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La Terapia d’urto di Bergoglio per la Curia Romana e i consacrati

Ecclesia semper reformanda” è il tema conduttore del discorso pronunciato lunedì 21 dicembre 2015 da Papa Francesco nel corso del consueto incontro per lo scambio degli auguri di Natale con i Cardinali e i Superiori della Curia Romana. Perché la necessità di una “riforma permanente”? Quale è oggi il ruolo della Curia? Quali sono le proposte di Bergoglio?

Il 2015 è stato senza dubbio un anno molto difficile per la Chiesa, segnato da diversi scandali, dalle vicende dei carmelitani scalzi a Roma al coming out del teologo Charamsa, dall’ex arcivescovo Wesolowski accusato di pedofilia ai fatti del nuovo Vatileaks.

Il Santo Padre durante l’udienza ha dichiarato di avere preso “decisivi provvedimenti” e di portare avanti una “riforma permanente” della Chiesta con grande determinazione. Cionondimeno ha sottolineato che “sarebbe grande ingiustizia non esprimere una sentita gratitudine e un doveroso incoraggiamento a tutte le persone sane e oneste che lavorano con dedizione, devozione, fedeltà e professionalità, offrendo alla Chiesa e al Successore di Pietro il conforto della loro solidarietà e obbedienza, nonché delle generose preghiere”.

Spesso, secondo Bergoglio, gli errori possono essere un’occasione di crescita e un’opportunità “per tornare all’essenziale, che significa fare i conti con la consapevolezza che abbiamo di noi stessi, di Dio, del prossimo, del sensus Ecclesiae e del sensus fidei”.

In sintesi vale sempre il proverbio per cui “non si può fare di tutta l’erba un fascio”. Ci sono da una parte la volontà di continuare lo spirito riformatore della Chiesa iniziato nel 1975 con il Consilio Vaticano II e dall’altra il forte richiamo a “tornare all’essenziale”, nello spirito cristiano della Chiesa dei Padri Apostolici.

A tale Proposito il Papa presenta alla Curia un “catalogo delle virtù necessarie”, una sorta di vademecum per tutti i consacrati. L’elenco delle 12 virtù (numero simbolico molto importante nella Bibbia, 12 sono gli Apostoli, 12 le tribù di Israele, ecc.) è un acrostico della parola “Misericordia” tema-guida dell’anno santo straordinario.

Le virtù poi da 12 diventano 24 perché sono a coppie di due:

1) Missionarietà e pastoralità; sono le qualità principali del buon sacerdote perché la fede è un dono ma deve essere comunicata e diffusa seguendo l’esempio del Buon Pastore che cura le sue pecorelle;

2) Idoneità e sagacia; sono la professionalità e la prontezza nell’operare con un monito preciso contro le raccomandazioni e le tangentI,

3) Spiritualità e umanità; caratteristiche dell’essere umano in contrapposizione alle macchine e ai robot che non sentono e non si commuovono;

4) Esemplarità e fede; il sacerdote deve essere di esempio evitando gli scandali ed essere fedele alla propria vocazione;

5) Razionalità e amabilità; ragione e sentimento sono doti necessarie per l’equilibrio della persona;

6) Innocuità e determinazione; sono la capacità di essere cauti e decisi contemporaneamente;

7) Carità e verità; due virtù importantissime della vita cristiana;

8) Onestà e maturità;

9) Rispettosità e umiltà;

10) Doviziosità e attenzione; doviziosità è un neologismo coniato da Bergoglio che implica lo stato di apertura al mondo e l’attenzione al diverso da me;

11) Impavidità e prontezza;

12) Affidabilità e sobrietà; essere persone serie ed attendibili e ricercare uno stile di vita sobrio ed essenziale

 

 

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