Uno dei motivi per cui mi piace il Natale è che si festeggia una nascita. Non un compleanno, ma proprio l’avvio di una nuova vita. È un segno di speranza e una grande ricchezza per ogni famiglia quando un nuovo bimbo ne sconvolge ritmi e abitudini.
I bambini portano allegria, gioia, voglia di vivere. Sono una cura alla malattia della quotidianità. Chiedendo amore ci aiutano a darlo. Costringendoci a rivedere buona parte delle nostre priorità ci ricordano che possiamo dare alle nostre vite tanti significati diversi.
Ci sono due caratteristiche dei bambini che voglio condividere con voi. La prima è la semplicità. Un grande dono, che purtroppo cerchiamo di gettare alle ortiche per tutto il resto della vita. Noi siamo ormai in crisi da assenza di semplicità. Ci siamo dotati di regole complesse e di ragionamenti artificiosi che minano alla base i nostri valori e ci lasciano vuoti e in balia di un sistema sempre più malato. I decisori politici parlano di semplificazione, ma ogni anno si scrivono provvedimenti più complicati, inutili e dannosi. Una palude in cui sguazzano i malfattori, i corrotti e l’iniquità; in cui chi fa piccoli errori è punito con rigore, e chi ruba e uccide sfugge ai controlli, troppo mirati a verificare l’inessenziale lasciando da parte la sostanza. Per vivere bene servono poche regole semplici: quelle che la nostra tradizione (cattolica, ma anche laica) conosceva bene. Perciò auguro a tutti di ritrovare la via della semplicità, perché ne abbiamo un grande bisogno.
La seconda caratteristica è la capacità di vivere il presente. Qualcuno si preoccupa dell’Isis, quando ogni giorno c’è chi perde la vita per incidenti o malattie, chi viene a sapere di avere mali incurabili, chi perde i propri cari. Stiamo tutti come d’autunno sugli alberi le foglie, non solo i compagni di trincea di Ungaretti, quindi preoccuparsi è inutile. Meglio danzare al vento finché si vola. E i bambini in questo sono davvero grandi: anche nelle malattie più tremende vivono il presente. Noi ci affanniamo e aggiungiamo la preoccupazione di ciò che potrebbe esserci, loro ci ricordano che conta ciò che è. Il secondo augurio è dunque quello di vivere con maggiore serenità e gioia, e con il giusto tocco di umorismo e allegria.
Curiamo e godiamoci i nostri bambini, allora, e non scordiamoci che meritano un Pianeta sano e pulito e l’incontro con la natura. L’accordo di Parigi ha bisogno di ciascuno di noi per diventare realtà. Ha bisogno di tanti bambini che non avrebbero nessun problema ad adottare i principi dell’economia circolare, dell’uso efficiente delle risorse e della riduzione di tutto ciò che sporca e fa male. Basterebbe lasciarglielo fare…