Secondo la London School of Economics il 56% dei lavori rischia di sparire in Italia entro due decenni. Per calcolarlo sono stati incrociati dati sul mercato del lavoro europeo con gli studi sulla capacità evolutiva di macchine e robot. E secondo l’analisi l’Italia abbonda di impieghi ripetitivi e facilmente riproducibili da macchine e digitale: impiegati, operai, magazzinieri.
Proprio come in Polonia, Bulgaria e Grecia, altri Paesi a rischio occupazione nel prossimo ventennio. In Italia, tuttavia, ogni giorno nascono quattro start-up, un fenomeno che conferma la voglia di intrapresa e di autoimprenditorialità che esiste nel nostro Paese.
In che modo la scuola, e modelli didattici innovativi, possono contribuire a sostenere le aspirazioni dei giovani e a trasformare le loro attitudini in modelli vincenti di impresa?
Il tema, quanto mai attuale e affascinante, fa parte dei cavalli di battaglia di Competere.Eu ed è stato affrontato in un saggio: “Allenarsi per il Futuro, Idee e strumenti per il lavoro che verrà” (il libro ha anche il sito dedicato http://www.allenarsixfuturo.it) .
Edito da Rubbettino e scritto a quattro mani da Stefano Maria Cianciotta, fellow di Competere.EU, editorialista e opinionista economico, docente di Comunicazione di Crisi all’Università di Teramo, e da Pietro Paganini, esperto di innovazione e sviluppo economico, professore alla John Cabot University oltre che Presidente di Competere.Eu, prova a individuare, nelle cinque sezioni di cui si compone, per un totale di oltre 200 pagine, le occupazioni di domani, ma soprattutto punta ad offrire un’analisi attenta ed efficace delle radicali trasformazioni del mercato del lavoro, ipotizzando le competenze di oggi e di domani, ma che la scuola non sembra ancora aver colto, né tanto meno essere in grado di fornire.
Il testo dunque esorta ad un cambiamento forte ed impellente anche in merito ai modelli didattici e pedagogici, troppo obsoleti rispetto alle richieste stringenti del mercato.
Essere CURIOSI, essere CREATIVI ed essere INTRAPRENDENTI: sono queste le tre principali attitudini attorno alle quali deve essere strutturata l’attività di insegnamento, in un contesto nel quale il sapere è facilmente accessibile e condivisibile attraverso la rete e le tecnologie.
La scuola, insomma, deve necessariamente cambiare e diventare smart, ovverosia racchiudere in sé un mix di qualità molto più che apprezzabili: indispensabili. Devono cambiare le classi – quelle di oggi, frontali, sono obsolete – che devono aprirsi e trasformarsi in laboratori di sperimentazione e collaborazione. Anche il ruolo dell’insegnante deve essere ripensato: da tramite attraverso il quale apprendere a coordinatore a quello di guida e motivatore.
La scuola con la S maiuscola deve essere il luogo dove scoprire e provare a risolvere problemi, dove sbagliare e imparare a rialzarsi. Deve tornare a essere una palestra dove poter giocare e allenarsi. Perché è proprio lì, nella nuova scuola, che si inventano le professioni del futuro.
Allenarsi per il Futuro, proponendo la “classe intelligente” o la”classe aperta”, riesce ad andare oltre il tradizionale dibattito attorno alla riforma della scuola, incentrata sull’organizzazione del lavoro e sulla pianificazione dei programmi, che tra l’altro negli anni ha prodotto risultati molto scarsi, per offrire invece un nuovo paradigma didattico e pedagogico, capace di rimettere al centro di tutto lo studente di ogni ordine e grado. Perché una cosa è certa: la scuola non può più essere un’istituzione separata dal resto della società, ed in particolare dal mercato del lavoro, ma oggi più che mai deve essere integrata come spazio dove allenare costantemente curiosità, creatività e intraprendenza, oltre che apprendere nuove conoscenze ed esperienze. Si tratta di saper accogliere le naturali dinamiche dell’evoluzione come avviene nel gioco dove chiunque può qualificarsi e riqualificarsi in funzione delle opportunità o delle esigenze del mercato del lavoro.