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Chi vuole smantellare l’Inps

pensionati

Siamo pronti al prossimo passo: dopo aver privatizzato le grandi aziende pubbliche, dalle telecomunicazioni alle autostrade, dagli aeroporti alle poste, adesso tocca smantellare la Previdenza sociale.

I bombardamenti continui sui pensionati che si approprierebbero di risorse preziose ai giovani, così come il terrorismo fatto sui giovani ormai convinti che non avranno mai una pensione dignitosa, sono parte della stessa strategia: anche la previdenza sociale pubblica deve sparire.

Il motivo è semplice: un sistema a ripartizione, come quello che caratterizza la previdenza pubblica italiana, non fa altro che usare i contributi versati mensilmente da parte di chi lavora per pagare le prestazioni pensionistiche. E’ un giro di denaro immenso, in cui non c’è un euro di guadagno: tanti soldi entrano, altrettanti ne escono. Il problema è assicurare l’equilibrio tra entrate e uscite, ed è per questo che si sono fatte periodiche riforme. Se la vita si allunga, si rallenta il numero di coloro che vanno in pensione, tenendoli al lavoro.

Ora il gioco cambia: il sistema finanziario non si accontenta di gestire le pensioni integrative, ha bisogno di eliminare del tutto il sistema previdenziale pubblico. Dal “diritto al lavoro”, sancito all’articolo 4 della Costituzione, si passa al diritto al reddito: quello di cittadinanza non è altro che beneficenza, posta a carico della fiscalità. Ma costerebbe troppo, occorrerebbe aumentare ancora le tasse, e ciò creerebbe una rivolta sociale: ecco, allora, che si bombarda l’INPS, anche da parte dei suoi massimi vertici, e si fa terrorismo nei confronti dei giovani, avvertendoli che non avranno mai una pensione decente.

Bisogna dare una nuova funzione agli Stati: in passato organizzavano i servizi pubblici, dalla istruzione alla sanità, dalla assistenza alla previdenza, dalle strade agli aeroporti. Facevano tutto ciò che i capitalisti ritenevano poco redditivo. Un po’ alla volta queste funzioni sociali devono essere trasferite ai privati, che non riescono ad arricchirsi abbastanza né vendendo automobili né energia elettrica.

Il capitale ha bisogno di remunerazione: ecco che, dopo la crisi del 2008, soprattutto in Europa sono aumentati i tassi di interesse sui debiti pubblici. La pressione sui governi era eccessiva, e serviva a costringerli a varare le riforme strutturali: bassi salari, licenziamenti facili ed ora niente più pensioni. Tutto il welfare pubblico, dall’istruzione alla sanità alla previdenza, deve essere smantellato e passare in mani private.

Invece di reclamare il lavoro per tutti, e soprattutto salari dignitosi, si inventano i nuovi partiti politici che reclamano il “reddito di cittadinanza”: fanno il gioco del grande capitale, che addossa al sistema politico il compito di provvedervi. Paga poco i giovani lavoratori e li mette pure contro gli anziani: non solo li sfrutta, ma gli indica il nemico da combattere. Geniale!

Siccome è impossibile pagare a tutti un reddito di cittadinanza, si comincia a bombardare la previdenza sociale. Le attuali pensioni sarebbero eccessive, sarebbero denari rubati ai giovani, cui non spetterà mai nulla.

L’obiettivo è chiaro: bisogna cominciare a tagliare le pensioni a tutti, a partire dagli attuali pensionati d’oro, per arrivare ad abolire il sistema della previdenza sociale. La pensione, come salario differito, che viene percepito ad una certa età, deve sparire: bisogna lavorare fino al giorno della morte.

Per lo Stato residua la assistenza sociale, un sistema che trasferisce redditi da chi lavora a chi non lavora. Se qualcuno vuole proprio assicurarsi una qualche rendita per quando sarà vecchio, si faccia un piano pensionistico privato.

Non c’è più la destra, e neppure la sinistra: siamo bombardati continuamente, dall’alto. Sono i mercati che ci sovrastano tutti, giovani e vecchi: e noi, stupidi, ci facciamo la guerra tra poveri.

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