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Vatileaks 2 visto dai quotidiani spagnoli e argentini

emanuela orlandi, Francesca Immacolata Chaouqui

Un nuovo Vatileaks scuote il Vaticano. Ieri è stato annunciato l’arresto dello spagnolo Lucio Angel Vallejo Balda, monsignore, e di Francesca Immacolata Chaouqui, ex membro della Commissione di Studi sulle Attività Economiche e Amministrative della Santa Sede. I due sono stati interrogati durante il fine settimana dalla giustizia vaticana e arrestati con l’accusa di avere diffuso materiale riservato (Chaouqui è stata rimessa in libertà). Le indagini sono cominciate a maggio e le misure preventive sono state approvate da Papa Francesco.

L’AMMINISTRATORE DEL PAPA

La notizia di questo secondo scandalo Oltretevere ha avuto eco sulla stampa internazionale, come quando nel 2012 è stato arrestato e processato il maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele, per avere diffuso lettere private di Benedetto XVI. Il quotidiano spagnolo El Mundo si concentra sulla figura di monsignore Vallejo Balda. A luglio del 2013, quando è arrivata la nomina da Papa Francesco, la pubblicazione aveva titolato sul “nuovo amministratore del Papa”: “Un segno di fiducia papale in lui e nell’opera alla quale appartiene. Infatti, adesso tutti i bilanci della Curia romana e della Città del Vaticano portano la sua firma. Un budget di 250 milioni di euro per la Città del Vaticano e di 210 milioni di euro per la Curia romana”.

LA POSIZIONE DELL’OPUS DEI

Oggi El Mundo racconta quello che “è stato battezzato da alcuni come un Vatileaks e, di fatto, ha tutti gli ingredienti per esserlo”. Il quotidiano si sofferma sull’atteggiamento dell’Opus Dei, che in un comunicato ufficiale ha sostenuto di non avere avuto alcun tipo di informazione sul caso: “Se le accuse si dimostrassero certe, sarebbe particolarmente doloroso per il danno fatto alla Chiesa”. Sulla nomina di Vallejo Balda, “la prelatura dell’Opus Dei non è intervenuta, né ha mai saputo di questa decisione fino a quando è stata fatta pubblica: i superiori di monsignore Vallejo sono quelli della Santa Sede e del vescovo della diocesi di Astorga, Spagna”.

VECCHI SCANDALI

El quotidiano El Pais, invece, riprende un altro vecchio caso che lambì Vallejo Balda nell’estate del 2001, quando il fisco spagnolo confiscò “più di 300.000 euro all’economo di Astorga in Gescartera, qualcuno avrebbe pensato che la solida carriera di padre Lucio Vallejo stava per arrivare alla fine. Gescartera era un ‘chiringuito’ finanziario di dubbiosa onestà che è diventato il primo scandalo del governo di Aznar. Diverse diocesi spagnoli sono state sorprese giocando al profitto variabile, con fondi propri o dei fedeli, in un affare che la Chiesa ha risolto senza spiegazione, come al solito. Neanche Vallejo ha dovuto dare risposte in pubblico”. El Pais del monsignore scrive: “Se restiamo alla testimonianza popolare, sono molti gli elogi e silenzi a Astorga attorno alle sue capacità per gestire denaro, ma non ci sono dettagli. Tra i suoi ammiratori ci sono gestori municipali socialisti, che lo rispettano e ammirano. Vallejo è un prete di buona apparenza, simpatico e con tutto il necessario per raggiungere i suoi obiettivi”. È anche presidente di un’associazione che sostiene i preti in Russia.

LA STORIA DI VALLEJO BALDA

Nato il 12 giugno di 1961 a Villamediana de Iregua (la Rioja) in una famiglia di contadini di classe media. È rimasto orfano a cinque anni; suo padre è stato giustiziato dal regime insieme a due fratelli. Non ha potuto essere consigliere perché “figlio di un rosso”. Suo nonno, invece, è stato consigliere di Francisco Franco tutta la vita. Nel suo nome c’è la riconciliazione delle due Spagne: si chiama Lucio Ángel, Lucio per il padre e Ángel per il nonno.

CONTRO PAPA FRANCESCO

La stampa argentina, invece, interpreta il nuovo Vatileaks come l’ennesimo episodio del complotto che cerca di attaccare Papa Francesco per bloccare le sue riforme. Dopo la confessione del prete gay, la lettera dei cardinali conservatori e le voci di un tumore al cervello, arriva la fuga di informazioni. Un articolo pubblicato dal Clarín sostiene che “finalmente si è saputo che i report sulle finanze del Vaticano sono stati filtrati per la redazione di due libri con rivelazioni sorprendenti. Un Vatileaks II dopo il furto dei documenti dalla scrivania di Benedetto XVI che è finito nelle dimissioni?”. Sergio Rubín scrive sulle pagine del Clarín che la novità di questo scandalo è la velocità e la determinazione con cui la Santa Sede ha disposto le indagini e gli arresti: Papa Francesco, come si è detto, è disposto a dare battaglia… o l’eccesso di ‘leaks’ finisce o la Chiesa si perderà… O la Chiesa si riforma o chiude”.



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