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Ecco cosa (non) c’è nella Legge di stabilità

Entro oggi, 15 dicembre, il calendario per cui la legge di stabilità 2016 arriva in aula a Montecitorio riserva alcune incognite legate sostanzialmente alle coperture: se vengono a mancare, gli emendamenti proposti verranno bocciati. Infatti, tra le novità che ci riserva la così detta -in passato chiamata- Legge finanziaria, c’è una proposta per abrogare l’equiparazione fra pmi e liberi professionisti nell’accesso ai fondi Ue introdotta dal Senato, in recepimento di una direttiva europea. Si tratta di un emendamento presentato in commissione Lavoro (quindi in sede consultiva). Immediata la reazione dell’associazione degli enti previdenziali privati, che sottolinea come i professionisti rappresentino il 10% del pil italiano, e ritiene non possa essere negato “il sostegno, previsto per le pmi, ad un mondo che ha subito una delle peggiori crisi mai accadute nella storia del Paese, che ha registrato uno spaventoso calo dei redditi, che deve fare i conti con un mercato del lavoro sempre più globalizzato e competitivo, che rischia in prima persona, che viene riconosciuto a tutti gli effetti “imprenditore della conoscenza” ma non degno di quell’aiuto e di quelle politiche necessarie per vincere le sfide alle quali è chiamato.

Uno dei capitoli più caldi, è rappresentato da proposte per eliminare l’innalzamento del tetto al contante a 3mila euro (dagli attuali mille euro), ma l’orientamento di governo e maggioranza sembra quello di respingere tutte le modifiche, lasciando quindi la misura. Quanto alle proposte per l’eliminazione della soglia dei 30 euro sopra la quale i commercianti sono obbligati ad accettare i pagamenti con il bancomat, da accompagnare con una diminuzione dei costi del pos per imprese e professionisti, si studiano le modalità per rendere le eventuali modifiche compatibili con la nuova norma sul tetto alle commissioni su carte di credito e pago bancomat.

Un altro punto dolente in discussione e su cui il dibattito è ancora in divenire, è l’ipotesi di prevedere un credito d’imposta per le imprese del sud, suddiviso in tre fasce a seconda della dimensione dell’impresa, con condizioni di maggior favore per le pmi. Al 10% per le grandi aziende, al 15% per le medie e al 20% per le piccole imprese. Non si escludono anche condizioni più vantaggiose per l’agevolazione sulle nuove assunzioni a tempo indeterminato.

Arriviamo poi al caso dei casi: il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha annunciato un intervento a tutela dei risparmiatori colpiti dal salvataggio di Banca Marche, Banca Etruria, Cari-Chieti, e Cassa Ferrara, di cui ancora si attendono i dettagli. Si parla di un Fondo di solidarietà da 100 milioni, finanziato per un terzo dallo Stato e per la restante parte dalle banche, per restituire circa il 30% delle perdite agli obbligazionisti, ma non si escludono anche interventi a favore degli azionisti degli istituti di credito. Annunciati con fanfare dal premier, Matteo Renzi, vi sono: un investimenti per 2 miliardi in sicurezza (bonus di 80 euro al mese a tutti gli esponenti delle forze dell’ordine, interventi in cybersecurity e cultura (fra le altre cose, bonus di 800 euro ai 18enni da spendere in attività cultura).

I 2 miliardi utilizzati sono quelli che derivano dall’utilizzo dalla clausola migranti (che concede uno 0,2% in più di margine su rapporto deficit/pil, che sarebbe portato al 2,4%). Bisognerebbe attendere il via libera di Bruxelles, ma non si esclude che l’esecutivo inserisca la misura in Legge di stabilità senza attendere l’approvazione Ue. Ricordiamo che questi 2 miliardi sono quelli che originariamente erano previsti per anticipare al 2016 parte del taglio Ires alle imprese, misura che quindi non verrà attuata (l’Ires scenderà al 24% nel 2017). Sul versante pensioni ci sono diverse proposte di modifica, fra cui l’estensione dell’Opzione Donna alle lavoratrici nate nell’ultimo trimestre del 2015 (che potrebbero quindi andare in pensione con 35 anni di contributi e 57 o 58 anni di età, rispettivamente se autonome o dipendenti), misura che potrebbe essere finanziata con un innalzamento delle aliquote della Tobin Tax.

Altre proposte di modifica riguardano l’estensione della settima salvaguardia esodati e l’anticipazione al 2016 della no tax area per i pensionati. E infine la questione femminile. Anche qui, troviamo diverse proposte di modifica, fra cui l’innalzamento a 15 giorni del congedo obbligatorio per i papà (che richiede molte risorse). Questo è uno dei motivi per cui  in Italia, come in Europa, le politiche di pari opportunità stanno subendo una stoppatura consistente. Infatti  il Consiglio Epsco, riunitosi a Bruxelles il 7 dicembre scorso, ha inserito nelle sue conclusioni l’invito alla Commissione Europea a rivedere la propria posizione circa la “Strategia europea per l’uguaglianza di genere 2016-2020”. Il rischio era – e rimane – di una improvvisa inversione di marcia che la Commissione Europea aveva compiuto dopo che il 15 Agosto 2015 – zitta zitta- ri/lanciando l’ennesima road map proprio per sviluppare politiche attive per l’entrata e la permanenza delle donne, tutte, nel mercato del lavoro, compreso l’aumento dei congedi parentali, la flessibilità lavorativa, la bilateralità e il welfare familiare. L’iniziativa non era stata particolarmente gradita dalla maggioranza dei 28 paesi europei in quanto legata alla proposta – poi bocciata – di una direttiva sui congedi di paternità aumentati per tutti a 15 giorni (e ritenuta troppo onerosa). Poi, improvvisamente, nella bozza del testo di risoluzione dell’Epsco del 7 Dicembre, si era arrivati addirittura a declassare la Strategia europea sulle pari opportunità a mero gruppo di lavoro. La rivolta di alcune ministre delle Pari opportunità (e non della nostra italiana che non c’è) ha dato un risultato a metà. Infatti  il Consiglio Epsco, ha adottato le conclusioni che invitano la Commissione europea ad assumere la strategia sotto forma di comunicazione e non come documento di lavoro, come annunciato.

Però e però sulle politiche di pari opportunità anche in Italia sarà bene cominciare “a fare concretamente” e smettere di sprecare risorse in convegni inutili che servono solo a mantenere pletorici apparati di dirigenti pubblici che le  politiche attive non sanno neanche cosa siano. Il passaggio di oggi sarà prevedibilmente breve visto che la manovra deve poi tornare in Senato in terza lettura per il via libero definitivo.

 

 

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