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Eccentrici – Geminello Alvi

Eccentrici, nella meccanica, sono quegli elementi che permettono di trasformare un moto circolare in un moto rettilineo. Circolarità e linearità, dunque. Ecco, in due parole, la sintesi dell’ultimo libro di Geminello Alvi, edito da Adelphi. Un libro dove, attraverso pure gemme, che sono i ritratti di questi, appunto, “Eccentrici” personaggi, sapere umanistico e sapere scientifico si fondono in una miscela perfetta. Non potete non leggere del tellurico Raffaele Bendandi, ad esempio. Faentino, autodidatta capace di riconoscere i luoghi dove si sarebbe verificato un terremoto attraverso l’osservazione dei pianeti, Bendandi è un novello Guido Bonatti di Montefeltro. Sintesi perfetta tra sapere illuminista, metodo sperimentale ma al contempo di quella capacità che viene dal lievito dello stupore. Ciò che fa tenere il naso all’insù.
Come un barista perfetto che preme la manopola contro il filtro dosando la giusta quantità di esotico per ottenere di ciascun personaggio l’aroma estetizzante perfetto, Alvi racconta epoche e mondi con uno sguardo che è bicipite, da Oriente a Occidente. E lo fa con una parola che è capsula concentrata di una cultura che ha alle spalle il francese e il russo. Un arsenale semantico, quindi, il suo ma che non deve spaventare il lettore. Anzi, incoraggiarlo a leggerlo più volte nel corso della propria vita. Scoprirà infatti come la propria aumentata conoscenza e sensibilità gli permetterà, a una seconda lettura, di gustare sempre nuovi risvolti che sono celati nello spessore della cultura.
Circolare e lineare è la prosa e lo sono in contenuti che, muovendosi linearmente lungo la biografia, riescono in modo circolare a raccordare psicograficamente ma anche geograficamente e storicamente, epoche, luoghi, fatti, invenzioni. Retroscena e straordinarie cose che l’ignoranza seppellisce periodicamente come i rovi le lapidi poco curate.
Alvi scrive di fioretto, come incarnando uno dei suoi personaggi, Aldo Nadi, che raccontò alcuni anni fa per Mondadori ne “La vanità della spada”. E il suo modo di procedere è infatti come quello dello schermidore sulla pedana, circolare e lineare assieme. Sbozza i suoi personaggi come l’incisore che toglie dal pieno con razionalità. Padrone, al tempo stesso, della tridimensionalità che è proprio di quei matematici russi che seppero essere anche teologi.
Geminello Alvi è lo Stefan Zweig del nostro tempo. I suoi ritratti somigliano, per eleganza, alle miniature storiche dello scrittore austriaco. Dove alla fine di tutto, il precipitato filosofico è questo: – la vita non è che un’improba recita – . Come fu per Oliver Hardy – Olio -. Del quale, di quel suo buffo e candido portamento, di quegli occhi pieni di sogni, morbidi come le sue carni, non si capisce come la madre abbia potuto pensare di farne un militare. Tant’è.

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