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L’albero di stanze (Marsilio): Le geografie luminose di Giuseppe Lupo

Giuseppe Lupo possiede un dono: quello di giungere direttamente al cuore del lettore, evocando con enorme sensibilità scene di vita quotidiana e altre tratte da una autentica capacità  creativa. Ho letto molte recensioni e le ho trovate tutte appropriate e di spessore, ma, a mio avviso, questo è un libro che non si può solo raccontare, ma “attraversare” e “incontrare”. E’ un volume bellissimo e denso di quella piacevole avventura d’autore, quella che arriva proprio al momento giusto quando dalla nebbia si vede trapelare il sole e allora si è felici di una buona giornata. Pagine da accarezzare che come fuochi accesi riscaldano l’animo.
Lupo è autore profondo e conoscitore della remota intimità delle persone e anche delle cose. In questo libro nessuna parola è lasciata al caso, tutto è scritto con la stessa operosità di chi cerca, pazientemente, le pagliuzze d’oro in un setaccio continuo di ricordi che diventano nuove strade da percorrere. Come se, all’improvviso, dal passato affiorino con forza inaspettata delle voci guida che debbono trasformarsi in frasi indelebili per lasciare una traccia nel percorso. E’ il libro giusto per questo momento di smarrimento sociale, è un cappotto per il freddo dei sentimenti, con una costante ricerca del linguaggio dimenticato, quello che appartiene naturalmente ad una comunità. E questo è anche, e sopratutto, un libro sul bisogno di una vera comunione territoriale che tende a quella identità da ritrovare. “…non voglio perdermi l’alba del millennio all’ombra della Tour Eiffel”; ‘l’alba del millennio’, basta questa immagine per riempirla di significati, di aspettative. Noi tutti abbiamo atteso  questa alba come un’ancora di salvezza per un mondo migliore, ma ci accorgiamo che dall’alto della Tour Eiffel oggi non si vede un bel panorama, e nemmeno il sole è così caldo come è sempre stato.
Però le albe luminose sono la nostra costante speranza e Giuseppe Lupo ci conduce in luoghi unici con le sue geografie emozionali piene di autentica poesia. Ecco perché, a chi paragona Lupo ad altri autori universali, mi verrebbe da dire che l’autore ha ormai una propria specificità che lo rende unico nel contesto letterario, poiché scrittore capace di condurre la penna e il lettore all’interno di nuove “costruzioni” narrative, proprio perché “le parole sono pietre, materie con cui innalzare la scala fino al cielo”. E Lupo ci fa salire con parole che diventano musica da ascoltare in lontananza fino a raggiungere la pura bellezza del suono, quel suono armonico che tocca le corde del cuore per ricordarci che abbiamo il dovere di provare sempre nuove emozioni.
Ecco perché è un libro da attraversare, perché pur parlando di muri, l’autore ha la capacità  di trasformarli in ponti, ponti per passare da uno stato all’altro, da un millennio all’altro o da un’emozione all’altra . “Tutto è a portata di mano, diviso da un passamano, da un soppalco, da uno spigolo. Non c’è che da scavalcare i gradini, attraversare i corridoi e non voltarsi indietro”. Un libro delicato, magico, pieno di immagini e di personaggi che si muovono tra silenzi fioriti o dentro stanze dai numeri vaganti che diventano museo di sassi. Da questi pochi elementi si comprende che siamo di fronte ad un’opera straordinaria che deve necessariamente trovare un posto di riguardo nella produzione letteraria di sempre. Ci sono pagine indimenticabili, impossibili da commentare per l’enorme luce che emerge dalle righe: una forza che arriva verso il firmamento come un albero di parole con la memoria che  fa da radice fino a raggiungere tutte le geografie del cielo, con i suoi pascoli per aspettare in silenzio il nuovo millennio che, forse, si compie ogni giorno senza che ce ne accorgiamo, perché, in fondo , il tempo dipende da “come” riusciamo a vivere,  lasciando che il “quanto” diventi una coperta piena di attimi simili alle stelle, con la speranza che siano sempre più  luminose e vicine.

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