Mi chiedo cosa serva per comprendere il sostanziale fallimento del nostro modello di sviluppo economico di fronte al dato diffuso nei giorni scorsi dall’istituto statistico tedesco, che mostra come una persone su cinque in Germania sia a rischio povertà o esclusione sociale.
Persino nella ricca Germania, insomma, dove tutti gli indicatori rilevano uno straordinario successo, 16,5 milioni di persone, pari al 20,6% della popolazione, sono in queste condizioni, persino in aumento rispetto al 2013, quando erano 16,2 milioni.
Proprio mentre la Germania celebra i suoi successi, insomma, si allarga la zona della povertà. E mi chiedo allora come dovrebbe andare l’economia di un paese per iniziare a ridurla, quest’area. E poco rileva che la situazione tedesca sia migliore del resto dell’Ue.
Qui, secondo la rilevazione Eu-Silc, promossa dalla Commissione Ue e da Eurostat, la percentuale di poveri e di persone a rischio esclusione sociale arriva al 24,4% nel 2014. Parliamo quindi di decine di milioni di persone che vivono in una delle aree più ricche del mondo e i cui redditi, secondo la definizione adottata dagli istituti di rilevazione “sono sotto la soglia di povertà, minacciati dalla povertà, e le famiglie vivono in severa deprivazione materiale o hanno una intensità di lavoro molto bassa”.
E’ interessante notare sfogliando le tabelle messe a disposizione da Eurostat come tale percentuale sia sostanzialmente aumentata dal 2008. Nell’EZ a 17 paesi, tuttavia, era alta già da allora, collocandosi al 21,6%,per arrivare a fine 2014 al 23,4%. Anche nei tempi di abbondanza, ad esempio nel 2005, non si era scesi sotto il 21,5%. E ciò dovrebbe bastare a interrogarci su quanto sia sostenibile un modello sociale che prevede che una persone su cinque non abbia il necessario per vivere dignitosamente.
Se guardiamo all’Italia, osserviamo che nel 2005, quando ancora si pensava di stare bene, il 25% era in queste condizioni. Nel 2014 siamo arrivati al 28,1%: quasi uno su tre. In Francia siamo intorno al 18% mentre nella ricchissima Svizzera “appena” il 13,5% è in condizioni di povertà. Ed è il dato migliore che si registra in Europa.
Di fronte a questa situazione non sembra che l’EZ o l’Ue abbiano la minima idea di come dare un risposta a una istanza che ormai riguarda una parte assai significativa della propria popolazione. La sensazione, assai deludente, è che si tiri a campare.
Che è tutto il contrario di vivere bene.