Un’Europa allo sbando e una Politica sempre più incapace di dare risposte concrete e credibili alle sfide del presente. Di seguito un resoconto, come di consueto, di quanto accaduto nel 2015 attraverso gli articoli che ho pubblicato su Formiche.net, per il mio terzo anno.
Beck, Hebdo e la società del rischio
Il 2015 si apre con un post di cordoglio per uno dei più importanti pensatori contemporanei, Ulrich Beck, il famoso teorico della modernità e della società del rischio, che ci ha lasciato all’età di 70 anni. Pochi giorni dopo si consuma l’attacco terroristico alla redazione di Charlie Hebdo, a Parigi, e da quel momento anche l’Europa cade vittima della paura e dell’insicurezza. Inizia, o si rafforza, la corsa alla ricerca di un nemico.
I movimenti xenofobi e di destra in vari Paesi, dall’Italia alla Francia, passando dall’Ungheria alla Germania, non hanno dubbi: è l’Islam il nostro nemico. L’Islam, come religione, l’Islam come cultura. Gridano all’invasione, alla guerra e ci avvisano: lottiamo, fermiamoli prima che ci annientino. Ma non è l’Islam il nemico dell’Europa. Questa falsa e pericolosa propaganda proseguirà senza sosta per tutto il 2015, raccogliendo, talvolta, frutti e creando vere e proprie tensioni qua e là, per l’Europa.
L’ISIS dilaga, l’Europa che fa?
Mentre in Europa la paura e l’insicurezza iniziano a dilagare a seguito degli attentati di Parigi, nel resto del mondo la situazione si aggrava. Da tempo, in vero, molte guerre stavano scuotendo il nord-Africa e il Medio Oriente. Si pensi alla Libia e alla Siria, alla Palestina e al Libano. L’Europa, viene da chiedersi, che cosa ha fatto fino a quando la minaccia non gli è arrivata davanti alla porta di casa? Ha fatto molto poco, colpevolmente. E ha reagito, male, ancora più colpevolmente.
L’ISIS arriva in Libia e la minaccia per l’Europa è pressante. Iniziano le ondate di migranti che disperati cercano di raggiungere la salvezza attraverso il mare. Migliaia perdono la vita e tanti sono bambini. I flussi migratori dalla Siria ormai allo stremo sono imponenti. Nella regione, intanto, l’IS miete vittime, distrugge monumenti con lo scopo di annientare un’identità e una storia. Grecia, Italia, Malta, Turchia vivono il dramma degli arrivi, delle morti e con il problema del terrorismo, sentono di non poter più sopportare da soli il peso di questo fenomeno. Anche i paesi del Nord Europa sono chiamati in causa e inizia uno scontro tra nord-est e sud d’Europa.
Partiti di estrema destra, xenofobi ed euroscettici vincono le elezioni in Ungheria e Polonia. Vengono alzati muri contro i rifugiati e le trattative a livello europeo per le quote si bloccano. La Germania, inaspettatamente, apre ai rifugiati siriani. Angela Merkel dà una lezione di politica e serietà a molti non senza ripercussioni politiche interne e tensioni nella sua stessa maggioranza.
La Germania, protagonista nel bene e nel male di questo 2015
La Germania è la protagonista indiscussa, sulla scena politica ed economica, di tutto il 2015. Inizia con le tensioni con la Grecia e Alexis Tsipras. Diventa bersaglio di movimenti di destra e di sinistra, accusata di essere arrogante ed egoista. La Germania non cede e anzi, sembra che anche l’SPD voglia appoggiare la linea dura della cancelliera nei confronti della Grecia. La tensione non è mai stata così alta, tanto da parlare di un Grexit. Si tratterà di un momento tra i più gravi nella storia dell’integrazione politica europea. Alla fine Tsipras, malgrado il referendum, malgrado la ri-elezione, asseconda l’Europa e la crisi rientra.
Dal versante interno, invece, AfD, il partito di destra euroscettico e xenofobo, cresce nei sondaggi e in diverse regioni supera il 10% dei consensi. Dopo la decisione di Angela Merkel di accogliere oltre 800.000 profughi siriani, i movimenti anti-immigrati, come Pegida, vicini a NPD (partito neo-nazista) e AfD, intensificano le manifestazioni di odio. Vengono dati alle fiamme centri accoglienza nel Brandeburgo e in altre regioni. Per la prima volta dopo il periodo della seconda guerra mondiale, un esponente politico è vittima di un attentato. Henriette Recker, candidata sindaca a Colonia, viene accoltellata da un uomo vicino all’NPD per le sue posizioni troppo accondiscendenti verso i migranti.
Ma la Germania è anche solidarietà: a Berlino arrivano in pochi mesi oltre 60.000 richiedenti asilo e la città reagisce con voglia di aiutare. Il comune si impegna per creare alloggi temporanei e per offrire supporto economico e logistico. Università e scuole offrono corsi di formazione e corsi di tedesco ad hoc per aiutare i richiedenti asilo ad integrarsi. In questo contesto di solidarietà, impegno e tolleranza, Berlino si distingue e dà alla Germania un’immagine diversa. E proprio questa manifestazione di solidarietà, che è una contro-manifestazione verso Pegida e AfD, attira l’attenzione della stampa nazionale e internazionale.
Purtroppo accade anche un fatto molto triste. Un bambino richiedente asilo di 4 anni scompare. Verrà ritrovato pochi giorni dopo senza vita. La storia del piccolo Mohamed scuote le coscienze di tutti. Arrivato per una seconda opportunità, sfuggito alla guerra e alla povertà, trova la morte per mano di un pedofilo, che aveva ucciso altri bambini nella zona di Potsdam e del Brandeburgo. Questa vicenda segna per settimane la vita della città e del quartiere Moabit, sede del LaGeSo.
Il ruolo marginale dell’Italia, il PD e Renzi.
In questo scenario, l’Italia con Matteo Renzi non sembra avere un gran peso nelle vicende internazionali. Dopo il successo delle elezioni europee del 2014 Renzi batte i pugni sul tavolo, ma non sembra avere molto successo. In ogni occasione, malgrado il carisma del leader italiano, i giochi sembrano discussi e decisi sempre e solo da Francia e Germania. Ne è una dimostrazione il vertice bilaterale tra Hollande e Merkel e il loro discorso congiunto al Parlamento Europeo.
A livello nazionale non mancano i problemi: il Governo si regge su un accordo tra centro-sinistra e centro-destra, con aiuti occasionali da Forza Italia e dal neo-nato gruppo al Senato ALA di Verdini. Il mal di pancia nel PD arriva al suo limite. Con la retorica stancante del 40,1% alle Europee e la litania dei Gufi e delle Paludi, Renzi colpisce senza sosta la minoranza interna del suo partito. Una sinistra che non è in grado di vincere né di governare, secondo lui. Eclatante il dato sulle iscrizioni del 2014 e la tensione in Liguria. Inizia una diaspora silenziosa, e comunque contenuta. Dopo l’ennesivo voto di fiducia, ecco la rottura definitiva tra PD e Pippo Civati, uno dei tre candidati alle ultime primarie che creerà poi Possibile, versione italiana di Podemos.
Alle regionali 2015 vince l’astensionismo, il PD perde voti in numeri assoluti, ma in termini % vince in quasi tutte le regioni. La Lega Nord è il secondo partito superando Forza Italia e in alcune realtà anche il M5S. A Roma poi si consuma lo strappo con Ignazio Marino. Un preludio non positivo rispetto alle future amministrative nel 2016 di cui però Renzi non pare preoccuparsi, come confermato da lui stesso in conferenza stampa proprio oggi (29.12.2015).
In questo contesto di caos la minoranza del PD interroga se stessa. Anche Fassina, D’Attorre ed altri lasciano il PD. L’intenzione è chiara: creare un’alternativa al PD per riconquistare l’elettorato perso di sinistra. All’interno del PD però, nasce ReteDem, che si affianca alle altre minoranze PD: SinistraDem di Gianni Cuperlo e Sinistra Riformista di Roberto Speranza. La speranza di costruire un’alternativa per il PD, non è ancora persa.
Dal canto suo Matteo Renzi ha portato a casa risultati importanti malgrado lo scetticismo di molti. L’Italia, dice, riparte. Troppo presto per dirlo, troppo presto per smentirlo. Certo è che ha cambiato il PD e il modo di fare politica. Che sia un bene o un male, lo si vedrà presto, prima alle amministrative e poi con il referendum confermativo delle riforme realizzate in questi due anni, vero banco di prova per la sua attività politica. Come affermato da lui stesso.
Il ritorno del terrore: Parigi sotto attacco
A novembre un altro attentato ferisce Parigi e l’Europa. Tantissime le vittime, tra cui Valeria Solesin, ricercatrice veneziana all’Università di Parigi. Pochi giorni dopo il Front National di Marine Le Pen arriva primo in sei regioni al primo turno. Anche se al ballottaggio perderà in tutte le regioni, il suo consenso è cresciuto e questo dovrebbe far riflettere tutte e tutti. I partiti socialdemocratici perdono ovunque in Europa: UK, Germania, Spagna, Polonia, Ungheria e Francia.
Il Presidente Hollande per la prima volta chiede l’attivazione di una clausola di intervento degli altri Paesi dell’UE al suo fianco, contro l’IS in Siria. UK e Germania rispondono positivamente dopo un intenso dibattito parlamentare. Matteo Renzi, intelligentemente, fa sapere che la guerra non è la soluzione giusta. Mai.
La Chiesa, i diritti e il cambiamento che stenta ad arrivare
Anche il Papa si pronuncia contro la guerra. Papa Francesco è il personaggio politico di spicco del 2015. Il rivoluzionario che però fatica a fare la rivoluzione. La Chiesa è oggetto di scandali, ancora. Fughe di notizie, scandali su abusi di offerte.
E mentre Cardinali e alti prelati se la spassano alle spalle di chi soffre e in barba al voto di povertà, non mancano gli attacchi ai drammi (secondo loro) della società moderna: le unioni omosessuali. La sfida di Francesco è grande, gli auguriamo che riesca a riformare la Chiesa prima del suo tracollo, ma lo inviterei anche ad aprire le vedute sulle questioni etiche.
Mentre la Chiesa frena il cambiamento in Italia, nel resto d’Europa i diritti degli omosessuali fanno passi in avanti importanti. L’Irlanda approva con un referendum i matrimoni omosessuali e pochi giorni fa è la Grecia a stupire tutti approvando senza drammi le unioni civili per gli omosessuali. L’Italia è ancora fanalino di coda. Per Formiche.net ho fatto un reportage che ripropongo qua, sul tema dei diritti LGBT.
Intanto, Francesco apre la porta santa: è il giubileo della misericordia.
Conclusione
L’Europa nel 2015 si scopre debole e incerta. Una riflessione è d’obbligo. Per usare le parole di Romano Prodi, è emersa chiaramente la sua natura di confederazione di egoismi nazionali. Lo si è visto sul caso della Grecia, dei profughi, della gestione delle risorse e della crisi economico-finanziaria. Un’Europa divisa da faide di potere e da interessi economici particolari: nord contro sud, est contro ovest e sud. Alleanze politiche basate sull’opportunità del momento. Una politica estera comune mai esistita e che sembra assai improbabile avere, almeno nei prossimi anni. Europa, quo vadis?
Il 2015 si chiude con una speranza di cambiamento e di rinnovamento positivo tradita. Tensioni e violenza hanno scombussolato, di nuovo, il vecchio continente e se vogliamo evitare la guerra dobbiamo riscoprire il senso dello spirito fondativo dell’Unione: un progetto di pace che porti con sé progresso, diritti e più solidarietà.