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Renzi, Tronca e il calcio di rigore

Non siamo renziani né della prima né dell’ultima ora, ma osservatori che si sforzano di essere obiettivi certamente sì. Ed allora bisogna dire che Matteo Renzi ha vinto la partita dell’Expo e al 94° minuto ha battuto anche un perfetto calcio di rigore con la nomina di Francesco Tronca a commissario per Roma.

Non mi soffermerò qui sul successo dell’Expo e sul perfetto funzionamento della Prefettura di Milano, perché l’ho fatto già in precedenti articoli per i miei quindici lettori.

Ma è un fatto che Renzi si sia speso con testardaggine e cocciutaggine in un clima di battute ironiche sul risultato dell’Expo. Il successo è stato innegabile e, se fosse stato aperto ancora due mesi, avremmo sicuramente superato la soglia dei 25 milioni di visitatori. Ma tant’è.

E veniamo al calcio di rigore. Nel campionato di calcio, come in quello del potere, non sempre ti fischiano un rigore a favore. La regola è che, se ti fischiano un rigore a favore, non lo puoi assolutamente sbagliare.
A dire la verità, e a pensarci bene, in settimana il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone aveva fornito al premier un quasi assist. Ma il calcio di rigore è stato la coincidenza della chiusura dell’Expo e delle rocambolesche dimissioni del sindaco Ignazio Marino.

“Hic et nunc”, avrebbero detto gli antichi abitanti di Roma. E mentre le burocrazie imperiali valutavano e soppesavano, Renzi ha tirato, con la nomina di Tronca, il più classico dei rigori. Palla a sinistra e portiere sdraiato a destra, mostrando capacità intuitiva e rapidità di esecuzione.

C’è poco da aggiungere.



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