Grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori, pubblichiamo l’articolo di Ester Corvi uscito sul quotidiano Mf/Milano Finanza diretto da Pierluigi Magnaschi
«Il mondo non ha mai affrontato una sfida così grande». Con questo monito del presidente francese, François Hollande, si è aperta a Parigi la 21ma Conferenza dell’Onu sui cambiamenti climatici (Cop21), che dovrà arrivare a un accordo per scongiurare una catastrofe ambientale irreversibile.
L’obiettivo principale dell’incontro, che si chiuderà l’11 dicembre, è la riduzione delle emissioni di gas serra, al fine di evitare un aumento della temperatura terrestre oltre i 2 gradi rispetto all’era preindustriale. Barack Obama ha ammesso che gli Usa «hanno contribuito a creare il problema» e ha avvertito che «siamo l’ultima generazione che può cambiare le cose», mentre il presidente cinese, Xi Jinping, ha assicurato che il suo Paese «si impegna nella campagna mondiale su cambiamenti climatici».
Al di là delle dichiarazioni di principio, l’esito dell’accordo che dovrebbe sancire un patto per contenere il riscaldamento climatico globale, dopo il fallimento della Conferenza di Copenaghen nel 2009, non è scontato. Inoltre, secondo molti scienziati il Cop21 da solo non basta, ma richiederebbe azioni più incisive.
Se però avesse successo, secondo gli analisti di Ubs, oltre a rilanciare il tema dell’energia solare ed eolica nelle economie sviluppate, come l’Europa, aprirebbe nuovi mercati. Di conseguenza anche gli investimenti a lungo termine nelle reti intelligenti sarebbero incentivati. Fra gli esiti del negoziato ci potrebbe essere anche un preciso piano di chiusura degli impianti a carbone meno efficienti.
Il Regno Unito sta già operando in questo senso, con l’obiettivo di uscire completamente dal settore entro 2025. A trarre beneficio da questi megatrend saranno Enel, i gruppi spagnoli Edpr ed Iberdrola, la francese Engie e l’inglese Sse.
Più scettici gli specialisti del Credit Suisse, ritengono che difficilmente l’accordo di Parigi potrà essere vincolante. Se così non fosse, fra le utility le più avvantaggiate saranno la società austriaca Verbund, la spagnola Iberdrola e la portoghese Edp, mentre saranno penalizzate la tedesca Rwe e la polacca Cez.
Nel settore dell’auto l’applicazione di standard più stringenti avrebbe un impatto negativo, oltre che su Volkswagen, anche su Peugeot e Renault. Sono invece meglio posizionate Tesla e Toyota. Criteri analoghi applicati ai motori degli aerei rischiano di mettere in maggiore difficoltà compagnie come Air France-Klm, Iag e Lufthansa, rispetto al altre, come Ryanair ed easyJet.
I progressi nell’efficienza dei motori potranno essere realizzati dai produttori come Safran, Rolls-Royce e Mtu Aero Engines. Infine fra i titoli delle energie rinnovabili, la scelta cade su Sunpower, mentre per Vestas e Gamesa il rating è underperform (performance inferiore al mercato), perché ai prezzi attuali sono troppo cari.