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Cosa (non) hanno scritto i giornali tedeschi del Renzi anti Germania

“La rabbia di Renzi contro l’infausto potere di Berlino”, così titola lo Spiegel online e poi prosegue: “Il premier italiano ce l’ha con la Commissione europea, rea di mettergli a suo dire continuamente i bastoni tra le ruote. Ma ancora di più ce l’ha con Angela Merkel, il vero deus ex machina, quella che decide tutto”. Riportando la conferenza stampa di fine anno tenuta ieri dal premier, lo Spiegel elenca i motivi di tanto dissapore e malumore: il no di Bruxelles al salvataggio delle banche regionali, il no a una boccata di ossigeno di 300 milioni di euro per l’Ilva. Il vero motivo del contendere con Bruxelles è però “di natura finanziaria”, scrive sempre Spiegel online. “Inizialmente la legge di stabilità per il 2016 prevedeva un nuovo indebitamento dell’1,8 per cento del Pil. Ma visto che l’economia in ‘Bella Italia’ stenta a riprendersi veramente, Renzi ha deciso di puntare più che sul risparmio su nuove spese e di salire al 2,4 per cento. D’altro canto, si sente argomentare a Roma, l’Ue ha autorizzato un aumento dello 0,2 per cento in seguito alle enormi spese causate dall’arrivo dei profughi”. Anche se l’articolo riporta ‘diligentemente’ il “cahiers de doléances” elencato da Renzi, senza togliervi o aggiungervi nulla, il tono è lievemente canzonatorio. Come peraltro sono da sempre gli articoli dello Spiegel quando si occupano di Italia. Sembra che ‘bella Italia” animi da sempre i giornalisti di questo settimanale a mettersi in cattedra.

Il sito del quotidiano economico Handelsblatt riporta a sua volta della conferenza stampa di Renzi, sottolineandone la totale assenza di un confronto critico: “Per due ore e mezza il premier ha risposto alle domande dei giornalisti. I temi toccati hanno riguardato la riforma costituzionale, il salvataggio delle banche, il deficit di bilancio, i rapporti con l’Ue… Le domande sono state cortesi, il premier era rilassato, nessuna traccia di un confronto critico”. Solo l’argomento Ue, così riporta Handelsblatt, è riuscito a fargli perdere per un attimo la calma; il confronto tra politica di risparmio e flessibilità; e ancora la politica dei due pesi e due misure di cui lui vede l’Italia vittima. In quei momenti Renzi ha dato risposte molto accurate, specificando che non ha certo dichiarato guerra all’Ue, ma che ovviamente pretende lo stesso trattamento per tutti gli stati membri. Come Spiegel anche Handelsblatt si limita però a un semplice resoconto della conferenza stampa, senza prendere posizione.

Ma a dire il vero, complice anche le festività, i giornali tedeschi in generale si mostrano piuttosto distratti riguardo all’attuale posizione dell’Italia verso l’Ue e verso Berlino. E bisogna andare indietro di qualche giorno per un vero commento al proposito.

Il giorno prima della vigilia di Natale, Stefan Ulrich sulla Süddeutsche Zeitung scriveva a proposito del corso più assertivo dell’Italia: “A dire il vero Matteo Renzi e Angela Merkel si stanno anche simpatici… solo che il premier comincia a essere sotto pressione. Nella quotidianità i risultati positivi stentano a mostrarsi. I sondaggi registrano un calo di consensi e il partito euroscettico Cinque Stelle gli sta con il fiato sul collo”. Ulrich metteva però in guardia dall’interpretare gli attacchi di Renzi contro Bruxelles e Berlino solo come boutade. La momentanea irritazione italiana nei confronti di Berlino si basa su motivi concreti.

Il primo riguarda i profughi: l’Ue bacchetta l’Italia per non registrare scrupolosamente ogni singolo profugo sbarcato sulle sue coste, Roma si chiede se la Germania abbia registrato a sua volta veramente ogni singolo siriano giunto nel paese.

Il secondo motivo di scontro riguarda il salvataggio comune delle banche. Renzi ricorda che la Germania in passato ha salvato con soldi pubblici istituti tedeschi in grave difficoltà.

Punto terzo. Il premier italiano non contesta di per sé la politica del risparmio, ma da sempre chiede una maggior flessibilità per non soffocare ancora prima che abbia potuto veramente sbocciare la debole ripresa economica italiana.

Punto quarto, Roma vuole tornare a giocare un ruolo più decisivo in Europa, ma vede nella predominanza tedesca un ostacolo.

Punto quinto, la politica energetica. E’ uno dei punti più controversi in questo momento. L’Italia non digerisce la fine del progetto South Stream, nel quale era coinvolta e di contro il raddoppio della pipeline North Stream, gasdotto nel quale i tedeschi sono coinvolti in primo lugo.

Punto sesto i rapporti con la Russia, Renzi avrebbe preferito un allentamento delle sanzioni, non ultimo perché all’Italia serve l’appoggio di Mosca nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu quando si tratterà di ristabilire l’ordine in Libia, da sempre nell’area di influenza italiana. Merkel invece è riuscita a imporre un prolungamento delle sanzioni.

“Per la Germania si pone ora la domanda”, conclude Ulrich il suo commento “se Renzi diventerà il capo di una Europa mediterranea di sinistra. Di un blocco compatto che prenderà posizione contro Berlino e Bruxelles. L’ipotesi è piuttosto improbabile. Renzi è un europeista convinto e ha le proprie radici politiche nella cultura cristianodemocratica, il che avvicina più ad Angela Merkel che al greco Alexis Tsipras o allo spagnolo Pablo Iglesias. Ciò nonostante Merkel non dovrebbe sentirsi in una botte di ferro. E se vuole che un amico e un alleato europeo di sempre resti anche in futuro al suo fianco, dovrà prendersi molta più cura dell’Italia”.


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