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Tango Vaticano. La Chiesa ai tempi di Francesco secondo Scaramuzzi

“Questo Papa è raggiungibile, conosce tutti i difetti della Curia. Dunque a chi e a cosa è servito far uscire i documenti di Vatileaks 2?”. Iacopo Scaramuzzi è il vaticanista di Askanews e collabora con Vatican Insider, rispetto a Nuzzi e Fittipaldi è meno conosciuto, ma sicuramente è un profondo conoscitore di “cose vaticane”. Per L’asino edizioni ha scritto “Tango Vaticano. La Chiesa ai tempi di Francesco“. Il libro è uscito poco prima delle rilevazioni dei documenti trafugati e racconta quel che è accaduto in Vaticano in questi anni, quel che pensa e fa Francesco, le reali trasformazioni che introduce, al di là di quelle più apparenti, e le resistenze che incontra.

I VATILEAKS

“Ricordiamoci di Vatileaks 1 – dice Scaramuzzzi – Nel 2012 la curia era in crisi, quanto ora è successo è la coda di quella crisi. La riforma è in parte realizzata, molto è ancora da fare, eppure questo Papa è raggiungibile, dunque è meno giustificabile passare documenti all’esterno. I difetti della curia sono noti e il Pontefice è già intervenuto. Ma penso che a questo punto la spinta al rinnovamento ne esca rafforzata”. Insomma, gli effetti di Vatileaks 2 non hanno colto di sorpresa Francesco, che ha ribadito come la riforma debba andare avanti, convinto che la Chiesa debba esser una casa di vetro e che “se un credente parla della povertà o dei senzatetto e conduce una vita da faraone: questo non si può fare”.

UN PAPA CHE SU RIVOLGE ALL’ESTERNO

Fra tutti i cambiamenti apportati da Bergoglio, per l’autore la novità “fondamentale e fondante” di questo pontificato è che questo Papa, a differenza dei suoi predecessori “si rivolge anche al di fuori dalla Chiesa, lui dice: ‘preferisco una Chiesa accidentata ma aperta che una Chiesa malata di autoreferenzialità’. Lo si vede quando si occupa di immigrati, quando si rivolge ai non credenti, quando telefona a Scalfari, quando chiama Pannella per sentire come sta, ma anche quando viaggia e manda messaggi di apertura a paesi come la Russia e la Cina”. “Questo suo aprire la Chiesa in senso missionario significa anche dare ascolto alle situazioni dei credenti meno ‘regolari’ ai ‘peccatori’ come si dice in questo periodo di sinodo, ai divorziati risposati alle coppie di fatto, questa apertura verso chi sta ai margini o addirittura fuori dalla Chiesa è la principale novità”.

FRANCESCO VUOLE ABBATTERE LE BARRIERE

Scaramuzzi delinea la vera anima di questo Pontefice, che mira a sgretolare tutti gli ostacoli frapposti tra il “popolo di Dio” e la gerarchia ecclesiastica. Al Papa “non piace essere ritratto come superman e aggiunge: “Sigmund Freud diceva, se non sbaglio, che in ogni idealizzazione c’è un’aggressione”. Solo una battuta, che manda però in cantina la secolare diffidenza tra preti e terapeuti. Francesco non piace alla destra curiale? E lui, per fare l’elogio della pazienza, cita Giuseppe Siri, icona dei tradizionalisti: ‘Le virtù di un vescovo sono prima la pazienza, seconda la pazienza, terza la pazienza, quarta la pazienza e ultima la pazienza con coloro che ci invitano ad avere pazienza’”.

UNA RIFORMA A 360 GRADI

Per Scaramuzzi la grande riforma a cui ha messo mano papa Francesco non si limita alla ristrutturazione dell’organigramma vaticano. La sua idea di Chiesa prevede di ascoltare tutte le voci, ancor più se arrivano dagli angoli del mondo e se finora non hanno avuto modo di farsi sentire. Il giornalista scrive che Bergoglio ha deciso di “rafforzare lo strumento del sinodo, nato dal Concilio vaticano II ma da allora utilizzato solo come organo blandamente consultivo su tematiche piuttosto generiche, e, come si è visto, ne convoca due, uno straordinario e uno ordinario, a distanza di due anni (ottobre 2014-ottobre 2015) per affrontare, collegialmente, tematiche controverse come famiglia e vita, poligamia e coppie gay, unioni civili e contraccezione, temi considerati indiscutibili, nel trentennio precedente”.

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