L’Egitto è in corsa per rafforzare il suo sviluppo economico e sociale e per giocare un ruolo sempre più cruciale per gli equilibri del Mediterraneo. In occasione della conferenza per il Mediterraneo del 2015 organizzata dal Mae e dall’Ispi, Formiche.net ha incontrato il ministro degli Investimenti egiziano Ashraf Salman.
Ministro, il Mediterreno ci pone davanti una serie di sfide sia in termini economici che di sicurezza, cosa può essere fatto per assicurare prosperità e sicurezza nell’area?
Si è parlato molto della necessità di delineare un piano integrato di sviluppo nella parte nord orientale dell’Africa e di una maggiore attenzione da parte dell’economia globale verso questa specifica area in modo da restaurare fiducia, pace e sicurezza. Questo per quanto riguarda la sicurezza; se parliamo invece di economia penso che i Paesi debbano cercare di promuovere una crescita economica inclusiva.
Cosa significa questo dal punto di vista dell’Egitto?
Dal 2014 abbiamo messo in campo un programma di inversione che si sviluppa su una serie di pilastri. Il primo riguarda un aggiustamento strutturale per il consolidamento fiscale; il secondo è legato alle riforme legislative e il terzo prevede piani di investimento per attrarre IDE. Abbiamo iniziato questo programma nel 2014 quando avevamo una crescita del Pil del 2%, un deficit sul Pil di circa il 15.5% e un livello di disoccupazione del 13.6%. I risultati ci dicono che abbiamo fatto la mossa giusta: il livello di disoccupazione è sceso al 12.6%, il deficit è dell’11.5% e nell’anno fiscale 2014-2015 la crescita del Pil ha raggiunto il 4.2%.
A che punto è l’implementazione dell’Investment Law approvata qualche mese fa?
La legge è stata approvata a marzo 2015 e la regolamentazione esecutiva è stata fatta il 7 luglio. Abbiamo iniziato a implementare una serie di aspetti della legge molto importanti. Innanzitutto il Comitato di risoluzione delle controversie è ora imposto per legge ed è stato attivato. Ciò significa che per la soluzione di controversie il decreto potrà essere emesso in 15 giorni e non ci saranno lunghe file di attesa. In secondo luogo è stato previsto il cosiddetto one-stop shop, una politica che affronta due aspetti: la registrazione e la concessione di licenze e permessi. Per quanto riguarda la registrazione di un’azienda, ora è possibile farlo in 72 ore; inoltre è stato introdotta una corsia preferenziale per registrare legalmente e commercialmente un’azienda in sole due ore. Entro la fine del 2016 la politica del one-stop shop sarà pienamente implementata. Abbiamo anche iniziato a introdurre una serie di incentivi per le aree al confine e quelle che necessitano di maggiore sviluppo. Entro la fine del 2016 credo che tutte le direttive saranno state attuate.
Quando si parla di grandi progetti infrastrutturali che l’Egitto sta realizzando e prevede di realizzare, quali sono le opportunità per l’Italia?
Parlando dell’Italia, parliamo del partner europeo numero uno. Da parte nostra c’è una grande attenzione nei confronti delle compagnie italiane per una serie di ragioni: trasferimenti di tecnologia e know how di industrie e Pmi, presenza di grandi investitori e comprensione culturale. Gli Ide dell’Italia nel nostro Paese ammontano a sei miliardi di dollari. Senza dimenticare i grandi investimenti che vengono da multinazionali come Eni che con la concessione per le nuove esplorazioni di gas prevedono un investimento di circa 12 miliardi di dollari nei prossimi tre anni.
Quali sono i settori di maggiore interesse per l’investitore italiano?
Tra gli altri il settore delle infrastrutture, l’oil&gas e il settore elettrico, con riferimento alle centrali elettriche e alle rinnovabili, settore finanziario, commercio al dettaglio.
L’Egitto ha previsto di investire molto nel settore energetico. Come pensate di sfruttare queste risorse e cosa si sta facendo per le energie rinnovabili?
Innanzitutto vorrei chiarire una cosa riguardo le centrali elettriche e la fornitura di energia. Come detto all’inizio, vogliamo creare un buon ambiente per gli investimenti e non possiamo fare questo senza assicurare una potenza elettrica ai nuovi investitori. Questo spiega perché il settore energetico è considerato la priorità numero uno nel piano di investimenti del 2013-14. Abbiamo investito circa 2,5 miliardi di dollari per il risparmio energetico, abbiamo introdotto il nuovo programma di feed-in tariff, offerto 4.500 MW di elettricità (2.500 dal solare, 2.000 da eolico) e abbiamo introdotto centrali a carbone che soddisfano i requisiti dell’Agenzia per la protezione ambientale. Entro il 2023 programmiamo di raggiungere un mix energetico con il 60% di energia termica, 20% dalle centrali a carbone e 20% di energie rinnovabili. Questi investimenti garantiranno un ritorno sotto forma di IDE.
L’Egitto ha recentemente siglato un accordo con la Russia per la costruzione di una centrale nucleare. Dove sarà costruita e quanta energia garantirà?
In questo caso parliamo di circa 4.500 MW generati da strutture altamente sicure localizzate nella costa nord del Paese. Si tratta di un progetto a lungo termine per la cui realizzazione ci vorranno almeno 7/10 anni.
Riguardo al tema della sicurezza, crede che terrorismo e il rischio di rivolte sociali possa ostacolare gli investimenti?
Fino a qualche tempo fa quando mi ponevano questa domanda c’era una reale questione da affrontare. Ora il tema di cui mi chiede riguarda questioni globali e non interne del Paese. L’Egitto ha elevato il suo livello di sicurezza al 95% ristabilendo il livello antecedente alla rivoluzione. Questo è il motivo per cui nel 2014/15 gli IDE sono cresciuti, raggiungendo i 6,5 miliardi di dollari, rispetto ai 4 miliardi dell’anno precedente. Tutti coloro che vengono in Egitto per investire iniziano a rendersi conto del clima che è stato introdotto dal nuovo regime ed è per questo che decidono di portare a termine gli investimenti.
Che importanza ha il canale di Suez per la creazione di un hub mediterraneo?
In questo senso il canale di Suez può giocare un ruolo vitale; è al centro del mondo e connette vari continenti. Non mi riferisco solo alla costruzione del nuovo corridoio, ma parliamo anche di tutto l’indotto che si sviluppa intorno al canale: 40 milioni di metri di area industriale, 200 milioni i metri di area industriale che si sviluppa alle spalle di Sokhna, 6 porti con relative aree destinate alla logistica, aree di intrattenimento e turistiche, terreni agricoli. Possiamo quindi giocare un ruolo centrale nella creazione di un hub mediterraneo che colleghi i vari continenti.
E per quanto riguarda gli accordi commerciali?
Attualmente abbiamo accordi commerciali con Paesi africani, europei e latinoamericani. Siamo in una situazione per cui chi produce in Egitto ha accesso a un bacino di consumatori in tutto il mondo di circa 1,6 miliardi di persone. Siamo aperti anche alla realizzazione di nuovi accordi, sempre ragionando in termini di fattibilità per l’Egitto e di relazione win-win.
A marzo a Sharm el Sheik si è tenuta un’importante Conferenza per lo sviluppo economico dell’Egitto. La volontà del presidente al-Sisi è quella di ripeterla ogni anno. Sarà così?
Stiamo vagliando l’opportunità di ripetere la conferenza a maggio, magari associandola ad altri forum economici. Ma in ogni caso la conferenza ci sarà nel 2016.
A febbraio il ministro Federica Guidi condurrà una missione in Egitto cui farà seguito un summit bilaterale a marzo. Cosa vi aspettate da questi incontri?
L’ambasciata di Roma sta lavorando molto per preparare la visita del ministro Federica Guidi e abbiamo già iniziato a confrontarci con l’ambasciata per far si che l’incontro sia fruttuoso e dedicato a progetti specifici. Ci sono opportunità per le aziende pubbliche di stabilire joint venture con aziende italiane. Credo che la visita sarà molto importante e di altissimo livello e permetterà all’Egitto di avere un contatto con nuove realtà imprenditoriali e aziendali. Stiamo lavorando per offrire ai potenziali partner opportunità specifiche. La visita di febbraio sarà fondamentale in vista dell’incontro di marzo tra i presidenti Matteo Renzi e Abd al-Fattah al-Sisi. Tutte occasioni che confermano il forte legame di investimenti e relazioni reciproche tra Roma e Il Cairo.