L’Italia ha chiesto che si apra un “dibattito politico” sulle sanzioni economiche dell’Unione europea alla Russia, in scadenza il 31 dicembre prossimo. Roma, sostengono fonti diplomatiche all’agenzia Ansa, non avrebbe infatti approvato la proposta di rinnovo “automatico” per sei mesi, chiedendo alla presidenza di turno lussemburghese che il tema fosse affrontato tra i 28 ambasciatori.
Se le indiscrezioni di stampa fossero confermate (la Farnesina non ha smentito l’Ansa), la decisione porrebbe Palazzo Chigi in una situazione di sostanziale isolamento, provocando malumori negli Stati Uniti, tra i più fermi nel condannare l’aggressività di Mosca nei confronti di Kiev. Come non bastasse, tutto ciò avverrebbe a pochi giorni dalla conferenza di domenica sulla Libia, organizzata da Roma e Washington proprio nella capitale italiana.
La posizione italiana avrebbe anche il grande difetto di non essere in linea con quella della stragrande maggioranza dei partner del Vecchio Continente. Né quella di Angela Merkel, definita dal Time “cancelliera del mondo libero” e sempre più orientata a non tollerare ulteriormente le intemperanze del Cremlino, né tantomeno quella dei Paesi dell’Est impauriti dall’Orso russo, che ostacolerebbero in tutti i modi un disimpegno europeo nei confronti delle sanzioni. Non a caso il presidente polacco dell’Ue, Donald Tusk, come raccontato da Formiche.net, ha detto oggi in una riunione con i deputati del Ppe che “le sanzioni verso la Russia rimarranno fino a quando non verrà rispettato l’ accordo di Minsk”.
La posizione filo Putin dell’Italia potrebbe trovare concorde forse solo la Francia, alleata della Russia in Siria e Iraq, ma rimasta sinora silente rispetto a una riduzione delle misure economiche contro Mosca.
L’attivismo russo è lampante in Ucraina, ma lo è anche sul territorio di Damasco, dove i bombardamenti ordinati dal Cremlino sembrano molto più orientati a difendere la posizione del dittatore Bashar al-Assad che non a contenere l’azione dei drappi neri dello Stato Islamico. Senza contare che, proprio nelle scorse ore, la Russia ha confermato di aver usato un sottomarino schierato nel Mediterraneo, non lontanissimo dalle nostre coste, per far partire missili da crociera.
Ma l’effetto peggiore di questa scelta, in controtendenza rispetto ai partner occidentali, ricadrebbe proprio su Palazzo Chigi.