Nell’improvvisa ma già bollente vicenda delle quattro banche regionali salvate, è impossibile non stare dalla parte dei risparmiatori traditi o forse addirittura truffati: lo stabiliranno le indagini giudiziarie subito aperte e la commissione parlamentare d’inchiesta sollecitata dall’opposizione e condivisa dalla maggioranza. Per una volta la politica concorda sul voler vederci chiaro, oltre che sul diritto di cittadini che hanno perso tutto o moltissimo di riavere quanto avevano malamente, ma non per colpa loro, investito in obbligazioni.
Ma quell’intesa di massima che i partiti sembrano aver trovato in nome di un elementare dovere di giustizia e di equità (purtroppo non è falsa retorica constatare che alla fine paga sempre la povera gente), vacilla sul nome di Maria Elena Boschi. È l’importante ministro delle Riforme, probabilmente la più popolare dell’esecutivo. Gran parte dell’opposizione ne chiede le dimissioni sull’onda dello scrittore Roberto Saviano, che ha chiamato in causa il governo per conflitto d’interessi. Saviano si riferisce al fatto che il vicepresidente della Banca Etruria, uno degli istituti coinvolti e salvati, per otto mesi sia stato Pier Luigi Boschi, proprio il papà del ministro. “Mio padre è una persona per bene, dal governo non c’è stato alcun favoritismo”, ha detto la figlia messa sott’accusa, ma difesa da tutto il suo partito. Compresa la minoranza interna da sempre ribelle al “renzismo”, incolpato di voler trasformare il Pd in altra cosa. “Chiedere le dimissioni è un’esagerazione”, ha commentato Pier Luigi Bersani, che pure considera giusto “il ragionamento generale di Saviano”.
Ma il problema dell’opportunità o meno delle dimissioni si risolverà da sé. La vicenda ha troppi riflettori perché non venga esaminata con scrupolo, individuando i responsabili dello scandalo. L’indignazione suscitata anche dalla tragedia di Luigino D’Angelo, il pensionato che si è ucciso dopo aver perso centomila euro di risparmi, impedisce qualsiasi commedia degli equivoci. Se dagli atti e dai fatti risulterà che il ruolo del ministro Boschi sia o possa diventare incompatibile con quello di governo, le dimissioni non saranno né giuste né sbagliate, ma inevitabili. Se invece si ritiene che Maria Elena debba mettersi da parte solo in quanto “figlia di”, a prescindere da comportamenti tutti da accertare, la questione non si pone, in una vicenda drammatica dove serve solo la verità e nient’altro che la verità.
Commento pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi e tratto dal sitowww.federicoguiglia.com