“Abbiamo tutti i motivi di pensare che c’è garanzia totale nei confronti di tutti i pellegrini che verranno a Roma, ma che ovviamente è necessaria la debita vigilanza, come in ogni parte del mondo: anche negli Stati Uniti apriranno la porta santa e anche negli Stati Uniti sono sicuro che ci saranno le debite tutele. Non vedo perché si debba drammatizzare oltre misura il fatto di Roma”. Le parole di mons. Rino Fisichella, responsabile vaticano per il giubileo della misericordia che si apre martedì prossimo a piazza San Pietro, otto ottobre, non sono solo un auspicio per scacciare presagi e timori. Nessuno, in Vaticano, sottovaluta i timori per la sicurezza.
Le minacce in rete degli jihadisti, già mesi fa, hanno indotto gli apparati di sicurezza, italiani e vaticani, ad alzare l’allerta, gli attentati di Parigi del 13 novembre hanno aumentato l’attenzione attorno a un luogo simbolo della cristianità, San Pietro, a uno degli uomini più popolari del mondo, il Papa, e alle decine di migliaia di pellegrini che giungeranno in Vaticano per l’anno santo (otto dicembre 2015-20 novembre 2016). Ma la preparazione all’evento è stata massima, la collaborazione tra corpi della sicurezza rodata, e, senza prendere sottogamba neanche uno dei falsi allarmi di questi giorni, gli “angeli custodi” che vigileranno su piazza San Pietro e dintorni – a partire da gendarmi vaticani, guardie svizzere, carabinieri e poliziotti – sono determinati ad assicurare uno svolgimento sicuro del Giubileo.
IL RUOLO DI GIANI E GRAF
I gendarmi vaticani sono guidati dal comandante Domenico Giani, le guardie svizzere guidate dal comandante Christoph Graf. “Escludere a priori la minaccia sarebbe da incoscienti”, ha detto di recente Giani, aretino, capo della gendarmeria ormai da molti anni, in una rara intervista concessa a Tv2000 dopo gli attentati di Parigi e prima del recente viaggio in Africa (25-30 novembre). “Semplici sì ma incoscienti no. La minaccia in generale dobbiamo dire che esiste ma come è stato detto, non solo da me ma anche da altre persone in Italia, non siamo a conoscenza di minacce specifiche nei confronti del Santo Padre. Questo non vuol dire che non possano esistere. Devo dire – ha continuato Giani – che questo grande lavoro, l`attenzione che viene messa e il fatto che anche la gente si sia abituata ai controlli nell’interesse generale di tutti certamente comporta un diverso approccio. Era già stato previsto che durante il Giubileo si sarebbero dovuti fare, nel nostro stile, dei controlli in maniera molto seria e dinamica in modo da rassicurare le persone. Un lavoro destinato a far vivere con serenità e fiducia il desiderio della gente e dei pellegrini di venire a San Pietro e nelle altre basiliche romane”. I gendarmi, circa 150, vigilano sulla sicurezza del Papa in Vaticano, quando si muove in Italia, quando va all’estero. Sono responsabili di piazza San Pietro quando è presente il Papa, mentre, quando è assente, il colonnato beniniano è sotto la sorveglianza della Polizia italiana. Alla gendarmeria è affidato anche un lavoro di intelligence.
I PIANI DEL VATICANO
Sono responsabili di piazza San Pietro quando è presente il Papa, mentre, quando è assente, il colonnato beniniano è sotto la sorveglianza della Polizia italiana. Alla gendarmeria è affidato anche un lavoro di intelligence. Curano la sicurezza dello Stato pontificio anche per quanto riguarda la criminalità: sono i gendarmi ad aver arrestato, di recente, i responsabili della fuga di documenti riservati vaticani (vatileaks), in una cella della loro caserma pernotta il monsignore spagnolo Lucio Angel Vallejo Balda, in queste settimane sotto processo al tribunale vaticano. Le Guardie svizzere, poco più di cento, si occupano a loro volta della vigilanza, della sicurezza e della protezione del Papa all’interno del Palazzo Apostolico e affiancano i gendarmi durante i suoi viaggi. Vestiti con tradizionale abito rinascimentale, svolgono che servizi d’onore durante le udienze e i ricevimenti. Papa Francesco ha subito stretto un rapporto cordiale con gli svizzeri, sconvolgendo un po’ il protocollo, portando cappuccino e cornetto la prima notte da Pontefice alla giovane guardia rimasta in piedi tutta la notte a vigilare davanti alla sua porta o stringendo le mani dei piantoni davanti ai portoni degli ambienti dove si trova. Due svizzeri, corpo nato con il sacco di Roma del 1527, stazionano davanti a ogni ingresso dello Stato vaticano. Sia Graph che Giani godono della fiducia piena del Papa. Il comandante della Guardia svizzera è stato nominato proprio da Bergoglio, in sostituzione del più autoritario Daniel Anrig. Giani è l’ombra del Papa ad ogni uscita pubblica. Ha preceduto Francesco in Repubblica centrafricana per assicurarsi che la tappa più pericolosa della trasferta africana si svolgesse senza problemi. E, come ha scritto l’Osservatore romano, il viaggio è terminato “senza problemi”, “grazie anche al lavoro discreto della Gendarmeria e della Guardia Svizzera, svolto sia durante la preparazione, sia durante lo svolgimento della visita”.
LE RASSICURAZIONI DI ALFANO
Il Viminale, guidato dal ministro Angelino Alfano, non ha nascosto l’allerta per il terrorismo di natura jihadista, anche in Vaticano, senza mai cedere in inutile allarmismi. Roma ha puntato sul massimo coordinamento. L`ultima udienza generale del mercoledì mattina è stata l’occasione per testare la Sala Gestione del Giubileo. Si tratta di una sala operativa per collegare tutti i dati, avere un`idea complessiva della città e integrare la comunicazione tra le centrali operative delle forze di polizia, la polizia locale, i vigili del fuoco e le aziende municipalizzate attraverso videoconferenze e via radio (sistema Tetra). La sala, che si trova nella sede della Sala Sistema Roma, al quartiere Ostiense, è stata presentata dal prefetto di Roma Franco Gabrielli e dal commissario della capitale Francesco Paolo Tronca. La presentazione alla stampa di questa cabina di regia è stata l’occasione per fare il punto sulla sicurezza. “Il rischio legato al terrorismo non sarà mai zero ma noi lavoriamo per essere all’altezza della legittima richiesta di sicurezza dei cittadini”, ha detto Gabrielli.
I PIANI DI GABRIELLI E D’ANGELO
“I cittadini, i turisti e i pellegrini siano e debbano essere nelle condizioni di venire serenamente e tranquillamente a Roma. E non perché non siamo in una situazione di rischio ma perché la minaccia che incombe è assolutamente indiscriminata. Un atteggiamento quindi preventivo non ha senso di esistere”, ha detto il prefetto. “A mio figlio, che mi chiedeva come comportarsi (dopo gli attentati Parigi), ho risposto di continuare a vivere la vita che viveva». L`otto dicembre, in particolare, «non ci attendiamo una situazione di flussi eccezionali: abbiamo classificato l`evento, infatti, a livello 2 di safety e a livello 4 di security”. Il giubileo voluto da Papa Francesco, ad ogni modo, vede rafforzata, rispetto agli anni santi del passato, le celebrazioni nelle Chiese locali, senza dunque la necessità per tutti i pellegrini di venire a Roma. Il questore di Roma Nicolò D’Angelo ha presentato, nelle scorse settimane, quello che ha definito il dispositivo di sicurezza per il Giubileo ai tempi dell’Isis, sottolineando che, dallo scorso 23 novembre, è entrato in funzione un dispositivo che impegna oltre 2.000 donne e uomini delle forze dell’ordine. Quanto all’arrivo «non ancora quantificato» di pellegrini, “non ci aspettiamo grandi numeri”, ha detto.
LA POLIZIOTTA DEL PAPA
Pattuglie, videosorveglianza e agenti in borghese, transenne lungo via della Conciliazione, varchi con il metal detector per entrare in piazza San Pietro. In Vaticano è il momento delle prove generali della sicurezza per l`avvio del Giubileo della misericordia, martedì otto dicembre. In zona vaticano sono presenti, dagli attentati di Parigi, i militari dell’esercito. Una camionetta, ad esempio, staziona vicino all’ingresso vaticano del Petriano, davanti il palazzo della congregazione per la Dottrina della fede. In piazza Pio XI, antistante piazza San Pietro, poi, oltre agli agenti della polizia municipale, sono presenti 24 ore al giorno svariate pattuglie di carabinieri e polizia. Svolge un ruolo centrale, nella gestione dell`ordine pubblic1o della zona, l’ispettorato di Pubblica sicurezza «Vaticano», in particolare, con sede a via del Mascherino, si è preparato da tempo al Giubileo. A guidare l’Ufficio, da otto mesi, è una donna, Maria Rosaria Maiorino, amalfitana. “Una dirigente di non molte parole”, la descrive l`ultimo numero di Polizia moderna, organo ufficiale della Polizia italiana, “considerata dentro la Polizia di Stato una specie di record-woman”: trentasei anni di servizio discreto e determinato, prima la lunga esperienza sul campo nella squadra mobile di Cagliari, poi alla testa delle questure di Grosseto, Foggia e Palermo.
CHI SORVEGLIA BERGOGLIO
Alla consueta udienza per gli auguri di inizio anno, a gennaio scorso, è stata lei a rivolgere il saluto introduttivo al Papa, assicurando la “leale condivisione delle scelte operative” con la Gendarmeria vaticana, il rispetto per il desiderio del Papa argentino di “concedersi senza riserve ai fedeli” e garantendo il desiderio dei poliziotti italiani di essere “servitori in sintonia con lo stile di un Pontefice del quale anche noi siamo perdutamente innamorati”. Come spiega Polizia moderna, “l’Ispettorato Vaticano è sempre stato considerato uno degli uffici di eccellenza della Polizia di Stato”. Il vertice della squadra è composta da un vice di Maiorino, il primo dirigente Giancarlo Sant’Elia, proveniente dalla questura di Roma, dai vicequestori aggiunti Enrico Bastrentaz e Mario Sica (il primo incaricato degli Affari generali, il secondo dell`Immigrazione e dei servizi di piazza), e dal commissario capo Lara Cianciulli, responsabile dell`attività di polizia giudiziaria e della parte tecnico-logistica. Nella sede dell`Ispettorato, ma indipendente da esso, lavora il prefetto Gianfelice Bellesini, ufficiale di collegamento tra il Governo italiano e le autorità vaticane.
COSA FA L’ISPETTORATO
Tra le competenze dell’Ispettorato, la sicurezza del Papa quando esce dai confini del suo Stato, ma restando in Italia e – fondamentale per il Giubileo – la vigilanza su piazza San Pietro, in base a una regola abbastanza singolare: quando il Papa si trova nella piazza, la tutela spetta alla Gendarmeria vaticana, mentre quando non c’è spetta alla Polizia di Stato. Il periodico della Polizia italiana dettaglia alcuni punti del piano per la sicurezza del Giubileo, già previsti da tempo e rafforzati dopo gli attentati di Parigi. Il numero dei varchi di sicurezza è stato incrementato ulteriormente e adeguato alle accresciute esigenze. Controlli (e file) diversi per i pellegrini che desiderano visitare San Pietro e quelli che invece vogliono passare sotto la Porta Santa. Oltre alle linee dedicate ai controlli con il Rapiscan, analogo a quello in uso negli aeroporti, sono in uso parecchi metal detector portatili, per eseguire verifiche su borse e zaini in piazza San Pietro o nelle zone adiacenti. Potenziata e ammodernata la strumentazione.
LE MOSSE DELLA POLIZIA
Installate altre telecamere per la videosorveglianza, «cosicché neppure un metro quadrato delle zone a rischio resterà privo di copertura», scrive Polizia moderna. Aumentato il numero di agenti che opereranno in borghese, mescolandosi a turisti e pellegrini, una squadra rafforzata per svolgere discretamente, e senza turbare i riti religiosi, un lavoro che si potrebbe definire di intelligence, ossia raccolta di informazioni e vigilanza sul campo.
LE PAROLE DI PADRE LOMBARDI
La linea del Vaticano sull’anno santo è stata sempre molto chiara: “Non è proprio tempo di rinunciare al Giubileo o di averne paura. Ne abbiamo più bisogno che mai”, ha commentato il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, il giorno dopo gli attentati di Parigi. “Naturalmente bisogna essere prudenti e non irresponsabili, prendere le precauzioni che siano ragionevoli. Ma dobbiamo continuare a vivere costruendo pace e fiducia reciproca”, aveva precisato il gesuita. “Questi omicidi posseduti da un odio insensato si chiamano terroristi proprio perché vogliono diffondere il terrore. Se noi ci lasciamo spaventare, hanno già raggiunto un loro primo obiettivo. E` una ragione di più per resistere con decisione e con coraggio alla tentazione della paura”. Il Papa in persona è bene informato della situazione. Non sottovaluta i pericoli, non vuole esporre i fedeli ai rischi. Francesco è il Pontefice che, subito dopo gli attentati a Charile Hebdo, a gennaio, ha dichiarato: se qualcuno “dice una parolaccia contro la mia mamma” si aspetti “un pugno”, perché “non si può provocare, insultare, ridicolizzare la fede degli altri”.