Skip to main content

Ecco le priorità delle petromonarchie del Golfo

Inaugurato mercoledì a Riad il 36mo summit del Consiglio di Cooperazione del Golfo. Secondo il segretario generale dell’organizzazione, Abdul Latif Al-Zayani, al vertice si definiranno le prossime strategie regionali, alla luce degli ultimi fatti politici, sociali, economici e di sicurezza. Saranno presenti i capi dei sei Stati membri.

Al-Zayani ha spiegato che in questo incontro rappresentanti di Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Qatar e Oman puntano ad approfondire l’integrazione e la cooperazione in diversi settori, per affrontare in blocco le minacce attuali, come l’Isis in Siria e Iraq, e difendere meglio i propri interessi.

A FAVORE DEI GIOVANI

Alla cerimonia inaugurale erano presenti Mohammed bin Salman, secondo nella linea di successione al trono e ministro della Difesa dell’Arabia Saudita (qui il ritratto di Formiche.net) e il ministro degli Interni e principe erede Muhammad bin Nayef, nipote del re.

Emiri, sultani e sovrani interverranno al vertice per esprimere l’impegno a garantire la prosperità e il benessere dei popoli del Golfo, con discorsi rivolti specialmente ai giovani, ai quali è dedicato uno specifico programma.

INTERVENTO NELLO YEMEN

Il vertice si svolge in un momento in cui una coalizione guidata dall’Arabia saudita sunnita è alle prese con una crisi fiscale e politica, con una strategia tesa a tenere basso il prezzo del petrolio e con una lotta contro i ribelli sciiti Houthi nello Yemen, vicini all’Iran. In contemporanea al summit di Riad si svolge, in parallelo, un incontro dell’opposizione siriana, con diverse fazioni che cercano di unirsi contro il regime di Bashar al-Assad.

Diversi analisti sostengono che l’agenda del vertice sarà dominata dalla campagna militare a Sana’a, mentre la prossima conferenza prevista per il 2016 a Manama, sarà dedicata invece al destino di Damasco.

CONTRO IL TERRORISMO

In un comunicato, il Consiglio di Cooperazione del Golfo ha detto di appoggiare una soluzione politica per il conflitto siriano, “che garantisca l’unità del territorio e l’indipendenza”. Inoltre, nella nota, l’organizzazione ha condannato l’estremismo musulmano, che va combattuto “con qualsiasi mezzo. Il terrorismo non ha religione e la nostra religione, l’Islam, lo condanna”. Confermato anche “sostegno illimitato” alla causa palestinese e al diritto a uno Stato indipendente, dopo le “continue aggressioni” di Israele.



×

Iscriviti alla newsletter