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Francia, ecco come sfumano le unioni arcobaleno

Il governo di Manuel Valls sta per scaricare la ministra della giustizia Christiane Taubira? Forse sì. Le dichiarazioni che il 27 dicembre il presidente del gruppo parlamentare al Senato del partito dell’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, Les Républicains (LR), Bruno Retailleau, ha rilasciato alla testata politica Le Journal du dimanche, farebbero pensare per molti osservatori ad una prossima “caduta in disgrazia” dell’esponente che ha fortemente voluto nel 2013 la legge sul “mariage pour tous”, che porta il suo nome: “loi Taubira”.

IL LASSISMO DELLA TAUBIRA

Nell’intervista al Journal du dimanche, il senatore Retailleau ha chiesto provocatoriamente al presidente François Hollande di «neutralizzare» («neutraliser») l’azione del suo ministro della Giustizia, innanzitutto per salvaguardare la credibilità del governo. «Se si vuole mantenere in carica madame Taubira – ha dichiarato il presidente del gruppo LR, neo eletto presidente della regione “Pays-de-la-Loire” -, nonostante tutte le sue contraddizioni, bisognerebbe almeno che la si neutralizzi e si ponga fine al suo disastroso lassismo penale».
Candidata alle elezioni presidenziali del 2002 per il Partito Radicale di Sinistra, Christiane Taubira è oggi presidente del movimento Walwari. Deputata della prima circoscrizione della Guyana dal 1993, è stata deputata europea tra il 1994 e il 1999. Durante la campagna presidenziale del 2012, è diventata portavoce del candidato socialista Hollande e, quindi, designata nel governo di sinistra ad occupare uno dei dicasteri più delicati, quello della giustizia. La ministra, negli scorsi giorni, ha affermato durante un’intervista con una radio algerina che il progetto di revisione costituzionale in corso, voluto dallo stesso Hollande per finalità anti terrorismo, non avrebbe previsto l’estensione dei casi di “privazione di cittadinanza” (“déchéance de nationalité”), nei confronti degli ex stranieri nei cui riguardi fossero emersi addebiti per questioni di sicurezza. Il partito di Sarkozy, e Bruno Retailleau in testa, sono invece fortemente favorevoli sia alla riforma costituzionale sia all’istituto della “déchéance de nationalité”, trattandosi, ad avviso del senatore francese, di una misura che ha «senza dubbio un valore dissuasivo». «Il giro di vite sulla sicurezza – ha aggiunto l’esponente dei Républicains che, grazie alla “desistenza” con il partito socialista in funzione anti Le Pen, ha guadagnato alle ultime amministrative ben 9 regioni, compresa la Corsica – si deve tradurre in una politica penale coerente», si legge su Le Point.

CHI È (E COSA VUOLE) IL SENATORE RETAILLEAU

Nato il 22 novembre 1960 à Cholet (Maine-et-Loire), Bruno Retailleau è stato negli scorsi anni uno dei più noti esponenti del Mouvement pour la France (MPF), il partito del cattolico di destra Philippe de Villiers. Nel 2010 ha lasciato questa formazione per unirsi nel 2012 al partito di Sarkozy, l’UMP, ora ribattezzato LR. Nel 2013 è stato il maggiore oppositore, nell’ambito dei Républicains, della norma 2013-404 del 17 maggio 2013 di cui Christiane Taubira, ministro della Giustizia dal 2012, è stata relatrice e che, nonostante il grande movimento di popolo espressosi in senso contrario, ha introdotto il matrimonio omosessuale (“matrimonio per tutti”) in Francia.
Le quotazioni di Retailleau all’interno di LR potrebbero salire nei prossimi mesi in relazione al percorso politico che sta vedendo crescere nei sondaggi i consensi Nicolas Sarkozy per le presidenziali del 2017. Durante uno dei meeting organizzati negli scorsi mesi, quando all’ex presidente francese era stata rivolta una domanda a proposito del “mariage pour tous”, (il 3 novembre, nell’incontro del partito di Nancy), Sarkozy non aveva reso nota una sua precisa posizione in merito. Nel 2007 aveva promesso di dare vita a delle unioni specifiche per gay (in Francia è in vigore dal 1999 il Pacs, valido per le coppie sia etero sia omosessuali). Negli ultimi giorni, però, sembra che in Sarkozy sia maturata una decisione definitiva, volta a abrogare sostanzialmente la “loi Taubira”. Il candidato alla presidenza ha fatto sapere che sarebbe favorevole ad una totale riscrittura della legge. Poi ha precisato: «Quando dico che voglio riscrivere completamente la legge significa che dobbiamo abrogarla per farne un’altra. In francese vuol dire la stessa cosa»). Il leader dell’attuale centrodestra è dunque contrario sia all’opzione del “matrimonio per tutti”, invocata dai socialisti, sia alla pratica dell’utero in affitto per le coppie gay.

L’OPPOSIZIONE MONTANTE ALLA “LOI TAUBIRA”

L’Assemblea nazionale francese ha dato il via libera definitivo alla legge sulle nozze e sull’adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso con 331 voti a favore e 225 contrari. «È un momento storico», commentò il ministro della Giustizia Taubira, che aggiunse: «Crediamo che le prime nozze saranno una cosa bella e porteranno un vento di gioia e che coloro i quali oggi vi si oppongono saranno disorientati quando verranno sopraffatti dalla felicità dei neosposi e delle famiglie».
All’interno del pacchetto di misure pro gay varato nel 2013 dall’Eliseo, vi è il nuovo articolo 143 del codice civile che così ridisciplina la libertà di unirsi nel vincolo matrimoniale: «Il matrimonio – si legge – è contratto tra due persone di sesso opposto o dello stesso sesso». Le disposizioni che ne derivano, come l’età degli sposi o alcuni impedimenti, rimangono gli stessi della precedente legislazione.
Sul tema della legge Taubira si sono negli ultimi mesi schierati in senso contrario due ulteriori esponenti di LR. Hervé Mariton si è detto favorevole ad una abrogazione pura e semplice della legge e Bruno Le Maire, invece, favorevole ad una sua completa riscrittura. Tutti e due e lo stesso Sarkozy, il 15 novembre scorso, hanno partecipato ad una riunione organizzataa Parigi dall’associazione “Sens Commun”, mobilitatasi contro la legge Taubira.
Secondo Hollande, la legge è oramai «applicata senza problemi anche da parte di sindaci che un tempo facevano domande e sollevavano questioni», ma «il dibattito potrà essere riaperto qualora ci dovesse essere alternanza nel 2017».

FRANCIA: PIÙ MATRIMONI O DIVORZI GAY?

In Francia, il percorso che ha portato al “mariage pour tous” è stato lungo e accidentato. Tutto comincia il 27 luglio 1982 quando, su una proposta del ministro della giustizia Robert Bandinter, l’Assemblea nazionale votò la depenalizzazione dell’omosessualità facendo sì che il rapporto fra persone dello stesso sesso non venisse più considerato un reato. La legge, approvata oltre trent’anni dopo (appunto, nell’aprile del 2013, con governo socialista), ha visto il voto contrario del partito di Sarkozy (allora UMP) e di altri partiti di centro e destra. I sondaggi dei grandi media giurano che i francesi sono sempre meno contrari al “matrimonio” omosessuale ma, a tre anni dalla sua introduzione, con la crescita esponenziale delle richieste di divorzio tra persone dello stesso sesso, le cose stanno cambiando. Una quota elevata delle 17.500 coppie convolate a nozze nei primi due anni dall’entrata in vigore della legge, infatti, ha deciso in breve termine di ricorrere in tribunale per porre fine alla esperienza. È sorta anche una rete di avvocati specializzati (attualmente più di cento), iscritti al sito internet “Divorce-gay.fr”, che promette accoglienza e competenze “gay friendly” ai candidati alla separazione. Lanciata due anni fa, la piattaforma internet ha sonnecchiato per lungo tempo. Ma ora i clic si moltiplicano e con essi le richieste di separazione. Uno dei legali, Emilie Duret, ha raccontato il recente caso di una donna lasciata dalla moglie con un bebè avuto da poco con la procedura dell’utero in affitto all’estero e, naturalmente, la vicenda non ha mancato di creare scalpore. Tra gli adepti del “Divorce pour tous” ci sono anche coppie che si sono fatte prendere da una sorta di “euforia iniziale” del matrimonio e ora vogliono fare marcia indietro, sintetizza Florian Louard, avvocato a Macon, con già tre divorzi gay alle spalle. «Sono coppie non necessariamente giovani ma assai recenti e immature, hanno adorato potersi sposare in pompa magna, ora però detestano la routine. O anche vecchi compagni già in rotta che pensavano di ravvivare la fiamma ufficializzando il rapporto». Siamo «entrati da tempo nella fase boom dei divorzi gay, l’esperienza è un esempio da manuale del fallimento e della inconsistenza della lotta per il matrimonio gay», ha scritto Antonio Marras sul Secolo d’Italia.

“MATRIMONI” E ADOZIONI OMOSESSUALI IN FRANCIA: ALCUNI DATI

Secondo i dati del censimento demografico annuale dell’Insee (Istituto nazionale della statistica e degli studi economici), nel 2013 i matrimoni tra persone dello stesso sesso in Francia sono stati 7 mila. Una cifra pari al 3% del totale delle unioni celebrate nel Paese. Sul 2014 non ci sono dati certi. Tra i matrimoni gay, la maggioranza delle coppie che hanno deciso di sposarsi – 3 su 5 – è formata da due uomini.
L’età media degli sposi omosessuali è generalmente più alta rispetto alle coppie eterosessuali. Nel 2014, infatti, l’età media è stata di 46 anni per le coppie formate da due uomini, e 41 anni per quelle formate da due donne. La differenza di età nelle coppie di persone dello stesso sesso è di 7,4 anni per gli uomini e 5,1 anni quando si tratta di due spose. A fine dicembre 2014 oltre 6mila comuni francesi avevano già celebrato almeno un matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Per quel che riguarda le adozioni, nonostante in Francia siano ora possibili da parte di coppie gay e lesbiche, secondo le associazioni solo poche decine di coppie hanno fatto questa scelta.


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