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Saipem, ecco progetti mondiali e tensioni locali

Arriva la nuova Saipem, più efficiente, incentrata sui punti di forza e meno rischiosa. Lo afferma il business plan quadriennale appena pubblicato. I cui obiettivi principali sono la “riduzione dei costi cumulati per il periodo 2015-17 incrementati da 1.300 milioni di euro, comunicati con i risultati semestrali, a 1.500 milioni di euro”, la “focalizzazione sul core business, identificate opportunità di dismissione” e la “crescita attesa del margine operativo (EBIT) da circa 5,5% nel 2016 a un oltre 7,5%” nei quattro anni del piano.

NUOVO BUSINESS MIX
Il business mix sarà rifocalizzato sulle attività a maggiore valore aggiunto e saranno rivisti i processi commerciali e della gestione del rischio, ma anche la politica finanziaria sarà bilanciata: gli investimenti, nei prossimi due anni saranno inferiori ai 600 milioni di euro e l’indebitamento netto sarà inferiore a 1.500 milioni entro il 2016, per essere portato sotto il miliardo l’anno successivo. Con l’obiettivo ulteriore di ottenere un merito di credito investment grade dalle agenzie di rating.

AUMENTO DI CAPITALE E RIFINANZIAMENTO DEL DEBITO
Nel piano strategico 2016-2019 è incluso un aumento di capitale e un rifinanziamento straordinario del debito. Sarà l’assemblea straordinaria del 2 dicembre ad approvare la ricapitalizzazione, che sarà “in opzione per un importo fino a 3.500 milioni di euro, con completamento previsto nel primo trimestre del 2016”. L’aumento di capitale è finalizzato “alla riduzione della leva finanziaria netta dal 4,6x previsto a fine 2015 all’1,7x su base pro forma” a chiusura dell’operazione, l’indebitamento lordo residuo sarà pari a 3.200 milioni di euro, da rifinanziare tramite nuove linee di credito messe a disposizione da un consorzio di banche.

ENI SCENDE, ENTRA FSI
Eni si è impegnata a sottoscrivere tutte le azioni ordinarie di nuova emissione proporzionalmente spettanti alla partecipazione detenuta in Saipem, pari al 42,9% del capitale sociale ordinario. Ma contemporaneamente a questo impegno, è entrato nel capitale il Fondo strategico italiano (Fsi) controllato dalla Cassa depositi e prestiti, a cui Eni ha ceduto il 12,5%. L’Fsi ha assunto quindi “un impegno irrevocabile ad esercitare integralmente i diritti di opzione spettanti alle azioni oggetto di cessione, subordinatamente all’esecuzione della cessione”.

NESSUNA OPA
La Saipem del nuovo corso passa anche dalla nuova compagine azionaria. Eni, post aumento di capitale, conserverà una quota di almeno il 16%, con il risultato che i due soci pubblici insieme deterranno una quota inferiore al 30% che farebbe scattare l’Opa obbligatoria. “Si tratta di un’operazione finanziariamente impegnativa – nota un analista – ma indispensabile per riportarla a un livello di flessibilità indispensabile per affrontare i prossimi due anni”.

RAMI SECCHI, A RISCHIO 1500 LAVORATORI IN ITALIA
Nel piano è prevista la cessione delle attività no-core della petrolifera, costretta a ristrutturare il business anche per conteggiare la burrasca che ha dimezzato il prezzo del greggio quest’anno. In particolare, Saipem sta valutando la dismissione delle unità Fpso (Floating Production Storage and Offloading) e il taglio delle “infrastrutture presenti in Italia”. Quali sono queste attività di costruzione? “I cantieri in Sardegna in cui lavorano 200 persone – dice un addetto ai lavori – e che Saipem ha tentato di cedere ma finora senza esito e l’ingegneria di Fano, …che impiega 1200 persone tra tecnici ed ingegneri”. Che i cantieri sardi sia uno dei rami secchi per Saipem lo dimostra il fatto che voci di cessioni continuano a circolare nel mercato, come scrive ad esempio l’Unione sarda il 24 ottobre scorso. E anche la stampa locale marchigiana racconta il fermento che agita la sede locale di Saipem che sarebbe interessata dal piano esuberi di 8800 dipendenti.



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