E’ una “lupa” più intima e poetica la donna che esce fuori dall’ultima interpretazione teatrale della bravissima Lina Sastri. Lo spettacolo “La Lupa”, in scena da metà novembre in tutti i principali teatri italiani, è diretto abilmente da Guglielmo Ferro e adattato da Micaela Miano riprendendo la tragedia lirica scritta da Verga e De Roberto dopo la stesura del racconto omonimo. Anche il linguaggio è quindi più lirico, meno duro di quello della novella di “Vita dei Campi”. Lina Sastri nel ruolo di Gnà Pina, Giuseppe Zeno, il protagonista del Paradiso delle Signore, interprete di Nanni Lasca e gli altri sette attori, costituiscono un cast d’eccezione in grado di restituire al pubblico il clima verghiano di fine ottocento.
Gnà Pina, soprannominata la lupa per il suo essere mangiatrice diabolica di uomini, si innamora del bracciante Nanni Lasca e per stargli vicino decide di dargli in moglie sua figlia Maricchia insieme a tutta la “roba” che possiede. La passione per Nanni e la sofferenza nel vederlo sposato con la figlia la portano al limite della follia fino a quando Nanni deciderà di ucciderla per liberarsi in modo definitivo della sua ossessionante presenza. Degna di lode anche l’interpretazione di Eleonora Tiberia nel ruolo della figlia vittima di una madre tanto scellerata. La scenografia è essenziale: un campo di grano, qualche sedia e il sole e la luna per scandire i ritmi della giornata e differenziare il giorno dalla notte.
La lupa è la carnefice ma anche la vittima sacrificale, come nella tragedia greca, di una società arcaica dove vige l’ordine precostituito e dove essere una donna libera e passionale è un elemento negativo perché va contro la morale collettiva.
L’uomo in Verga è come l’ostrica (teoria dell’ostrica): vive bene solo attaccato allo scoglio e cioè alle sue tradizioni e abitudini e, soprattutto, seguendo il suo destino. Chi lascia lo scoglio e va contro il proprio destino, come faranno in seguito I Malavoglia e Mastro Don Gesualdo, viene punito.
Eros e thanatos, libertà e destino, individuo e società, sono tematiche che si intrecciano nella storia e fanno di questa figura femminile simbolicamente vestita sempre di nero e rosso, a differenza della figlia, sempre in bianco, una eroina moderna, conflittuale e contradditoria per sé stessa e per gli altri.