprese nel mondo.
Rebrab, primo algerino entrato nelle classifiche di Forbes e ottavo uomo più ricco d’Africa, è diventato famoso anche in Italia nel 2014 quando ha acquisito le acciaierie Lucchini di Piombino salvandole dalla chiusura e dando nuova speranza ai suoi quasi 2mila dipendenti e ad un indotto importante per l’area.
La sua storia è stata raccontata bene da Laura Magna su Formiche e anche a Sorrento l’imprenditore algerino ha ribadito la ricetta del suo successo.
“Il successo del mio gruppo- ha detto Rebrab- è legato a alcuni punti chiave: reinvestire gli utili per creare maggior valore aggiunto; ricerca e applicazione dei più avanzati know-how e tecnologie; attenzione per le scelte di uomini e donne e per la formazione e il trasferimento delle competenze; spirito aziendale; senso di innovazione; ricerca dell’eccellenza e orgoglio di essere al servizio dell’economia nazionale. A questi punti va aggiunto però che nessuna azienda può avere successo senza un sistema logistico che la supporti e che sia funzionale alla sua crescita.”
A ribadire i concetti espressi da Rebrab il Presidente PMI Estero dell’ANCE Associazione Nazionale Costruttori Edili e Presidente di ANCE Foggia Gerardo Biancofiore.
“Ha ragione Rebrab. Gli unici imprenditori che hanno successo- ha dichiarato Biancofiore- sono quelli aperti al mondo, quelli che hanno una visione globale.
Questo convegno ha posto chiaramente l’importanza di una strategia chiara del Sistema Paese sulla portualità e la logistica. Abbiamo bisogno di un’infrastruttura logistica che abbia una visione europea e dia una proiezione verso il mercato globale.
Dobbiamo uscire dalla logica del campanili anche nella portualità e far si che il Mezzogiorno sia un’area sempre più centrale e vitale nel sistema di trasporto euromediterraneo.
Il Sud ha l’occasione di diventare grande porto d’Europa e sembra che il Governo Renzi lo abbia compreso. Le azioni che stanno mettendo in campo il Ministro Del Rio e il coordinatore della Struttura tecnica di missione per l’indirizzo strategico, lo sviluppo delle infrastrutture e l’Alta sorveglianza del ministero delle Infrastrutture e Trasporti Ennio Cascetta.
Va detto però che se è vero che i porti sono il termometro dell’economia e che il loro successo è strettamente collegato a quello delle imprese è fondamentale che il Mezzogiorno si dia un nuovo piano strategico per la manifattura. Non ci possono essere aziende di successo, come ha sottolineato Rebrab, senza una buona logistica, ma non può esserci nemmeno una buona logistica senza aziende che abbiano prodotti da trasportare
Le dieci proposte per migliorare la piattaforma logistica nazionale
Corridoi doganali e Zone economiche speciali, alcune delle soluzioni presentate al Sorrento Meeting per aumentare la competitività dell’Italia
Il meeting è stato anche l’occasione per la presentazione delle “Dieci proposte per migliorare la piattaforma logistica nazionale” elaborate dall’Obi, l’Osservatorio Banche-Imprese di Economia e Finanza, in collaborazione con il Centro di Ricerca sulla Logistica dell’Università Carlo Cattaneo-Liuc per il Sorrento Meeting, l’evento internazionale organizzato dall’Obi, in collaborazione con Assologistica, Confitarma, Fondazione Mezzogiorno Sud Orientale e Fondazione Mezzogiorno Tirrenico, con il sostegno della Città di Sorrento.
Dieci iniziative, subito realizzabili che, intervenendo su infrastrutture e best practice, potrebbero innalzare la competitività dell’Italia, e in particolare del Mezzogiorno, quale hub nel Mediterraneo per la movimentazione delle merci.
Il documento definisce nuovi standard qualitativi delle performance, con la riduzione dei tempi e dei costi dei singoli processi, ottenibili attraverso un più efficiente coordinamento tra soggetti pubblici e privati, il potenziamento delle infrastrutture, e l’ottimizzazione di sistemi organizzativi e informatici.
Per accelerare il processo di smistamento delle merci sono state individuate alcune soluzioni, tra cui il cosiddetto “preclearing”, ossia lo sdoganamento anticipato delle merci presso gli uffici doganali portuali, l’introduzione di corridoi doganali che permettano di presentare la documentazione più velocemente, e l’ampliamento del “Fast Corridor Ferroviario”, che prevede la movimentazione di container dal punto di sbarco fino al magazzino di temporanea custodia presso un nodo logistico di destinazione. E, ancora, l’istituzione di Zes, zone economiche speciali, nei porti di Taranto e Gioia Tauro. Le Zes, nel modello concepito dall’Obi, dovrebbero essere intese non soltanto come aree di lavorazione di merci in transito sulle direttrici intercontinentali, ma anche come sostegno logistico alle “supply chain” ed alle reti distributive delle attività produttive già insediate nel Mezzogiorno, caratterizzate da una forte vocazione all’export.
In una logica di creazione di corridoi veloci per le merci, il documento propone di incentivare gli scambi sugli assi ferroviari Nord-Sud, in particolare sulla linea Adriatica, e di concentrare gli investimenti su porti, terminal intermodali, e aeroporti, che abbiano già dimostrato la capacità di attrarre traffico e svolgere una funzione positiva nel trasporto delle merci.
Per attuare tutto questo, sottolinea l’Obi, occorre la formazione di un solido capitale umano. Competenza ed esperienza dovrebbero essere i criteri con i quali selezionare il management, così da avere professionisti in grado di gestire e coordinare sistemi così complessi come quelli della logistica.
“Le nostre linee guida – spiega il direttore generale dell’Obi, Antonio Corvino – evidenziano l’esistenza di un gap tra il nostro Paese e quelli dell’Europa continentale, e al suo interno tra macro-regioni del Nord e del Sud. Questo divario, però, è solo in parte infrastrutturale. Anzi, limitarsi ad osservare questo aspetto fa perdere di vista altri fattori, altrettanto importanti, che impediscono, non solo al Mezzogiorno, ma all’Italia nel suo insieme, di svolgere funzioni logistiche di respiro internazionale, come avviene nel caso di importanti regioni europee a forte vocazione logistica, in Belgio, in Germania ed Olanda”.