Con il Masterplan per il Sud il governo punta a rilanciare il tema del Mezzogiorno nel nostro Paese, nel tentativo di scardinare le retoriche che in particolare dagli anni ’70 in poi hanno caratterizzato il tema della “Questione Meridionale”. Questo documento costituisce sicuramente obiettivo importante perchè di Mezzogiorno in Italia ormai non si parlava più. Leggendo il documento prodotto dal governo si evince subito un dato importante, e cioè l’evidente squilibrio macroeconomico del Sud verso il resto del Paese, in un contesto che dopo la fine della fase più acuta della crisi economico-finanziaria iniziata nell’estate 2007 offre comunque qualche segno di ripresa confortante come +2,1% di occupazione nel trimestre e +5,6% in termini di export.
I punti di forza del Masterplan: l’utilizzo dei Fondi Strutturali 2007-13 dei quali ben il 40% ancora da utilizzare, 56 miliardi di fondi di cui 32, 2 miliardi di fondi europei e 24 miliardi nazionali daranno l’avvio alla programmazione 2014-20 che si completa con 39 miliardi da parte del fondo coesione e investimento. Le risorse saranno disponibili fino al 2023, un input nuovo alla politica industriale, si accenna alla risposta alle crisi aziendali da parte dell’esecutivo Renzi, su quest’ultimo aspetto si riportano esempi interessanti come il caso l’Ansaldo Breda di Reggio Calabria; il documento del governo inoltre fa riferimento specifico alle imposte (Irap e Ires) come strumento per rilanciare la promozione della politica industriale, in un paese nel quale come è noto è spesso passata l’idea che la migliore politica industriale è non avere una politica industriale. In questa direzione va sicuramente ricordato che ci sono altri problemi importanti da risolvere sia dal punto di vista di accesso al credito che di gap infrastrutturali (sia materiali che immateriali) nell’intero Sud, dove però non è sempre tutto “negativo” come spesso comunemente si pensa (sbagliando) ma dove troviamo anche esempi virtuosi; il caso dell’utilizzo dei Fondi Europei per quanto riguarda la Banda ultralarga nella Regione Calabria ce lo conferma, in questo caso sono state utilizzate al meglio le risorse disponibili.
Il Masterplan nel suo insieme è articolato in 15 Patti per il Sud: otto regionali (Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna) e sette per le città Metropolitane (Napoli, Bari, Taranto, Reggio Calabria, Palermo, Catania, Cagliari). Ogni patto è strutturato in quattro capitoli ognuno dei quali tratterà questioni diverse, in particolare: piano condiviso tra Governo – Regione e città, strumenti da porre in essere, priorità di intervento e governance (è previsto il responsabile del piano nominato secondo caratteristiche non ancora esplicitate), tanto è vero che proprio nei giorni in cui scriviamo, il sottosegretario delegato a questo compito da parte del governo sta incontrando i governatori delle Regioni interessate e immediatamente dopo incontrerà i sindaci delle città metropolitane, proprio per definire le linee di intervento (almeno per quel che è dato sapere dai comunicati ufficiali).
Le risorse da destinare sono circa 112 miliardi di euro comprese le clausole di investimento della Legge di Stabilità 2016 con un effetto leva di 11 miliardi di cui sette per il Mezzogiorno, uno spazio di cinque miliardi di risorse nazionali destinate a cofinanziamento dei fondi strutturali o di investimenti supportati dal Piano Juncker. Al momento non è stato specificato al tavolo di governo la esatta ripartizione per regione e progetti, quindi l’auspicio anche in considerazione della timeline così stringente, di una equa distribuzione delle risorse, che tenga conto in primo luogo delle esigenze di ogni Regione sia dal punto di vista infrastrutturale che occupazionale. In un contesto nel quale va ricordato, si attendono piani per il rilancio delle aree portuali ed areo portuali, il risanamento e potenziamento delle linee ferroviarie ed il miglioramento della dorsale Nord – Sud per il gas, giusto per fare qualche esempio.
A nostro avviso un elemento importante è che i cosidetti patti, siano soprattutto Bottom-up e non solo come spesso è accaduto in passato Top-Down. Ed è proprio qui che si gioca la vera sfida, cioè nel saper cogliere al meglio le istanze che vengono dai territori e utilizzarle in maniera mirate per la programmazione.
In questa sede abbiamo semplicemente descritto la struttura del Masterplan, ciò che appare chiaro a chi scrive e non solo a noi ovviamente, è che non vengano assolutamente sottovalutate le potenzialità di un’area così vasta del paese, di cui spesso come ricordavamo in precedenza si dimenticano gli esempi virtuosi; vale la pena riportare anche l’esempio siciliano che ha fatto del cambiamento climatico e del conseguente riscaldamento globale (in discussione alla Cop21 di Parigi in questi giorni) il fulcro del rilancio dell’economia agro alimentare registrando l’esportazione totale al 100% di frutti esotici come l’avocado, molto richiesto dai consumatori del Nord Europa (“Sicilia Avocado”, ndr), così anche la produzione di spezie esotiche, alpaca e banane cresciuta del 200%. Oppure le potenzialità ancora inespresse al 100% del Porto di Gioia Tauro, infrastruttura strategica per l’intero paese. Gli esempi proposti dunque, fotografano una realtà dinamica e attiva pronta a rilanciarsi o a lanciarsi sarebbe bene dire, con l’augurio che non si tratti di una operazione di maquillage politico bensì di una realtà, che di fatto e nei fatti, può diventare la locomotrice della crescita del Paese intero.