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Cina: spazio alle rinnovabili con una nuova “Internet dell’Energia”

Written in collaboration with Corrado Clini, Former Minister for the Environment of Italy

La Cina si candida alla guida del sistema energetico internazionale e annuncia la costruzione dell’ “Internet dell’Energia”. Resa possibile dall’innovativo sistema UHV (Ultra High Voltage), una rete elettrica globale connetterà i continenti e consentirà lo scambio di energia prodotta anche da fonti rinnovabili. Nel 2050 l’elettricità arriverà nelle nostre case da grandi parchi eolici del polo nord, da impianti solari nel Sahara o dai deserti della Cina.

Il post COP21

Nei prossimi decenni, la domanda globale di energia crescerà vertiginosamente con l’avanzata delle economie emergenti. La sostenibilità di questo sviluppo può essere assicurata solo con una drastica riduzione dell’uso dei combustibili fossili.
I simbolici impegni assunti a Parigi non indicano né la strada né i mezzi tecnici necessari a sostenere la transizione ad un’economia de-carbonizzata. Il visionario piano cinese può essere un passo nella giusta direzione.
Presentato in due consessi tecnici da Zhenya Liu, Presidente della State Grid Corporation of China (SGCC), a Washington nell’agosto del 2014 e pochi giorni fa a Berlino, il piano implica un’ormai consolidata capacità di proiezione globale e leadership tecnologica cinese. La cd. “go out policy” dei piani quinquennali ha permesso alle imprese del Paese di Mezzo di acquisire tecnologia, know-how e quote di mercato attraverso partenariati, joint venture e acquisizioni all’estero. Così si è mossa, d’altro canto, anche la SGCC, con una campagna acquisti che è partita nel Sud Est Asiatico, ha attraversato il Brasile ed è giunta infine in Europa. Qui, il colosso cinese ha rilevato il 25% della Redes Energéticas Nacionales, la Terna portoghese, e punta a subentrare a Vattenfall nella gestione della rete elettrica di Berlino.

Il sostegno di Xi Jinping

Che il piano goda dell’avallo del governo centrale è indubbio. Nel settembre del 2014, lo stesso Capo di Stato cinese Xi Jinping, parlando davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, si è pronunciato a favore del megaprogetto destinato, a suo dire, a promuovere una crescita sostenibile in tutte le regioni del mondo e l’affermazione delle fonti rinnovabili.
Una “Internet dell’Energia” consentirebbe di fatto di superare i limiti tecnici delle rinnovabili. L’energia solare, quella eolica o quella generata dalle correnti marine sono per loro natura instabili ed intermittenti. L’interconnessione a livello globale significa rendere disponibile l’energia prodotta in luoghi lontanissimi là dove è necessaria in tempo reale. Se il progetto cinese nasce per rispondere con impianti di grande capacità al crescente fabbisogno industriale, la rete elettrica globale offrirebbe tuttavia anche spazio ai piccoli produttori, finalmente integrabili nella smart grid.

Il perché della leadership cinese

Costretta dalla geografia, con un territorio di oltre 9 milioni di km2 e distanze di migliaia di kilometri tra le centrali e i centri di carico, la Cina ha investito miliardi sullo sviluppo di sistemi di trasmissione avanzati, per portare l’energia anche nelle regioni più remote. La State Grid Corporation of China è al centro di questi sforzi di innovazione e ricerca. Nel quinquennio 2011-2016 il colosso aveva un budget di 400 miliardi di dollari per la costruzione delle reti, di cui 100 miliardi di dollari erano destinati allo sviluppo di smart grid.

Zhenya Liu. L’uomo dietro al sogno

A capo di un gigante con oltre 1,5 milioni di dipendenti, Zhenya Liu è abituato a dimensioni cinesi e – come molti dei suoi conterranei – dovrebbe essere piuttosto incline al pragmatismo. Tuttavia, dal 2004 al comando di quest’impero della distribuzione elettrica, Zhenya Liu ha una visione.
Se in pochi anni quest’ingegnere elettrico uscito da un’università dello Shandong ha portato la SGCC dal 40° al 7° posto della Fortune Global 500, non devono mancargli doti per realizzarla. Nato nel 1952, oggi membro del Comitato Centrale del Partito, Zhenya Liu è un esponente dell’élite tecnocratica di governo formata nei grandi politecnici del paese, che dal 1978 guida la grande reingegnerizzazione della società cinese. Oggi, forse, con il Presidente Xi Jinping, puntano a reingegnerizzare il mondo.

La tecnologia: reti a “tensione ultra alta”

La tecnologica che rende possibile la realizzazione della rete globale immaginata a Pechino è il sistema UHV (Ultra High Voltage). Da circa dieci anni i cinesi costruiscono reti a “tensione ultra alta” con capacità ineguagliate nel mondo. I sistemi di Pechino possono trasmettere 800.000 Volt su cavi a corrente continua o fino a 1,1 milioni di Volt su cavi a corrente alternata. Questa delle reti a “tensione ultra alta” è una strada obbligata se si vuole cambiare passo nel mercato elettrico.
La Germania, pure all’avanguardia in Europa con un ambizioso piano di Transizione Energetica (Energiewende), prevede la realizzazione di “autostrade” elettriche – mega linee – capaci di trasportare le capacità prodotte dagli imponenti campi eolici off-shore realizzati o in via di costruzione nell’estremo nord, fino alle grandi regioni industriali del sud energivore e produttive.
Tuttavia, le capacità di queste “autostrade” elettriche sono ben lungi dai valori cinesi. D’altro canto, i cinesi battono gli Europei anche su un altro livello: i tempi di realizzazione di queste mega linee. La più imponente – e ineguagliata – linea UHV al mondo (1900 km di lunghezza per una capacità di 7MW, messa in servizio nel 2010) è stata realizzata in soli 3 anni complessivi dal momento dello studio di fattibilità. Nella vecchia Europa per poche decine di km servono 12-15 anni.

Un piano in tre fasi. 2050 ultima fermata

Il piano cinese prevede uno sviluppo in tre fasi: interconnessione a livello del territorio nazionale cinese, interconnessione intra-continentale e interconnessione intercontinentale. Il 2050 segnerà il termine del processo di costruzione della rete e la interconnessione energetica globale sarà realtà. Si tratta di una visione di radicale trasformazione del panorama energetico mondiale. La “disruption”, se il piano sarà portato a compimento, colpirà tanto sul lato della domanda, del consumo, che su quello dell’offerta, realizzando un sistema dominato dalle energie pulite. Una vera rivoluzione copernicana.
La de-carbonizzazione evocata a Parigi potrebbe allora diventare realtà, con il sostegno di un’infrastruttura abilitante, globale e interdipendente.

Continenti connessi

I tecnocrati di Pechino non si fermano qui. Un portavoce della SGCC ha decritto in dettaglio come si presenterà questa “Internet dell’Energia”. L’Europa e l’Asia saranno interconnesse; l’Asia e l’America del nord appaiono collegate attraverso lo Stretto di Bering; il Sud America e l’America del nord diventano un tutt’uno; il nord Africa e l’Europa sono legate attraverso il Mediterraneo, passando per Gibilterra, o piuttosto attraverso l’Asia minore. Egitto, Etiopia e l’Africa orientale sono connesse attraverso il continente asiatico. I paesi del Sud Est Asiatico e l’Australia sono collegati con cavi sottomarini. Così come avvenuto con internet, dove l’utente è divenuto al tempo stesso fruitore e produttore di contenuti, la “Internet dell’Energia” metterà al centro l’utilizzatore/produttore.

Ironia della storia. Soviet più elettrificazione

La rivoluzione prossima ventura viene dall’Asia? Dopo i disastri dell’economia di guerra, alle soglie della Nuova Politica Economica (NEP), un altro Wladimir russo, Iljitsch Lenin si apprestava a trasformare il suo paese. Il comunismo, dichiarava un po’ a sorpresa nel dicembre del 1920, era soviet più elettrificazione. Solo l’elettricità avrebbe infatti permesso la costruzione di un’economia industriale, su basi nuovi e moderne, nella Russia irrimediabilmente agricola.
Un secolo dopo, l’ampia affermazione del modello cinese del socialismo di mercato passa ancora attraverso l’elettrificazione.

Se quella di Lenin era battaglia di retroguardia – bisognava recuperare posizioni – a Pechino sembrano invece pronti a guidare il mondo verso il futuro.

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