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Crociate anti-Natale, salvare la tradizione tutelando le differenze

crocifissomatarac’è chi proclama “crociate anti-natale” e chi denuncia il tentativo di utilizzare il presepe “quasi per imporre militarmente la ri-cristianizzazione di un territorio sconsacrato“. agli uni e agli altri consiglierei, anzi imporrei (sono refrattario al politicamente corretto) di leggere ed imparare a memoria l’intervento del rabbino capo di roma, riccardo segni, sul corsera di ieri. “l’esperienza di almeno due millenni di presenza ebraica in questo paese come minoranza religiosa suggerisce qualche modello utile di convivenza. (…) per fare un esempio, uno stato totalmente laico non riconosce il diritto agli studenti ebrei di rispettare il sabato. la laicità si trasforma in intolleranza. allora non ha senso proibire tutto a tutti, la soluzione è nel compromesso. (…) se nella mensa scolastica il cibo offerto è per alcune religioni proibito, a esempio il maiale, la risposta non è togliere il maiale dalle mense ma organizzare degli spazi dove possano nutrirsi quelli che seguono diete differenti, o al limite consentire a chiunque di portarsi il suo cibo da casa. e per quanto riguarda il natale, a un osservatore esterno le soluzioni proposte appaiono un pò patetiche, pensare a un ‘natale laico’ sembra una contraddizione in termini, ammettere l’albero e proibire il presepe è una minima operazione di facciata. se la maggioranza si riconosce in quei simboli non dovrebbe avere complessi a esporli, o limitarsi nell’organizzazione di concerti festivi; ma con la avvertenza fondamentale che si tratta di attività libere e facoltative senza nessuna conseguenza negativa per chi non le segue. una madre musulmana intervistata ha spiegato bene il concetto: possono cantare quello che vogliono, ma mio figlio, musulmano, non deve farlo. avrebbe detto lo stesso una madre ebrea. (…)“. Dagli ebrei la salvezza!


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