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Sicilia dimentica, ecco perché è dimenticata

Proprio oggi su Repubblica sono citato dall’amico Carlo per l’idea provocatoria di fare causa alla Lonely Planet, la famosa guida turistica, che nella sua recentissima edizione – tutta riservata agli itinerari enoturistici – non ha incluso la Sicilia.
Ora, l’idea è provocatoria e serve per rendere leggero il pezzo di denuncia cosicché, proprio la minaccia della ritorsione, sia la conferma che è tutta una boutade. Figuriamoci, chissenefrega se la Sicilia non c’è.
Non sarebbero andate così le cose, però, se si fosse trattato del Piemonte, o della Toscana. Apriti cielo. Altro che giornali. Altro che denunce. Alla Lonely Planet avrebbero mandato degli emissari a far capire che era la prima e l’ultima volta.

Gli addetti ai lavori stessi, in Sicilia, fanno spallucce. In fondo, dicono, abbiamo brutte strade, i trasporti e i collegamenti non sono fatti per essere “turistici”. Insomma, ci può stare che la Lonely Planet non ci citi.
Fossi stato al posto dell’assessore regionale al turismo però io qualcosa l’avrei fatta. Anziché la pubblicità della Sicilia sui sedili degli aerei Alitalia che, Dio mio, lo sanno tutti – anche chi in Sicilia non ci va – che per andare in Sicilia non li prende più nessuno, una telefonata all’Ufficio Stampa della guida australiana l’avrei fatta. Anche solo per far capire che se la guida la dimentica, almeno il Governo della Regione no.

Ma, in Sicilia, i primi a dimenticarsi della Sicilia sono i siciliani. Non è un caso che l’appello “Coraggio Sicilia” lanciato da Buttafuoco, Fava e Ferrandelli, da più di una settimana in rete, non ha raccolto nemmeno due mila adesioni. Che poi non è che era una chiamata alle armi. Si trattava di sparare al massimo due click sul computer. ‘Nzu. Troppo sbattimento per il popolo dei Siciliani.

Loro amano farsi dimenticare dalla Lonely Planet, amano la tradizione – quella del volare Alitalia con il magnifico Md 80 -, tutto il pittoresco dire attorno alla Sicilia. E di stringersi attorno ai tribuni che vengono a nuoto.

In Piemonte, dove sono tutti fattivi, per non fare una cosa, il Tav, altro che spallucce. Un intellettuale come Erri De Luca – con tutte le contraddizioni e l’umorismo del caso – ha incontrato un consenso totale. Radicale e moderato. E il Tav vedrete non si farà, vedrete. Ecco, appunto.

Figuratevi se la Lonely Planet non metteva il Piemonte. Tant’é.


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